Brancher dimettiti. Dimissioni o sfiducia

Aldo Brancher deve dimettersi. Lo chiede Enrico Letta a nome del PD dopo che in una nota il Quirinale afferma che il neoministro per l'Attuazione del federalismo non può ricorrere al legittimo impedimento per evitare di presentarsi in tribunale: “Le parole del Quirinale sono un macigno. Solo le dimissioni del ministro Brancher possono sanare questo scandalo. Le chiediamo per il bene del Paese e per il rispetto delle istituzioni” dichiara immediatamente il vice segretario del Pd. Da pochi minuti le agenzie stanno battendo la nota del Quirinale: “In rapporto a quanto si è letto su qualche quotidiano questa mattina a proposito del ricorso dell'onorevole Aldo Brancher alla facoltà prevista per i ministri dalla legge sul legittimo impedimento si rileva che non c'è nessun nuovo ministero da organizzare in quanto l'onorevole Brancher è stato nominato semplicemente ministro senza portafoglio”. Il Colle fa riferimento alle notizie apparse questa mattina sui quotidiani che riferiscono della comunicazione dello stesso Brancher al tribunale di Milano, dove è in corso il processo Antonveneta e per il quale il ministro ha deciso di avvalersi della legge sul legittimo impedimento, così da evitare il processo a differenza della moglie, imputata ma non ancora assurta a titolare di un dicastero. Mentre lui si è valso il titolo di ministro al legittimo impedimento, come rimarcava in mattinata Filippo Penati, capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani.
Ora dimissioni, altrimenti il PD è pronto a presentare la mozione di sfiducia, come annuncia Dario Franceschini, capogruppo PD alla Camera: “Adotteremo tutte le iniziative parlamentari conseguenti d'intesa con gli altri gruppi di opposizione, compresa una possibile mozione di sfiducia comune. Intanto – sottolinea – è necessario che Berlusconi venga immediatamente in aula a spiegare le ragioni della nomina: ho scritto dunque al presidente Fini perché solleciti Berlusconi ad essere personalmente in aula mercoledì al question time che presenterò a nome del gruppo del Pd”.

E dopo le dimissioni affronti il processo Antonveneta che lo vede imputato in tribunale come rimarca Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico: “Sul legittimo impedimento per il neoministro Brancher il presidente della Repubblica pronuncia parole ineccepibili e giuste. Alle nostre obiezioni sull’inutilità, in tempi di crisi, di un nuovo ministro ci era stato risposto che si trattava di una nomina low cost, e invece il neoministro del nulla dice che non può presentarsi dai magistrati perché deve
organizzare il proprio dicastero. Motivazioni risibili, contraddittorie e inaccettabili. Non si può tollerare l’uso personale delle istituzioni, lo stravolgimento della legalità e la beffa alla Costituzione. Non c’è altro da aggiungere, il ministro si dimetta e si presenti in tribunale”.
Da Napolitano è arrivata una sconfessione sonora come rimarca il responsabile Giustizia del Pd, Andrea Orlando: “La nota del Quirinale conferma che ancora una volta il Capo dello Stato costituisce un punto di riferimento fondamentale per la corretta attuazione della Costituzione. Per questo merita un plauso e un sostegno pieno. Il neo ministro ne tragga le dovute conseguenze e lasci il bunker di un incarico vuoto e inutile. Le istituzioni non sono a disposizione dei singoli, ma sono strumenti per servire il Paese”.

Un ministero inutile a occuparsi dell’attuazione del federalismo che ha fatto litigare PDL e Lega, con un nominato che si accavalla alle competenze al centro del ministero per le Riforme di Umberto Bossi, dei Rapporti con le Regioni di Raffele Fitto dell’Attuazione del programma di Gianfranco Rotondi, di quello per la Semplificazione di Calderoli. Un vero ufficio complicazione cose semplici, che comporta il cambio delle deleghe dopo appena tre giorni dal giuramento, in mano all'uomo da sempre considerato il pontiere di Berlusconi con i leghisti.

Un ritratto del ministro più sconosciuto dagli italiani lo ha realizzato YouDem TV.

Intanto le parole che giungono dal Quirinale “sono chiare, nette ed incontrovertibili – dichiara Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama – Brancher ne tragga le conseguenze, altrimenti in Parlamento non permetteremo che un uso così disinvolto delle istituzioni e delle loro prerogative continui ad oltraggiare la democrazia italiana”.
“Questa vicenda conferma una delle critiche di incostituzionalità fatta dal Pd alla legge sul legittimo impedimento”, osserva Stefano Ceccanti, della presidenza del gruppo Pd a Palazzo Madama. “Infatti, per invocarlo è sufficiente una sorta di autocertificazione che non può essere messa in discussione dai giudici anche quando le sue motivazioni sono palesemente false – osserva – come è evidenziato dalla nota del Quirinale”.
L’ex segretario del Pd, Walter Veltroni, attacca: “Deve dimettersi. Le ragioni della sua inopinata nomina sono emerse immediatamente nella loro reale natura: Brancher è stato nominato ministro esclusivamente nel tentativo di usufruire del legittimo impedimento per sfuggire ad un processo. Il Quirinale ha reso evidente, con la sua nota, la pretestuosità delle motivazioni con le quali il neo ministro ha tentato di usare la sua carica per non rispondere ai magistrati” aggiunge Veltroni sottolineando che “il rapporto diretto tra la nomina e il tentativo di avvalersi immotivatamente del legittimo impedimento delegittima completamente il ministro Brancher”. “Le sue dimissioni mi sembrano -conclude Veltroni il minimo atto di responsabilità richiesta”.
Anche Nicola Latorre, vicepresidente del Gruppo Pd al Senato ai microfoni del Gr1 la pensa allo stesso modo: “Il ministro Brancher non ha alcuna ragione per servirsi del legittimo impedimento e per la verità non si comprendono neanche le ragioni per cui è stato nominato ministro, dunque a questo punto farebbe bene a dimettersi”. Latorre ha aggiunto che “il presidente Napolitano con il consueto equilibrio e la saggezza che lo contraddistinguono, ha interpretato nella maniera più giusta la legge e la Costituzione”.

Marco Laudonio

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