Pomigliano: non abbassiamo la guardia

Autore Maurizio Zipponi

L'Italia dei Valori ha deciso di non spegnere nessun riflettore sul caso Pomigliano. C'è stato grande dibattito su quegli operai, e adesso tutti cominciano a dimenticarsene. Noi riteniamo, invece, che per essere seri bisogna insistere su un punto: su Pomigliano vanno fatti investimenti, le anomalie debbono essere cancellate, la fabbrica deve essere efficiente. E si può fare una fabbrica efficiente senza chiedere ai lavoratori di rinunciare ai diritti costituzionali. E' una sfida per il Paese e per la sua civiltà, non solo per i lavoratori di Pomigliano.
Si può lavorare senza esser schiavi? Altri Paese in Europa hanno dato già delle risposte: con l'innovazione, con gli investimenti in ricerca, si possono creare posti di lavoro che non ledono le libertà delle persone.
Per questo sollecitiamo la riapertura della trattativa, senza mettere in gioco i diritti costituzionali dei lavoratori come la libertà di sciopero o di parola.
Il ministro della disoccupazione e della precarietà Sacconi ha detto che lui si propone come mediatore sulla vicenda di Pomigliano. Sarebbe come dire che portiamo del sangue da donare alla casa di Dracula. Come ci si può fidare di uno che fino a ieri ha fatto da zerbino alla Fiat, insultando i lavoratori?
E' necessario, invece, che intervenga la Presidenza del Consiglio. Voi sapete chi è il ministro delle attività produttive e dello sviluppo economico? Silvio Berlusconi.
Ecco, Berlusconi si assuma la responsabilità di chiamare la Fiat e chiedere quanti soldi ha avuto l'azienda dallo Stato e cosa intenda fare con tutti gli stabilimenti italiani.
Qui ci si dimentica che la Fiat ha annunciato di voler chiudere anche Termini Imerese, altri 2000 lavoratori in Sicilia. E se si chiude un'attività produttiva del gente in Sicilia, sappiamo bene cosa succede in quel territorio: altri, non proprio dei signori, occupano sul piano sociale ciò che un'industria sana abbandona.
Per noi è importantissimo che sia la questione Pomigliano al centro dell'attenzione nazionale.
Alla Fiat bisognerebbe chiedere spiegazioni circa la green economy: negli Stati Uniti stanno progettando la 500 elettrica, e va benissimo. Ma in Europa e in Italia, quali sono i prodotti innovativi?
Infine, facciamo un appello a Marchionne, che s'è dimostrato un manager tra i migliori della nazione. Lui purtroppo si è fidato della casta politica, che lo ha tranquillizzato dicendogli di saper come ricattare i lavoratori per raggiungere un accordo. Invece i lavoratori di Pomigliano, che hanno una dignità, con il loro voto han detto: “fai l'investimento ma sai che non è a qualsiasi costo, perché i nostri diritti non sono in discussione”. Per questo chiediamo a Marchionne di prendere in mano la faccenda e di parlare direttamente con i sindacati che contano e con i lavoratori. Serve un accordo. E non è impossibile. Io non ho mai conosciuto un operaio che lotta per chiudere la fabbrica. Tutt'altro, ho sempre conosciuto operai che lottano per tenerla aperta. E allora credo sia necessario che Sacconi e sindacati conniventi si levino di mezzo e che Marchionne parli coi lavoratori di Pomigliano.

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