L’Italia che "ritorna al passato…"

di Valerio Pisaniello

Sin da piccolo sono stato un amante del film “Ritorna al futuro”. Oltre ad essere un bellissimo film in sè per sè, mi ha sempre affascinato il messaggio che voleva lanciare. Il fatto di poter girovagare in una machina attraverso il tempo mi rendeva molto curioso quanto impaziente di scoprire cosa aspettava al mitico protagonista del film, Marty McFly – interpretato dal celeberrimo Michael J. Fox – nell'altra realtà spazio-temporale. Ma ancor di più sono affascinato da questo film perchè se volessimo dare un taglio sociale e fortemente di critica societaria potremmo ricavare e capire molti concetti in decadenza presenti nella nostra società. Il fatto di riuscir a vivere in realtà diverse, o meglio, nelle stesse realtà ma in tempi diversi, potrebbe essere un grande elemento di comparazione delle varie società. Immaginiamo un nostro “Marty” che attraversa i vari periodi storici italiani. Credo che effettivamente si evincerebbe la sussistenza di più Italie. Ma tante Italie in continuo contrasto e in continue contraddizioni. La prima contraddizione su tutte, la più palese, credo che risiederebbe nel principio di unità dell'Italia stessa. Dal 1861 si sono svolte tante guerre, sono morti migliaia e migliaia di uomini per un solo sogno: L' “Italia unita”. Ed oggi dopo 150'anni assistiamo a senatori, deputati, ma soprattutto Ministri della Repubblica e quindi dell' “intera” repubblica Italiana, che boicottano tale ricorrenza, che non si sentono appartenenti al proprio paese denigrando così, di fatto, i tanti sforzi compiuti ma soprattutto non valorizzando le tante vite umane cadute per la causa. Inevitabilmente assistiamo ad una “degenerazione istituzionale” perchè le Istituzioni stesse, pilastro e fondamento dell'”intero” paese, vengono denigrate e altre invece vengono meno al compito fondamentale di garanzia del nostro paese. Ma in questa divertente ed immaginaria avventura voglio andare oltre la comparazione delle varie Italie, voglio fornire anche lo stesso “Marty” di una cultura socio-politica e, di conseguenza, voglio rendere complesso tale cammino, comparando, di fatto, anche la sua scuola di pensiero con la realtà che di volta in volta visiterà. Voglio rendere la cosa più difficile dandogli una scuola di pensiero che è decaduta nel tempo e che tutt'oggi è in posizioni minoritarie: sarà un Marty di sinistra, un Marty ideologicamente con radici comuniste.
Eravamo Fermi all' unità d'Italia e alle guerre succedute in seguito, passiamo per il primo conflitto mondiale, il fascismo, il secondo conflitto, con la liberazione da parte della “resistenza”. Tante vite stroncate anche qui per un solo fine, quello della pacificazione e di un un futuro costruttivo e prosperoso. Di colpo “ritorniamo al presente” e notiamo elogi da parte del presidente della Provincia di Salerno – anch'egli figura istituzionale – verso gli americani, ritenendo che la liberazione fu esclusivamente un loro merito. Nulla contro gli “alleati” ma ritenere che i partigiani non hanno contribuito alla salvezza del Paese non è solo un affronto morale verso coloro che hanno dato la vita, verso le famiglie dei tanti che hanno lottato per la resistenza, ma soprattutto è dimostrazione di ignoranza storica, o meglio, di una volontaria ignoranza storica, perchè gran parte dei partigiani hanno contribuito alla creazione del nostro Paese, alla strutturazione del suo scenario politico nei rispettivi partiti di appartenenza. Straordinari contenitori ideologici di massa come la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista, il Partito Socialista, il Partito Repubblicano, ed altri ancora. Ma soprattutto hanno contribuito a stilare quella che oggi è la nostra “sacra” Carta Costituzionale. Ed anche in questo troveremo la nostra abituale contraddizione. Tanti sforzi, tanto sangue, tanta sofferenza, per scrivere quella “Carta” oggi definita “volgarmente” comunista. Ma se volessimo confrontare anche questa ideologia, quella comunista, cosa ne uscirebbe fuori? Un ulteriore contraddizione. Mi spiego. Il comunismo dei “padri fondatori”, quali Marx ed Engels, si ritroverebbe in un totale disagio dentro la società contemporanea. Interpretare questa “nobile arte” di pensiero, oggi, è diventato molto complicato e questo per l'inarrestabile caos e superficialità con il quale si considera questa idea. Marx metteva a fondamento di tutto la questione sociale, economica e lavorativa. Esaminando brevemente e a grosse linee la questione sociale possiamo citare l'interpretazione marxista nel sostenere la “rottura rivoluzionaria che porterà alla dittatura del proletariato”. “Solo con tale rottura si potrà approdare allo stato socialista e lì riuscire a raggiungere l'abolizione delle classi e quindi raggiungere l'uguaglianza sociale”. Nell'Italia di oggi notiamo tristemente un accentuazione delle classi “elitiste”, e mentre per Marx esistevano la borghesia (da abbattere) e il proletariato, oggi possiamo dire che esiste l'elitè medio-alta e un ceto sociale popolare medio-basso ampliato da quella frangia media che prima caratterizzava la società italiana e che oggi, in seguito alla recessione mondiale incrementata da politiche conservatrici e auto referenziali, è scivolata anch'essa, integrandosi, nel ceto medio-basso. Le altre due questioni “comuniste” – lavorativa ed economica – le possiamo raggruppare in una sola critica. Oggi siamo l'Italia dell' “eterna precarietà”. Siamo L'Italia dove tutte le speranze riposte nella ricostruzione del dopoguerra si sono infrante in un enorme panorama di “instabilità”. Il primo articolo della costituzione cita che “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” – forse per questo ritenuta comunista – ma oggi è lo stesso lavoro a rendere l'Italia “instabile”. Siamo l'Italia dove un professore di matematica e fisica si impicca a soli 49 anni per aver perso il lavoro di una vita, questo perchè si preferisce non investire sull'istruzione. Siamo l'Italia dove un' infermiera si svena in segno di protesta fino ad arrivare alla morte per non aver percepito il suo stipendio. Siamo l'Italia dove noi studenti dobbiamo emigrare portando il nostro potenziale intellettivo e materiale in altre terre. Così prende corpo una delle peggiori piaghe del nostro paese, l'esodo. La fuga di cervelli all'estero inevitabilmente porterà un impoverimento a trecentossessanta gradi delle nostre terre perchè lo stato si troverà a finanziare spese non ricambiate. Siamo decisamente l'Italia della degenerazione fisica, morale e sociale.
Un altra questione che merita rispetto, che merita attenzione e in contraddizione anch'essa, è la questione ambientale. Obama ha dato il via al disarmo nucleare e noi, in contro tendenza alla linea mondiale, diamo il via ad un programma di centrali nucleari. Soprattutto la nostra regione diventerà un bersaglio certo e non a caso in Campania si registrano i più alti tassi tumorali d'Europa.
Da sempre crediamo che il mondo dovrebbe, sulla base delle esperienze, ma soprattutto sulla base di tragedie trascorse, attuare politiche riformatrici per far si che non accadano più determinate sciagure. Con il “progetto nucleare”, di fatto, diamo un colpo di spugna alle tante battaglie referendarie passate ma soprattutto si dimenticano tragedie come Hiroschima e Chernobyl. Siamo l'Italia della “seconda repubblica” e considerando il principio sopra citato, quello delle “riforme progressive”, allora dovremmo considerare questa “seconda repubblica” migliore della prima. E come possiamo ? Anche qui un'ennesima contraddizione. Oltre all' “ammortamento” del lavoro notiamo una contaminazione totale della politica. Nella prima repubblica i principali attori dello scenario politico si sono distinti per alcune prerogative. Il Partito Comunista si è distinto per il suo strappo dal centralismo sovietico di Mosca attuando ed integrando nella sua linea politica una stagione riformista. La Democrazia Cristiana si è distinta per il suo enorme bacino elettorale e per la sua stabilità di governo. Il Partito Socialista si è distinto per – soprattutto con Craxi – la sua tenacia ed “autorevolezza autonomista”. Ma tutti sono caduti nella sciagura di “Tangentopoli”. Ora non per difendere assolutamente quella stagione, ma intravedo qualcosa di ancora più grave oggi; tangentopoli consisteva nel finanziamento illecito dei partiti. Quindi si rubava per un fine politico. Oggi tristemente vedo che i politici rubano per fini personali e non per fini politici. Anche in questo intravedo una “recessione morale” dal “peggio” al “baratro”. Tornando al nostro personaggio fantastico, francamente, lo immaginerei totalmente inadatto in questa società, in questa Italia. Un' Italia che si prefigge di riformare, una determinata parte politica che tenta di riformare, ma che di fatto si appresta a cadere sempre di più in un “limbo” di recessione. Il nostro personaggio Marty si troverà di fronte allo svanire del suo “sogno ideologico comunista” primo perchè la sua personale idea, quella pura ed originale, quella marxista di cui vi parlavo prima, è stata stravolta e fatta propria da chi vestiva come comunista ma di fatto era l'artefice “autoritario” e “distruttivo” di tale nobile ideologia. Poi perchè nell' Italia contemporanea non si è tenuto fede a quella politica che il più grande partito Comunista dell' Occidente – con il tentativo, in seguito, da parte dell'intera sinistra italiana di fare propria tale politica – aveva incanalato nella società. Non si è tenuto fede alla grande e straordinaria cultura riformista, l'unica in grado di migliorare la società per l'essenza della cultura stessa; cambiare le cose ed in meglio. Oggi tristemente vediamo che le cose non si sono riformate, non sono cambiate, anzi. Posso apostrofare questo riformismo come un “riformismo gattopardesco”; cioè “cambiare tutto per non cambiare niente” e in tutto questo il nostro “Marty” si troverà di fronte alla sua “inadeguatezza societaria” perchè pochi uomini “egoisti” assetati di potere hanno contaminato quella cultura politica che se – ed ancora oggi – potesse essere applicata ci sarebbe un vero e proprio stravolgimento e miglioramento sociale “ammantato di nobile e vero riformismo”. Ma la storia ha fatto il suo corso e paragonando i vari accadimenti che hanno scritto le pagine della storia contemporanea – dato che abbiamo affibbiato un “taglio cinematografico” alla discussione – a Marty gli verrebbe da usare una celebre frase di Vincenzo Salemme: “E' ststo solo un caso che siano cadute le mie di regole e non le vostre… solo un caso”. E per questo “metaforico” caso ci troviamo immersi in una politica che, se non contrastata responsabilmente, senza egoismi, con spirito di solidarietà e di squadra, possiamo dire che il titolo da usare non sarà quello del film citato in apertura di Michael J. Fox “Ritorno al futuro”, ma sarà un triste e graduale “Ritorno al passato”.

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