Umberto Galimberti, su D Repubblica del 5 giugno

Umberto Galimberti, su D Repubblica del 5 giugno, ad un lettore che assume antidepressivi, e che gli comunica la sua tentazione di suicidarsi, dopo una lunga chiacchierata sulla condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo, per il quale si è “affievolita la promessa cristiana di vita eterna”, dà il seguente consiglio: «Forse l'uomo contemporaneo, che al pari di lei non crede alle parole che alla speranza alludono…alle parole che promettono, alle parole che vogliono lenire la condizione tragica dell'esistenza umana, può cominciare a riconciliarsi coi ritmi della natura, che più non conosciamo per averla noi ridotta a semplice materia prima, e resa così muta nella sua offerta: che, pur non essendo un'offerta di “senso”, è comunque un'offerta di “vita”». Così, il lettore, si concilierà con i ritmi della natura e smetterà i brutti pensieri. Io, che filosofo non sono, al lettore avrei dato un consiglio meno colto. Quello di distogliere lo sguardo da se stesso, per rivolgerlo ad altri. Credo, infatti, che spesso all'origine del suicidio, a parte ovviamente i casi in cui si è afflitti da dolori fisici insopportabili ed ineliminabili, c'è l'egocentrismo. Quando si vuole bene profondamente a qualcuno, quando si è consapevoli d'essere utili, se non indispensabili, agli altri, quando appunto il nostro sguardo non è concentrato su noi stessi, ma rivolto ad altri, allora difficilmente si pensa a lasciare questo mondo, anzi, addirittura si ha il timore di abbandonare, morendo, la persona alla quale vogliamo bene e che riteniamo abbia bisogno di noi. Se poi non si hanno persone da amare, o le persone non piacciono, ci si può sempre affezionare ad un cagnolino. Meno colto di così!

Attilio Doni

Genova

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