UNA STAGIONE FERTILE

Il 12 giugno scorso si e’ tenuto a Roma il convegno promosso dalla fondazione ‘Italia Protagonista’ (Gasparri), dai Circoli ‘Nuova Italia’ (Alemanno) e dalla ‘Fondazione della libertà per il bene comune’ (Matteoli) sul tema: “Più unito il PdL, Più forte l’Italia – Idee e valori per la sfida del cambiamento”. L’iniziativa ha raccolto l’adesione di numerose altre fondazioni ed associazioni di centro destra ed ha registrato la partecipazione di Bondi, Cicchitto, Quagliarello. Lo scopo di questa riunione ‘in famiglia’, come l’ha definita il Ministro La Russa glissando sulla richiesta di autografi e foto da parte dei militanti accorsi da tutta Italia, e’ stato essenzialmente di chiarire la posizione degli ex colonnelli di Fini rispetto al percorso intrapreso dal Presidente della Camera. L’acceso confronto tra i due maggiori leaders co-fondatori Berlusconi e Fini, pur manifestando un conflitto interno al Popolo della Liberta’, non mina minimamente le basi del progetto di realizzare un grande partito degli italiani. Il PDL e’ infatti una forza politica che si sta consolidando attraverso il costante ed inarrestabile impulso offerto dal consenso di circa il 40% degli italiani. Una realta’ politica consacrata dai successi conseguiti nelle recenti tornate elettorali. E non e’ certo cosa da poco viste le avverse condizioni economiche congiunturali. Come va spesa questa grande fiducia che gli italiani ripongono nel PDL? Ed e’ qui che si deve prestare attenzione con grande sensibilita’ politica. E’ innegabile che il carisma personale di Berlusconi sia stato e sia tuttora un magnete efficace, cosi’ com’e’ da encomiare l’impegno e i tangibili risultati conseguiti dal suo attuale Governo. ‘Allungando’ pero’ la prospettiva nel lungo termine gli elementi di valutazione cambiano, e di conseguenza anche i presupposti sui quali si deve innestare la futura immagine del PDL. Mentre Bondi sottolinea l’importanza della continuita’ dell’impostazione berlusconiana concepita da Gianni Badget Bozzo, allo stesso tempo concede che la grande sfida si gioca sull’apertura ad una partecipazione effettiva che parta dal radicamento nel territorio, premi il merito e favorisca l’ingresso di categorie sociali tradizionalmente emarginate: donne e giovani. Il cambiamento della scena politica desiderato e generato dall’alto dovra’ percio’ vedersi concretizzare con una spinta dal basso, ed entro i confini della comune volonta’ di costruire, in uno slancio innovativo rivoluzionario, la storia della convergenza dei valori del Centro e della Destra amalgamati e metabolizzati per dare anima ad un unico partito. Per arrivarci occorre compiere passi semplici ma necessari: come creare i presupposti democratici per una solida struttura organizzativa soprattutto in vista del prossimo stadio dell’unificazione delle componenti fondatrici di questo grande rassemblement politico. La preoccupazione non e’ tanto quella di superare le ‘quote’ o le modalita’ del tesseramento, questioni in apparenza tecniche, ma piuttosto investe i principi e i valori che sono alla base anche di queste scelte, e quindi la natura della partecipazione, la qualita’ della militanza, la formazione delle idee, le scelte di strategia politica, le decisioni da adottare e il loro rapporto con le posizioni di minoranza. E’ su questo che si stanno scontrando al vertice Fini e Berlusconi: e’ sul ‘divenire’ di questa importantissima entita’ politica. L’impronta egemonica di un presente marcatamente berlusconiano versus le necessita’ intrinseche di un partito degli italiani che, affinche’ si possa definire tale, rappresenti valori che giustamente prescindano da ogni e qualsiasi forte caratterizzazione individuale. Fini ha issato vele che forse lo fanno navigare troppo velocemente perche’ si comprenda la sua rotta. Da li’ i distinguo (piuttosto flebili devo ammettere) dei suoi stessi ex fedelissimi ancorati ad una realta’ quotidiana che vede prevalere i ritmi e le esigenze dettate dalla compartecipazione all’azione di Governo. Per forza di cose la tensione per loro si focalizza non tanto sull’elaborazione del futuro ma piuttosto sulla realizzazione del presente, specie considerando che le sfide attuali non permettono divagazioni rispetto alle linee guida dettate dal Premier. Il ruolo del Presidente della Camera consente invece a Fini una visione a tutto campo, di piu’ largo respiro, alimentata dalla sua naturale dote di lungimiranza. Ad ogni modo, a guardare il documento finale del Convegno, risultano sparire le presunte divergenze sugli obiettivi e i contenuti; cio’ riduce la sostanza del confronto ad una esigenza di dialettica procedurale all’interno e al rispetto delle regole istituzionali all’esterno. La meta e’ la stessa, il percorso e’ diverso. Quello di Fini sta tenendo conto di uno scenario ben piu’ complesso, ricco di fattori non sempre evidenti alla sua stessa gente del Popolo della Liberta’. Il raccordo spetta ora alla costellazione di fari culturali dell’universo di centro destra: le Fondazioni, vere e proprie fabbriche di idee, e le Associazioni, luoghi di incontro e militanza. Mentre la sintesi sara’ necessariamente affidata agli infaticabili negoziatori che, dietro le quinte e con grande tenacia, hanno l’incarico di coordinare i contributi di tutte le componenti del PDL. Il banco di prova sara’ il Congresso in programma per la fine dell’anno, che determinera’ la natura e le modalita’ del prossimo passo verso un’unione piu’ omogenea e consistente. Federica Polegri

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