di Elisabetta Ligori
Senatore Lauro, lei ha presentato un ddl che propone di introdurre un'aggravante all'articolo 61 del codice penale per chi commette reati, in particolare per motivi legati all'orientamento sessuale o all'identità di genere delle vittime. Perché questo provvedimento?
“Perché la cronaca di tutti i giorni dimostra come le motivazioni discriminanti di qualunque genere siano diventate un fatto sociale gravissimo. Il legislatore non può più evitare di prendere in considerazione una soluzione dal punto di vista normativo e sanzionatorio. Con il ddl non vengono introdotti nuovi reati, ma si prevede che tutti i reati che sono motivati da discriminazioni razziali, etniche, nazionali, religiose e di identità sessuale siano puniti con le aggravanti”.
In questo provvedimento c'è un capitolo particolarmente importante che riguarda il mondo del lavoro. La cronaca anche in questo caso ci porta episodi di discriminazione per motivi di identità sessuale…
“Direi che questo è l'aspetto più importante del mio disegno di legge. Infatti, oltre al mobbing e allo stalking motivati da ragioni di discriminazione sessuale, nei rapporti di lavoro spesso ci sono casi di licenziamento che dipendono in realtà dalla particolare sessualità degli individui. Questa norma raccoglie anche le indicazioni già definite nell'ambito delle pari opportunità e consente a chi viene discriminato o licenziato di essere riassunto e di ottenere diecimila euro di risarcimento per ogni giorno di ritardo dalla decisione del giudice”.
Ci sono anche delle proposte dell'opposizione su questo argomento. Lei pensa che ci possa essere una convergenza tra i diversi schieramenti politici?
“Non solo credo che una convergenza sia possibile, ma la auspico fortemente. Una iniziativa legislativa di questo genere ha carattere di civiltà giuridica. Noi dobbiamo tutelare la persona umana indipendentemente dalla razza, dalla lingua e dal sesso, come ci insegna l'articolo 3 della Costituzione”.