Il dissenso di Bondi e il buon senso di Fini

di Gianmario Mariniello

La discussione di ieri tra Fini e Bondi segna un nuovo punto a favore delle tesi che cerchiamo di esprimere sin dall’indomani della famosa Direzione nazionale del Pdl.
Le questioni politiche che invano Fini ha cercato di far capire a uno dei coordinatori nazionali del Pdl, non sono più ascrivibili al mero dissenso, ma sono piuttosto da far rientare nel più ampio ambito del buon senso, di quell’idem sentire che unisce la stragrande maggioranza degli italiani. Non è un caso se la credibilità e il consenso di Gianfranco Fini sono da sempre a livelli altissimi.
Derubricare tutto come “controcanto” è sbagliato e miope. Così come suona fuori tempo massimo lo spaventapasseri del “comunismo”, agitato più per fini interni che per reale preoccupazione di un pericolo che non esiste più nè in Parlamento nè nel Paese. E forse questo è l’unico vero risultato di Berlusconi – l’aver sconfitto la sinistra – come ha ricordato la tessera numero 2 di Forza Italia, Antonio Martino, qualche giorno fa.
Dire che la crisi non avrebbe investito l’Italia è stato un errore oggettivo, e sottolinearlo non significa essere catastrofisti, bensì realisti. Come Dave Cameron, non certo un compagno.
Dire che il caso Brancher ha chiaramente disorientato il nostro elettorato e tutta l’opinione pubblica, non significa dissentire. Significa adoperare il buon senso dell’uomo comune.
Dire che solo in Italia un personaggio politico sul quale pende una richiesta di arresto per fatti di camorra resta a fare il sottosegretario e il cordinatore regionale del primo partito d’Italia nella seconda regione del Paese, è buon senso non dissenso.
Sottolineare come il ddl intercettazioni non piaccia a nessuno, dal sindacato di Polizia al Procuratore nazionale Antimafia, passando per Feltri e la quasi totalità degli studiosi di diritto (tutte zecche?) è dissenso oppure è semplicemente un dato di fatto? È dissenso “comunista” o buon senso “di destra”?
Dire che la Lega abbia un peso sproporzionato rispetto al suo peso elettorale suonerebbe come una banalità in un Paese normale. Basta leggere la manovra, basta pensare all’ultimo CdM. Basterebbe utilizzare il buon senso.
L’Italia ha tanti problemi. Non affrontati in questi primi due anni di Legislatura. Far finta di non vederli non aiuta a risolverli. Abbiamo tre anni davanti: con un pizzico di buon senso si può ripartire. Solo così si può superare il dissenso. Non certo agitando il fantasma di Baffone e immaginando complotti di ogni sorta, come faceva il compagno Stalin. Tutte cose con le quali Bondi ha grande familiarità.

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