Ad un lettore che, sul Corriere della Sera del 29 giugno, scrive: ” Per l'uomo è naturale nascere, crescere, riprodursi e morire. Il celibato di preti è pertanto un comportamento contro natura. La Chiesa, in ogni occasione, auspica che tutti si comportino secondo natura, ma è lei che impone ai preti un comportamento contro natura”, risponde: “La Chiesa parla soprattutto di «diritto naturale». A me sembra che la libera scelta della castità non possa essere considerata un comportamento contro natura”. Diverse inesattezze in due righe. La Chiesa, soprattutto in tema di sessualità, parla di natura, e non solo pretende di stabilire che cosa sia contro natura e che cosa secondo natura, ma della distinzione fa anche arbitrariamente un criterio etico: secondo natura = morale; contro natura = immorale. E in base a questo criterio afferma che “la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato” ( Catechismo n. 2352); e che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati” (n. 2357). In base a questo criterio afferma che è morale astenersi dall'amplesso nei periodi fecondi, mentre è immorale ricorrere ai contraccettivi artificiali, giacché “nel primo caso i coniugi usufruiscono di una disposizione naturale; nell'altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali” (Humanae vitae, n. 16). Altra inesattezza: la libera scelta non riguarda il celibato, bensì il sacerdozio. La Chiesa “costringe” il giovane che si sente “chiamato” da Dio al sacerdozio, ad abbracciare il celibato. Infine: Gesù parla di eunuchi che nascono così “dal seno della madre” (difetto fisico contro natura?), e di eunuchi che si rendono “tali da sé per il regno dei cieli” (cf Mt 19,12).
Renato Pierri