E' bufera sul governatore del Veneto, Luca Zaia, che ieri in occasione dell'inaugurazione di una scuola nel trevigiano ha preferito che il coro cantasse 'Va' pensiero' anziché il tradizionale Inno di Mameli. Incredulo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, lo considera “un fatto grave, se fosse vero” ma il leghista smentisce e invita a chiudere le polemiche. La vicenda sotto accusa è raccontata oggi dalla Tribuna di Treviso. Secondo il quotidiano, l'ex ministro dell'Agricoltura doveva essere accolto all'inaugurazione della scuola di Fanzolo dal coro di Salvarosa con l'inno di Mameli ma Zaia, arrivato sul posto, “attraverso il suo portavoce, ha subito imposto il suo diktat: 'Niente inno italiano finché ci sono io'. Meglio il 'Va' pensiero'”, scrive il quotidiano. Tra lo stupore dei presenti e l'indignazione della direttrice dell'ufficio scolastico regionale, Carmela Palumbo, è partito quindi il 'Va' pensiero', tanto caro alla Lega. “L'Inno di Mameli – si difende il governatore del Veneto – è stato regolarmente cantato dal coro al momento del taglio del nastro. Credo che queste precisazioni siano utili per chiudere definitivamente una polemica che non aveva e non ha ragion d'essere”. Parole che però non placano le polemiche. “Questa volta si tratta di un gesto sprezzante ed intollerabile che umilia il paese e la costituzione”, dice Massimo Donadi, presidente dei deputati Idv. A La Russa sembra “incredibile” che Zaia abbia imposto il 'Va' pensiero' che, tra l'altro, dice sarcastico il Ministro, “solo gli ignoranti non sanno che è patriottico quanto l'Inno di Mameli”. Dura la reazione di Andrea Ronchi, ministro per le Politiche Ue: “Aver deciso che l'Inno di Mameli fosse suonato senza la presenza delle autorità è un oltraggio alla nazione italiana”, afferma dicendosi preoccupato dalla “sospetta consequenzialità di atteggiamenti simili da parte di esponenti della Lega tutti tesi a mettere in discussione nella forma e nella sostanza il concetto di unità d'Italia”. Atteggiamenti tutti censurati anche dal magazine della fondazione FareFuturo di Gianfranco Fini che tuttavia oggi di fronte “all'ultima sparata” della Lega promette un mese senza criticare il Carroccio “perché non conviene prestarsi al gioco. Ma soprattutto perché mentre la Lega si occupa di rassicurare il suo elettorato a suon di proclami, noi vorremmo tifare la nostra Nazionale in santa pace, dato che la loro ha già giocato…”.