Contributo al dibattito congressuale

di Vittorio Craxi

Dobbiamo nutrire una grande ambizione politica per restituire al Partito socialista italiano il posto che merita nella democrazia del nostro Paese. Questo è l’obiettivo principale del prossimo Congresso del Psi: un rilancio dell’iniziativa politica del Partito, sia sul piano organizzativo, sia sul piano dell’elaborazione politica. Passati nel giro di soli tre anni da una posizione parlamentare italiana ed europea a una extraparlamentare, oggi abbiamo il compito di indicare i modi e i contenuti per riorganizzare con coraggio e con passione il rilancio del nostro impegno politico, assieme all’obbligo morale di restituire alla democrazia italiana la sua più antica tradizione riqualificandone il ruolo e la funzione, sapendola sviluppare coerentemente con il quadro politico interno e internazionale. Per riaffermare l’attualità del socialismo e l’esigenza di una forza socialista nel nostro Paese dobbiamo essere convinti che il Psi abbia ancora uno spazio politico da occupare e che una larga parte di cittadini nel Psi possano riconoscersi. Noi riteniamo che sia possibile rilanciare la nostra iniziativa per diverse e motivate ragioni: a) perché il sistema politico non è assolutamente assestato sull'attuale modello bipolare. Il sistema politico bloccato, insediato dopo le modifiche delle leggi elettorali nei primi anni ’90, manifesta i segni evidenti della crisi e della sua involuzione e i due principali ‘Partiti-coalizione’, Pd e Pdl, rischiano la frantumazione. Gli anni della seconda Repubblica che ebbe inizio dal 1994, (anno in cui si segnò troppo frettolosamente la fine del vecchio Psi) sono stati anni di regresso culturale, politico, sociale e morale. E l’assenza di una forza socialista in grado di combattere le battaglie di democrazia, di laicità e di difesa del mondo del lavoro ha concorso in modo rilevante all’affermarsi di un sistema maggioritario senza regole, alla generale erosione della libertà individuale, al crescere generalizzato delle disuguaglianze, a una generale sottomissione della politica a poteri esterni, siano essi di natura economica e finanziaria, poteri dell’informazione e poteri dello Stato non più capaci di ricomporre un virtuoso equilibrio dopo la fase “rivoluzionaria” del ‘92-‘94. A questi vistosi elementi di anomalia politica si deve aggiungere la persistente influenza di forze politiche, sociali e financo malavitose, disgregatrici tanto al Nord quanto al Sud, che hanno continuano a mettere in pericolo le fondamenta unitarie e storiche della nazione; b) perché la politica socialista non nasce fuori dal Psi. Una robusta forza di stampo socialista, riformista, dai chiari caratteri liberali e democratici avrebbe potuto giocare un ruolo determinante nella vita del Paese per evitare le pericolose derive che l’Italia ha conosciuto in questi ultimi decenni. Il Psi è debole, ma una forza politica fuori dal Psi non è mai germogliata. D’altra parte, chi ha pensato di poter fare il socialista in altre formazioni non ha saputo essere convincente, non è riuscito a essere in sintonia né con la storia del socialismo democratico, né con la necessità di fondare una nuova iniziativa politica socialista che sapesse riguadagnare il terreno perduto e occupare lo spazio proprio dei riformisti in tempi di crisi globale e nazionale; c) perché questa crisi economica esige una cultura di governo e forze politiche affidabili, dalle solide tradizioni sociali, popolari ed internazionali. La crisi sarà ancora più dura di quanto l’attuale manovra del Governo non lasci intendere. Quindi, indicare chi dovrà pagare di più e chi meno, chi dovrà fare più sacrifici e chi no, è già questione politica di così grande rilevanza che porterà i socialisti, portatori di giustizia sociale, dentro lo scontro che presto si aprirà. La crisi economica mette al centro la questione politica. E la politica si è incaricata di rimettere al centro delle questioni sociali le ragioni del socialismo democratico e riformista, in Italia come in Europa. Di più, gli effetti della crisi globale sono destinati a modificare gli attuali assetti istituzionali, politici e sociali del mondo. L'Europa potrebbe non essere in alto, nell'ordine delle potenze, dopo la modifica di questi equilibri e, dentro l'Europa, l'Italia è già oggi, tra gli Stati europei, uno dei più fragili per stabilità politica. All’apertura di un’attendibile crisi di sistema, politica, economica e sociale, i socialisti debbono essere presenti e organizzati per far valere le loro ragioni. Un Congresso per rilanciare il socialismo democratico italiano ed europeo: bastano questi elementi perché l’assise del Partito non venga vissuta burocraticamente come un congresso ordinario, senza slancio, senza passione, senza credere che si possa cambiare e migliorare, senza credere ad una missione straordinaria. Anche nel nostro Paese c’è una domanda di socialdemocrazia e di socialismo. Ma, purtroppo, questa domanda non si rivolge più a noi, perché non siamo ancora stati in grado di rappresentare ‘un’offerta’ su una proposta politica identificabile. Siamo, per l’opinione pubblica, un Partito inesistente, fuori dalla comunicazione politica. Le nostre proposte non arrivano e non incidono. Per questi motivi, dobbiamo lottare con ogni mezzo razionale per allontanare quella presunta sentenza che, da quindici anni, ha dichiarato ufficialmente morto il socialismo italiano, sia come Partito, sia come cultura con una precisa e identificabile visione del mondo. Contro tutte le ‘vestali’ che da anni recitano il suo ‘de profundis’ a livello nazionale e internazionale, noi riconosciamo la validità dell’esperienza socialista italiana ed europea, proponiamo un programma di rifondazione socialista e pretendiamo che a crederci per primo sia tutto il Partito, i suoi militanti e i suoi iscritti, ma anche quei tanti simpatizzanti che sono stati socialisti e che chiedono con forza la possibilità di continuare ad esserlo anche nella nuova situazione politica italiana, adeguando la nostra posizione all’esigenza di mantenere un robusto profilo autonomo anche nell’attuale schema bipolare. Questa posizione, che viene spesso identificata in senso dispregiativo come identitaria, è invece l’unica via possibile per un Partito che vuole essere socialista oggi. Riaffermare il valore dell'identità è fondamentale per chiarire cosa significa essere socialisti, per l'oggi e per il domani, come intendiamo essere percepiti all'esterno senza ambiguità, per delineare “l'immagine che il Partito vuol dare di sé” verso le altre forze politiche e all'opinione pubblica. Oggi che abbiamo ripreso il nome del vecchio Partito, Partito socialista italiano, Psi, non possiamo non sentire il carico di questa responsabilità che è, ad un tempo, politica, storica e morale. Questa scelta, che ci ha riportato al nostro punto di partenza, alla nostra identità di Partito socialista, non deve essere interpretata in una chiave di rivendicazione nostalgica, ma è da ritenersi fondamentale nella consapevolezza della necessità e della possibilità del superamento dell'anomalia italiana. Chi non crede a questa prospettiva ha il dovere di proporre lo scioglimento del Partito o la confluenza sin d’ora in altre formazioni. Chi invece, come noi, crede nella possibilità di successo della nostra iniziativa, ha il compito e il dovere di sviluppare il programma concreto che ricostruisca la cultura e la rete socialista attraverso il coinvolgimento di tanti e diversi soggetti (sindacati, reti associative, associazioni culturali, altre formazioni politiche) recuperando tutte le iniziative di coerente segno socialista, separate e distanti fra loro, ma che costituiscono l’immenso patrimonio di ciò che ha saputo seminare la nostra Storia democratica rappresentando, ancora oggi, per il nostro Paese, non solo la testimonianza di una tradizione storica, ma la conferma della vitalità che da essa può continuare a trarre vantaggio. E’ indispensabile nei prossimi anni costruire anche in Italia una forte sinistra socialista di tipo europeo. Pur sapendo che oggi nel panorama non esistono, neppure a sinistra, forze politiche che assumono la questione socialista come loro punto di riferimento, noi dobbiamo lavorare per riguadagnare la capacità di essere non interlocutori subalterni, ma interlocutori indispensabili, per garantire al nostro Paese una cultura politica di segno socialista e democratico. Questo significa uscire dall’autoreferenzialità senza avere come semplice alternativa quella di confluire in altre formazioni politiche, di svolgere un ruolo caudatario nei confronti del Partito democratico. Il Partito sta nel centrosinistra anche se non è il centrosinistra che ci piace e che vorremmo, con la consapevolezza che la debolezza, le contraddizioni e l’ambiguità della coalizione stiano ormai raggiungendo un punto di non ritorno. I socialisti riconoscono nella storia del Pds, Ds, Pd la causa principale della crisi della sinistra italiana dal 1989 a oggi. Rifiutano, nel centrosinistra, rapporti preferenziali con qualunque Partito, ritenendo peraltro che un rapporto preferenziale con il Pd negherebbe in radice la possibilità di svolgere per noi un ruolo politico efficace e politicamente significativo. Nel centrosinistra ci si deve stare, quindi, con autonomia, aprendo, dove occorra, le necessarie contraddizioni a sinistra non rinunciando a interloquire con le aree più disponibili del centrodestra. Il percorso politico che proponiamo è l’unico che ci può tenere insieme ed è l’unico che ci potrà ripagare delle difficoltà di questi anni confidando in un doveroso riconoscimento popolare. Pertanto, intendiamo dare all’iniziativa autonoma del Psi un orizzonte temporale che travalichi l’appuntamento delle elezioni politiche, pur decisive e tappa fondamentale per rientrare in parlamento. Intendiamo creare intorno al progetto socialista un gruppo dirigente nazionale forte, che impegni tutto se stesso per affermare gli ideali di una vita e per rilanciare il Partito in cui si è militato e si è creduto. Che non anteponga agli interessi dell’unità organica del Partito nazionale a interessi o ambizioni personali, che pure non mancano nelle comunità umane. Un gruppo dirigente nazionale, capace di promuovere un gruppo dirigente locale altrettanto forte e autorevole, rimuovendo le sacche di stanchezza e di delusione ancora troppo diffuse. Intendiamo creare, intorno a questo progetto, un gruppo militante coraggioso utilizzando tutte le energie vive a disposizione, nella consapevolezza che la tradizione socialista e la immutata potenza dei suoi valori, per riemergere devono rivivere in una organizzazione rinnovata negli uomini, nelle idee e nei metodi di lavoro. Per questa ragione è necessaria una forte discontinuità di tipo organizzativo e una ragionevole svolta di carattere politico. Intendiamo orientare le nostre proposte e i nostri interventi in modo costante, sui grandi temi del riassetto istituzionale, della laicità e delle libertà civili e, infine, del lavoro e della sofferenza sociale. Un Partito non rinunciatario che sappia esprimere collettivamente uno scatto di dignità e una forte volontà collettiva che sappia trasformare le idee in azione, libero di muoversi con la spregiudicatezza necessaria nel centrosinistra e non condizionato da nessuno.

(articolo di Vittorio Craxi, Roberto Biscardini e altri tratto dal blog di comunicazione politica www.socialist.it)

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