Il bluff della ‘green economy’

di Giorgio Prinzi

La generalità della stampa nazionale ignora le posizioni a sostegno dell’opzione nucleare e amplifica in maniera trionfalistica e ossessiva qualsiasi panzana dia l’impressione di un crescente e con successo affermarsi delle cosiddette rinnovabili. Nonostante il prevalere generalizzato e monocorde di questo atteggiamento dell’informazione nazionale, il Governo italiano sembra avere preso coscienza dell’esigenza vitale di porre un freno, sino in prospettiva annullarle, alle “generose” regalie sinora profuse ai “Signori” delle cosiddette rinnovabili, che hanno consentito a queste perniciose soluzioni di attecchire, crescere e diffondersi come un cancro nel tessuto economico nazionale. Gli effetti più gravi sul costo del megawattora nelle supereolificate Sardegna e Sicilia, che a causa della loro “insularità” e delle conseguenti limitazioni nell’interscambio con la rete elettrica nazionale ne hanno subito le conseguenze in maniera più pesante di altre Regioni, che hanno potuto scaricare sull’intera rete nazionale gli oneri delle loro scellerate scelte in materia energetica. Chi ha sbagliato dovrebbe assumersene le responsabilità e non chiedere nuove regalie per salvare Alcoa, lo stabilimento Fiat di Termini Imerese e altre aziende ad alta intensità di energia. Hanno voluto le pale? Allora non rompano le assonanti! Certo, non tutta la stampa segue pedissequamente le note di “Ansa Ambiente” (Energia), alla quale si uniformano i giornalistucoli del “copia e incolla”. Segnaliamo, per il diverso approccio critico, l’articolo di Michele Calcaterra pubblicato alle ore 8,09 del 2 giugno 2010 da “Il Sole 24 Ore” alla pagina web 080900.shtml?uuid=AYgxCGvB#continue, che bene mette in evidenza i perniciosi effetti di queste tecnologie e del troppo denaro profuso a loro sostegno. Il professor Franco Abruzzo, con il quale ci congratuliamo per la sua rielezione nel Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ha con rapidità risposto ad un nostro precedente comunicato, in cui lo chiamavamo in causa. “Cari amici, quando si votò sul referendum contro l'energia atomica, – ha scritto al Cirn il professor Franco Abruzzo – io ho votato a favore dell'energia atomica in contrasto con la linea del mio partito (Psi). Ritenevo e ritengo che la Patria di Galilei, Fermi, Amaldi e Majorana non possa voltare le spalle al progresso scientifico. Non è una scelta giuridica, ma è dettata dalla fede (si dice ancora così?) in un futuro dell'Umanità liberato dai condizionamenti arabo-russi padroni oggi delle fonti energetiche tradizionali. Cordiali Saluti”. Ringraziamo il professor Abruzzo, di cui apprezziamo le parole, anche se c’eravamo e ritorniamo a rivolgerci a lui, semmai con maggiore apertura in quanto confortati dall’inequivocabile giudizio sul nucleare, richiedendo un suo autorevole sostegno per realizzare un “Giornalismo Responsabile”, in luogo dell’attuale approccio ideologico e talebano con cui vengono trattate, in particolare, le questioni energetiche. Non è solo e soltanto questione di deontologia professionale, di completezza e correttezza dell’informazione, temi peraltro, insieme alla non commistione tra pubblicità ed informazione, assai cari alla “Voce critica dei Giornalisti italiani”, ma di responsabilità personale pura e semplice, venendo meno la quale si indirizza l’opinione pubblica verso scelte che risultano ancora più perniciose in presenza di una crisi economica, ad innescare la quale hanno non poco contribuito i perversi meccanismi introdotti a seguito del Protocollo di Kyoto, ispirato da una teoria, quella del cosiddetto “effetto serra”, datata 1824, della cui infondatezza alla luce delle moderne conoscenze ho parlato in due interviste (ottobre 2008 e febbraio 2010) consultabili alle pagine web e https://archivio.politicamentecorretto.com/index.php?news=20792. Ho affermato inesattezze? Le si contesti. Purtroppo la maggior parte dei giornalistucoli che tratta di questi argomenti è assolutamente non qualificata a farlo. Il problema è come uscirne, come promuovere un qualificato “Giornalismo Responsabile”. Citiamo anche la risposta di un esponente antinucleare, l’amico-avversario professore Gianni Mattioli. Oltre a lui ha replicato a nostri comunicati il Circolo Exalibur di Varese. Riportiamo le loro comunicazioni senza rispondere. Non ricerchiamo il contraddittorio privato: vogliamo solo rompere il generalizzato atteggiamento ideologico e talebano che caratterizza l’insieme della stampa nazionale. “Caro Prinzi, – scrive il professor Gianni Mattioli – la passione per il rilancio dei reattori ti porta a dichiarazioni ingenue e imprudenti (pensa alla malizia degli ambientalisti!). Non ti accorgi che la proposta dell'ing. Bottoni provoca il commento immediato: “Ma come, non ci avevano sempre detto che l'energia nucleare è la fonte di energia che costa meno, un vero affare per chi la produce e per chi la consuma?! Ora ci si viene a proporre obbligazioni a tasso ragionevole e garantite dallo Stato a fronte dell'ingente capitale di rischio a remunerazione differita. Ma non ti rendi conto che questo è proprio il meccanismo necessario per il nucleare e ormai rifiutato in tutto il mondo dagli investitori privati, in assenza di garanzie pubbliche? Per una tecnologia anziana di oltre mezzo secolo c'è dunque ancora necessità di incentivi e garanzie. Francamente, mi sembra un candido autogol”. “Con le scorie, che come sanno anche i sassi – replica il Circolo Excalibur di Varese – rimangono attive in tutta la loro pericolosità per millenni, come la mettiamo? Il nucleare è solo business, tanto paga lo Stato (cioè noi). Saluti”. Preveniamo qualche possibile malevola interpretazione. Non ci sottraiamo al confronto, affrontando gli avversari nella stessa tana del lupo. Insieme al professor Marino Mazzini dell’Università di Pisa, mi sono confrontato a Rispescia, il 14 agosto 2009, in un dibattito diretto dal giornalista Corradino Mineo alla Festa nazionale “denuclearizzata” di Lega Ambiente; il successivo 26 settembre 2009 a Genova (vedere pagina web con esponenti delle più qualificate Associazioni antinucleari. In entrambi i casi, la stampa era assente. E ancora, il 27 febbraio 2010 ho delineato i termini del dibattito in apertura di un confronto tra i maggiori esponenti degli opposti schieramenti, un vero derby sul tema del rilancio del nucleare. Come nei casi precedentemente citati, la stampa nazionale e locale ha ignorato la manifestazione, evidentemente più interessate alla propaganda ideologica che al confronto delle opinioni. Da segnalare inoltre che a chiederci di non inviare loro per il futuro i nostri comunicati sono stati solo e soltanto tre giornalisti, due dei quali nostri regolari mittenti di specifica informativa, uno di questi addirittura animatore di un sito ideologicamente caratterizzato, che ha giustificato la richiesta con il disturbo che le nostre opinioni recano alle sue diverse convinzioni sull’argomento. Per questi motivi, torniamo a rivolgerci al professor Franco Abruzzo, sollecitandolo a farsi tramite presso gli Organismi professionali, di cui è un prestigioso e noto esponente, per esortarli a prendere in esame questo ideologizzato generalizzato approccio della stampa, che a noi appare da autentico “voltastomaco”, comunque in aperto contrasto con la deontologia professionale della completezza e oggettività dell’informazione, di cui è notorio strenuo paladino.

Segretario generale del Cirn (Comitato italiano per il rilancio del nucleare)

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