L'ennesimo attacco alla costituzione e all'informazione da parte di Berlusconi, è la conferma che l'unico soggetto da lui temuto, è “l'opinione pubblica”, lui che ha costruito la sua immagine politica non certo grazie al talento e alla preparazione, ma attraverso l'impero mediatico di cui è il re indiscusso, dà in escandescenza quando i sondaggi lo danno in ribasso, quando la magistratura indaga, quando i giornalisti non asserviti al potere, parlano del giusto e dell' ingiusto. Sostiene che “solo una piccola lobby di magistrati e giornalisti è contraria alla legge sule intercettazioni, mentre la grandissima maggioranza italiana è stanca di non poter usare il telefono per tema di essere spiata”. Lui, il detentore dell'informazione, e del più scandaloso conflitto di interessi che sia mai stato concesso, metabolizzato e somministrato alla pubblica opinione e alla democrazia in dosi letali, attraverso un sistema integrato che dotato di grande potenza, impone la propria logica. Una logica secondo la quale il cittadino non deve essere informato, ma disinformato. La propaganda dice che la crisi è solo “percezione”, salvo poi fare manovre (le solite) pesanti sui ceti medio-bassi. All' Aquila sono stati fatti “miracoli”. In realtà il suo sistema mediatico racconta la realtà che lui vuole si racconti, adattandola alle sue esigenze, piegando tutto alla semplificazione, alla spettacolarizzazione incrementale. Certo è un bell'impiccio per lui la Costituzione, lo dice all' Assemblea di Confartigianato, nel solito miscuglio di spudorata autocelebrazione e lode dell'eversione più incontenibile, e oltre alle consuete lodi a se stesso (in Piemonte si dice: “gli asu d' Cavour as laudu da lur”), illustra linee programmatiche da brivido. Sostiene che in Italia “governare e fare le leggi, visto da dentro è un inferno, non è che manchino le intenzioni o i progetti, ma è
l'architettura costituzionale che rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete”, e sempre con il sorrisetto, “mi chiedo come possa crescere una impresa oggi, con una Costituzione che nasce come compromesso di matrice catto-comunista”. Forse qualcuno dovrebbe suggerirgli che i padri costituenti hanno avuto la lungimiranza di volere tutelare il Paese “dei balocchi” da eventuali nuovi scenari di dittatoriale onnipotenza e potere pervasivo.
Detto ciò, non possiamo certo escludere che sia ancora una volta un furfantesco tentativo, che di solito gli riesce perfettamente, di dettare l'agenda setting, distogliendo l'opinione pubblica dalla drammaticità dei veri problemi che affliggono il paese. E certo che magistrati e giornalisti (piccola minoranza) sono veramente un problema per uno che vuole tutti allineati come soldatini, non che gli manchino i servi, però ne vorrebbe di più, ma sopratutto vorrebbe annientare chi gli mette i bastoni fra le ruote. Ma non si illuda, perchè non siamo affatto una minoranza, e non staremo zitti. Pensi Presidente che nel periodo in cui il re Luigi XIV di Francia poteva dire “lo stato sono io” , Jaques Brissot de Warville si permetteva incece di pubblicare sotto il titolo del suo giorna Le Patriote, “cette gazette libre est una sentinelle qui e veille pour le peuple ardquo; (questa gazzetta libera è una sentinella che vigila per il popolo). Affermava con decisione che una stampa libera che rappresenta e dà visibilità a nuovi soggetti politici, alternativi, contrapposti alla volontà del re. Si affermava così una coppia concettuale inedita: “libertè de la presse e lumières (libertà di stampa e età dei lumi).