di Gianmario Mariniello
Tempo fa, Sandro Bondi ha detto di avere “un solo rammarico: essermi tanto impegnato con passione e convinzione per la nascita del Pdl per poi trovarmi nello stesso partito in cui milita Fabio Granata”.
Caro Bondi, noi invece abbiamo un rammarico ben diverso: esserci tanto impegnati con passione e convinzione per la nascita del Pdl per poi trovarci nello stesso partito in cui c’è gente che ragiona come Pietro Lunardi.
L’ex ministro delle Infrastrutture oggi ha dichiarato, in un’intervista a Repubblica, che “Diego Anemone nel 2002, o forse 2003, venne a ristrutturarmi una dependànce di 220 metri quadrati“. Nessun problema, sia chiaro. Ma Lunardi aggiunge: “Anemone era sveglio e mi doveva un favore. Voleva sdebitarsi“. Come-come-come??? Lunardi spiega: “Lo avevo aiutato (da ministro in carica…) ad acquistare i terreni della Banca di Roma su cui avrebbe edificato il futuro Salaria Sport Village”, che è un’opera abusiva, tra le altre cose. E ci sono anche le fatture, spiega Lunardi: Anemone mi “ha fatto i lavori a prezzo di costo”. In effetti, in tempi di crisi…
Non finisce qui, state attenti. A Lunardi serve una casa. E chi gliela trova (con relativo sconto del 50%)? Tale Angelo Balducci, che Lunardi avrebbe poi nominato presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici.
Caro Bondi, non venirci a dire che siamo giustizialisti. Nell’Inghilterra dell’habeas corpus, nell’America del Bill of Rights, dopo un’intervista del genere, uno come Lunardi verrebbe costretto – dal suo stesso partito – a rassegnare le dimissioni da parlamentare, ossia da rappresentante della Nazione. In nome della morale pubblica. Contro la quale non c’è garantismo che tenga.