Stefania e i due colonnelli

La Prestigiacomo, dopo la bocciatura della Corte dei Conti, affida l’interim di tutte le direzioni generali a Corrado Clini e Aldo Cosentino. Quest’ultimo andrà in pensione tra dieci giorni

Nuove scene di ordinaria confusione dal ministero dell’ambiente, che rimane di fatto con un solo direttore generale in carica, responsabile di tutte le politiche del dicastero che dovrebbe difendere la salute ambientale e anche quella umana. Come sanno i lettori di Terra, la Corte dei Conti una decina di giorni fa ha respinto al mittente (il ministro stefania Prestigiacomo), le nomine di nuovi tre direttori generali perché si aggiungevano ai dirigenti già esistenti – e messi in una sorta di ibernazione – con relativi costi aggiuntivi e poca chiarezza. Il ministro ha reagito accusando pubblicamente la Corte di sostenere «posizioni di rendita della vecchia gestione» e spargendoa piene mani sospetti sui direttori generali in arica (alcuni di loro avrebbero, secondo le gravi affermazioni pubblicate sul sito del ministero, favorito alcuni e rallentato
altri nelle pratiche di autorizzazioni ambientali). nel fine settimana, Prestigiacomo ha sostanzialmente deposto le velleità di ricorrere alla registrazione con riserva (un sistema per riproporre le stesse persone) e ha passato la mano agli ultimi due direttori generali rimasti in attività all’interno del ministero: Corrado Clini, storico responsabile delle politiche internazionali e del pacchetto clima, e aldo Cosentino, che ha curato il servizio Conservazione natura più o meno nell’ultimo quindicennio. Il procedimento per l’assegnazione dell’interim a Clini e Cosentino è, secondo le valutazioni interne, la “pezza” necessaria per sanare gli atti firmati dai tre direttori respinti dalla Corte dei Conti. se infatti un portatore di diritti, un’associazione o un’azienda, ricorressero ora come ora contro una risposta su una procedura di impatto ambientale, il ministero si troverebbe in estrema difficoltà. Prestigiacomo quindi corre ai ripari, chiedendo ai due ultimi direttori rimasti nel suo gradimento di concorrere per le competenze rimaste scoperte dopo lo stop della Corte dei Conti.Ma – come capita nelle migliori telenovelas – il rimedio rischia di essere peggiore del male. Infatti, che cosa può succedere con i cinque direttori generali in carica ma congelati, che non sono nemmeno stati invitati a prendersi carico dei settori rimasti orfani? Perché ci dovrebbe essere un accentramento nelle mani di due sole persone, o meglio di una sola persona? Infatti, Cosentino dovrebbe andare in pensione il 18 giugno prossimo: il suo interim durerebbe il battito d’ali di una farfalla, a meno che non si pensi di posticipare il pensionamento. Il punto, però, rimane il funzionamento di un ministero che dovrebbe decidere delle politiche ambientali di un Paese affidandone la gestione a una sola persona. In quel caso potrebbero moltiplicarsi gaffe ed errori: già ora, affidando sabato scorso al quotidiano La Repubblica ben sei pagine di pubblicità istituzionale, il ministero non si è accorto che nella mappa dei parchi nazionali scambia nella cartina destinata alla divulgazione l’area protetta della Majella con quella del Gran sasso. Il seguito, come si dice in questi casi, alla prossima puntata.

Simonetta Lombardo
TERRA

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