LA P2 E L’ARGENTINA: GLI ANNI DELLA VERGOGNA ITALIANA GELLI, ORTOLANI, CALVI E ALCUNI PRELATI AVEVANO RAPPORTI MOLTO STRETTI CON LA FEROCE DITTATURA ARGENTINA

Per vendetta è l’ultimo romanzo, bellissimo e da leggere, dello scrittore Alessandro Perissinotto. Parla dell’Argentina, di Gelli, della P2, del Vaticano, dei trentamila giovani “desaparecidos”, assassinati tra il 1976 e il 1982 da una delle più feroci e scientifiche dittature latinoamericane. Giovani attivisti, sindacalisti, volontari nei barrios della miseria, sacerdoti, suore, vescovi, docenti universitari… cancellati anche da morti, scomparsi, per negare alle madri e alle famiglie persino il diritto di avere un corpo da baciare, da piangere e da seppellire. Perissinotto propone agli organizzatori della Fiera del Libro di Torino di presentare il suo lavoro nell’ambito del Bookstock Village, lo spazio dedicato ai giovani. La proposta viene accettata, ma poi qualcuno si accorge che nel sottotitolo compaiono le parole P2 e Vaticano. E dall’organizzazione fanno sapere via mail che «il tema affrontato non è in linea con la programmazione del Bookstock Village». «Come è possibile – risponde motivatamente Perissinotto – che non sia in linea il fatto di parlare ai giovani italiani del sacrificio di loro coetanei per la libertà?». Perissinotto scrive allora una bellissima lettera al Fatto Quotidiano nella quale tra l’altro afferma : «In una manifestazione (la Fiera del Libro, ndr) che ha per titolo “La memoria svelata”, non è coerente svelare i retroscena delle dittature e delle complicità? Dal programma il mio incontro è scomparso: parlare di dittatura argentina “tra P2 e Vaticano” non è memoria, è tabù». A seguito della decisione di rendere pubblico quanto avvenuto, evidentemente qualcuno più assennato del comitato promotore della Fiera spiega a qualche altro “censore” che non è proprio il caso di promuovere una manifestazione per la promozione del libro e contestualmente vietare la presentazione di un romanzo per quello che contiene. E così tutto finisce bene, interviene il Presidente della Fondazione che organizza il Salone, Rolando Pichioni, e conferma che Per vendetta verrà presentato alla Fiera di Torino, come previsto, domenica alle 16,30. Ma perché nel nostro Paese, ancora oggi, parlare di dittatura argentina (e di dittature latino-americane ) e della “italian connection” non è memoria ma tabù? Perché l’Italia non si è ancora liberata dalla P2 e perché la storia criminale delle dittature latinoamericane è fortemente intrecciata con personaggi legati alla peggiore storia criminale italiana.

IL PLAN CONDOR, LA DITTATURA
ARGENTINA E LA P2
Il Plan Condor (operazione Condor) fu il nome in codice dato dall’establishment americano a una massiccia e illegale operazione di politica estera attivata negli anni Settanta, voluta e coordinata personalmente dal presidente americano Richard Nixon e dal segretario di stato Henry Kissinger. L’obiettivo era quello di stroncare qualsiasi prospettiva di cambiamento in America Latina e garantire gli interessi economici e stategici americani nell’area. Per questo obiettivo gli Usa stanziarono grandi capitali, “investirono sulle dittature”, si servirono di servizi segreti latinoamericani ed europei, italiani compresi, di gruppi terroristici, di organizzazioni di estrema destra e della P2.
Oggi, a seguito delle inchieste giornalistiche e soprattutto delle indagini giudiziarie abbiamo un quadro chiaro delle agenzie coinvolte nel Plan Condor: La Cia (Servizi segreti statunitensi), il Disip (Servizi segreti venezuelani), il Side (servizi segreti argentini), la Dina (servizi segreti cileni), la Aaa (Alianza Anticomunista Argentina), il Sid (servizi segreti italiani) e la loggia massonica golpista italiana P2. E abbiamo anche il quadro di tanti personaggi coinvolti nell’operazione. Tra questi il neonazista italiano Stefano Delle Chiaie.
È lui il tramite dei rapporti commerciali tra l’Argentina e gli uomini d’affari della P2. Arrestato a Caracas, tra la documentazione che gli viene sequestrata c’è una lettera dell’allora senatore del Msi Giovanni Laffrè che fa riferimento agli affari curati dal neofascista per conto di Gelli. Si attesta inoltre che personaggi della P2, Gelli, Von Berger e Federici si danno da fare per sostenere la preparazione del golpe in Bolivia, attuato nel 1980. In Bolivia Delle Chiaie dirige, con Pierluigi Pagliai e il nazista criminale di guerra Klaus Barbie, la formazione paramilitare “i fidanzati della morte”, un gruppo responsabile di numerosi assassini che appoggia il generale Garzia Meza Tejada nella presa del potere. A marzo 1987 Pierluigi Pagliai viene arrestato a Caracas e consegnato ai servizi segreti italiani. Muore qualche giorno dopo in Italia in seguito alle ferite riportate durante la cattura. Nel 1991 Delle Chiaie, assolto per la strage di Bologna, per quella di Piazza Fontana torna in Italia e fonda l’agenzia di stampa “Publicondor”. Un nome evocativo dei suoi trascorsi in America Latina.

LA DITTATURA ARGENTINA E LA P2
La vicenda argentina, per il prezzo di sangue pagato, per la brutalità criminale della dittatura, e per il sostegno e la benedizione a questa data da Gelli e dalla P2, dai governi e dal Ministero degli Esteri, dalle imprese italiane e dal Vaticano, ci chiedono un esercizio straordinario ed onesto di memoria. Con “i macellai al potere”, come definì la giunta militare argentina uno dei più coraggiosi e lucidi analisti di quel periodo, Italo Moretti, si intrattenevano normali relazioni politiche e istituzionali, e soprattutto si facevano affari. Una giunta che pianificò e portò avanti lo sterminio sistematico di chiunque dissentisse dalle idee della dittatura. «È terrorista – dichiarò il Generale Videla in uno dei suoi primi interventi dopo il colpo di stato – non soltanto chi sia munito di una bomba o di una pistola, ma anche chi diffonda idee contrarie alla civilizzazione cristiana e occidentale». E ancora più esplicite furono le affermazioni del governatore della provincia di Buenos Aires, il generale Manuel Saint Jean che, anticipando lo sterminio che si stava preparando dichiarò: «Prima uccideremo tutti i sovversivi, poi i loro collaboratori, quindi gli indifferenti e da ultimo i timorosi». E nella voragine della “desaparecion”, catturati e assassinati, finirono giovani, dirigenti operai e sindacali che lottavano semplicemente per migliorare le proprie condizioni, psicologi e sociologi per le loro professioni “sovversive”, religiosi e sacerdoti che portavano l’esperienza del cristianesimo sociale di base nei quartieri più poveri. Non erano né terroristi né combattenti. La maggior parte erano giovani, impegnati socialmente, pacifisti, caritatevoli. La meglio gioventù di quel paese. Tra i 30.000 ragazzi scomparsi 4.000 erano di origine italiana e 300 cittadini italiani a tutti gli effetti, con passaporto italiano.
Con questi “macellai” Gelli gestisce progetti politici e affari. Gelli, Umberto Ortolani e Guido Calvi sono di casa, hanno rapporti diretti con i dittatori, fondano banche e società, sono referenti di esponenti politici e di governo italiani, del Vaticano, delle imprese. Portano a Buenos Aires anche il Banco Ambrosiano con la denominazione di Ambrosiano Promociones y Servicios. Hanno la tessera della P2 alcuni tra i maggiori rappresentanti della giunta militare, ed oltre 60 alti comandanti delle diverse armi. Tra questi l’Ammiraglio Emilio Massera e il generale Guillermo Suarez Mason. Massera è stata una delle figure più terribili della dittatura, il criminale responsabile del più grande centro di detenzione, l’Esma (Esquela Mecanica de la Armada), dove sono stati imprigionati, torturati e uccisi migliaia di prigionieri. Massera aveva un rapporto strettissimo con Gelli, e con questo era in affari. Il 28 marzo 1976, pochi giorni dopo il golpe, Gelli scrive a Massera per esprimere «la sua sincera allegria per come tutto si fosse sviluppato secondo i piani stabiliti» e augurargli «un governo forte e fermo sulle posizioni e che sappia soffocare l’insurrezione dei dilaganti movimenti di ispirazione marxista». Un uomo di Massera, l’ex ufficiale di marina Carlos Natal Coda, è vicepresidente del Banco Ambrosiano a Buenos Aires. Un intero piano al numero 1136 di calle Cerrito, nell’elegante Barrio Norte della capitale, ospita gli uffici dello stesso Massera. Anche Guillermo Suarez Mason, generale piduista, è stato uno dei più implacabili sterminatori, comandante militare dell’intera Buenos Aires e in quanto tale responsabile di tutti i centri di detenzione nei quali sono transitati la maggior parte dei prigionieri che poi, come documentato anche nel corso delle testimonianze processuali, sono stati uccisi, gettati vivi nell’Oceano o nel Rio de La Plata.

GLI ANNI DELLA VERGOGNA
Per l’Argentina e per l’Italia sono gli anni della vergogna. La vergogna per quello che hanno fatto Gelli, Ortolani, Calvi e tanti altri affaristi P2 italiani. Ma gli anni della vergogna sono anche per Andreotti e Forlani, per quei governi che hanno considerato normale chiudere entrambi gli occhi di fronte ai crimini e alle migliaia di desaparecidos e intrattenere normali relazioni politiche, istituzionali e diplomatiche con la giunta militare argentina. Sono gli anni della vergogna per Marcinkus, il “banchiere di Dio” in affari con i “cattolicissimi” Calvi, Sindona e Ortolani ( P2), e di fatto con lo stesso Gelli e la P2, che ha diretto gli affari sporchi dello Ior (Istituto per le Opere di Religione …sic!) fino al coinvolgimento nello scandalo Ambrosiano. Sono gli anni della vergogna per Pio Laghi, nunzio apostolico amico dei dittatori e ostile alle Madri di Piazza di Maggio. Quelle disperate e coraggiose madri che cercavano i figli scomparsi che il nunzio vaticano si è sempre rifiutato di incontrare. Sono rimaste famose le sue partite a tennis con il generale Massera. Sono gli anni della vergogna per il Vaticano e per la Chiesa cattolica argentina, che solo il 9 settembre 2000 confessa le sue colpe e chiede perdono per le vicende argentine. Nel documento presentato a Cordoba durante l’incontro eucaristico nazionale viene presentato un capitolo dal titolo “confesiòn de los pecados contra los derechos humanos. «Abbiamo peccato – riconosce la chiesa argentina – perché dimostrando indulgenza verso atteggiamenti totalitari abbiamo leso le libertà democratiche e la dignità dell’uomo». E ancora: «la Chiesa confessa e chiede perdono a Dio per i silenzi, perché molti tuoi figli sono responsabili di torture, delazioni, persecuzione politica». Negli anni della dittatura, nel 1976, ottanta vescovi formavano l’episcopato argentino. Il loro presidente, Sevando Tortolo, “benedice” il triunvirato Videla, Massera, Agosti che gli annuncia il golpe.
Solo quattro degli ottanta vescovi denunciano sequestri e sparizioni. Uno di questi, Enrique Angelelli, viene ucciso il 4 agosto 1976. Sedici giorni prima una squadra dei militari aveva sequestrato, torturato e assassinato due preti della sua diocesi, Gabriel Longueville e Carlos de Dios Murias. Ci sono due chiese nell’Argentina dei militari: quella del Vaticano, ufficiale, quella del collateralismo con il potere, quella di Pio Laghi. Quella che considera positivo l’attivismo dei cattolicissimi P2 Gelli, Calvi, Ortolani. E c’è un’altra chiesa, quella delle “vicarias della solidarietà”, quella delle comunità di base, quella che difende i diritti e le libertà. Quella che non gioca a tennis con i gerarchi e che paga un grande tributo di sangue.
Sono gli anni della vergogna per il Ministero degli esteri che taceva, che legittimava la dittatura contro la “sovversione” e si faceva guidare da Gelli e dagli interessi delle imprese italiane. Quel Ministero che si faceva rappresentare a Buenos Aires da un ambasciatore come Enrico Carrara, amico dei militari e che, informato del golpe, aveva provveduto a blindare le porte dell’ambasciata italiana per impedire ai perseguitati e ai richiedenti asilo di accedere. Sono gli anni della vergogna per le imprese italiane, che non si limitano a turarsi il naso e a fare affari, ma molte collaborano attivamente con il regime. Lo strumento di garanzia e di mediazione è sempre la P2 e Gelli in persona. Molte aziende iscrivono i propri responsabili alla P2, tra questi anche il presidente di Selenia, Michele Principe. Le prime leggi della dittatura cancellano lo sciopero e stabiliscono pene durissime per le azioni sindacali. Ma tutto questo non turba i sonni dei dirigenti delle imprese italiane Fiat, Ansaldo, Pirelli, Magneti Marelli, Falk, Eni-Iri, Impregilo, Impresit… Anzi. Secondo i testimoni sopravvissuti che hanno deposto in tribunale molto spesso sono le stesse aziende a “passare” ai militari gli elenchi dei sindacalisti più combattivi. Nel corso delle udienze altri testimoni hanno confermato l’esistenza di un luogo di tortura a Campana, poco fuori Buenos Aires. Un luogo che era all’interno del perimetro dell’azienda Dalmine-Techint, nei locali del Club Villa Dalmine, a due passi dall’azienda.

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