Addio energie rinnovabili

Due provvedimenti del governo rischiano di azzerare lo sviluppo dell’economia verde nel nostro Paese. L’esecutivo favorisce solo il ritorno al nucleare gestito da Enel ed Eni che però hanno debiti miliardari

La manovra anticrisi appena varata dal Governo contiene due provvedimenti che riteniamo di estrema gravità per gli effetti che producono sullo sviluppo e la sicurezza ambientale del nostro Paese. I provvedimenti riguardano l’obbligo del Gse (Gestore dei servizi elettrici) di acquistare i certificati verdi (Cv) che, come è noto, sono lo strumento per promuovere le energie rinnovabili e l’altro riguarda la Sogin (Società per la gestione degli impianti nucleari). Il provvedimento sui certificati verdi blocca lo sviluppo della maggioranza degli impianti da fonti rinnovabili: eolici sopra i 200 Kw e idrici, geotermici e da biomasse oltre i 1000 Kw. Tutto questo è fatto deliberatamente e coscientemente, visto che entro il 30 giugno si dovrà presentare a Bruxelles il Piano di Azione Italiano al 2020.Un Piano dove sono definite le azioni per rispettare gli obblighi sottoscritti con Bruxelles, ovvero 17% dei consumi pr odotti con fonti rinnovabili, 13% di taglio del biossido di carbonio nei settori dei trasporti e agricoltura e 21% di taglio di CO2 nei settori industriali assoggettati ai permessi di emissione di CO2. Boicottaggio delle fonti rinnovabili, per scontrarsi con Bruxelles e indiretto sostegno al nucleare gestito in prevalenza da Enel che ha una situazione debitoria 52 miliardi di euro e un piano cessione per 7 miliardi di euro? E anche di Eni con debiti per 21 miliardi pari al 50% del patrimonio netto e conun programma di riportare l rapporto debito/equità entro il 40% entro il 2013? Il provvedimento è coerente con altri atti di boicottaggio dello sviluppo delle rinnovabili ossia la mancata attuazione dell’art. 10 dlgs 387/2005 in base al quale la Conferenza Stato- Regioni doveva concorrere alla ripartizione tra le regioni degli obiettivi di consumo da fonti rinnovabili fissato a livello europeo. Tace il ministro dell’Ambiente ma tacciono sull’argomento anche le op posizioni congiuntamente a molti vecchi e nuovi ecologisti. Sanno costoro che come affermato dall’Ad di Total siamo vicini al picco operativo nella produzione di greggio, ovvero l’impossibilità di superamento dei 100 milioni di barili al giorno (inclusi i crudi pesanti di Venezuela e Canada)? Dagli Usa all’Oriente, dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca Europea degli Investimenti, l’uso degli investimenti nell’energia verde in senso anticiclico è comunemente condiviso e sostenuto. L’Italia, prigioniera di lobby e gerontocrazie ciniche, boicotta l’economia verde. Il provvedimento Sogin, invece,ha dell’incredibile. Questa società tra il 1999 e il 2007 ha dilapidato circa 850 milioni di euro realizzando solo il 9% del piano industriale (gestione e messa in sicurezza delle scorie nucleari dei 4 reattori italiani “chiusi” con il referendum). Noi chiediamo perché sulla Sogin l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas non ha alcun controll o tranne l’obbligo della trasmissione di periodici Report sui lavori eseguiti? Perché la Sogin di fatto è gestita dal Governo attraverso il ministero dello Sviluppo, estromettendo il Parlamento? Perché la sol uzione trovata nel 2001 dall’ingegnere nucleare De Felice ex presidente Sogin, che consisteva nel sistemare il combustibile in cask che dovecomplessivo oggi è stimato intorno ai 250 milioni di euro» continua Campana che aggiunge: «I ricercatori e i tecnologi verrebbero, invece, distribuiti in altri non precisati enti di ricerca». Chi userà le strutture e le apparecchiature dell’Istituto? «Nessuno e il patrimonio di un centro ricerche d’eccellenza europeo e mondiale andrà incontro ad un rapido ed inesorabile declino» lamentano i ricercatori che chiedono al governo di «confluire nel Cnr per poter continuare la propria attività ». «In questo modo potremmo continuare le nostre ricerche e a fatturare i 4-5 milioni di euro che i commit tenti privati (tra questi, Boing, Airbus, Rolls Royce, Finmeccanica) ci versano ogni anno, senza pregiudicare il risparmio previsto dalla manovra, perché verrebbero ugualmente tagliati presidente e consiglio d’amministrazione », conclude Campana che «spera in un ravvedimento » del governo. E sì, perché questa è un’altra delle stranezze italiane. Non solo il taglio riguarda un ente d’eccellenza che rappresenta un punto di riferimento mondiale ma verrebbe soppresso un istituto che per il 35% del proprio bilancio si autofinanzia. Forse a via XX settembre dovrebbero fare più attenzione agli elenchi delle sforbiciate. Forse, oltre che con il collega Bondi, il ministro Tremonti dovrebbe scusarsi anche con i ricercatori dell’Insean che chiedono di poter fare quello che da sempre fanno «con passione » e con «ottimi risultati» ampiamente riconosciuti. Manovra Due provvedimenti del governo rischiano di azzerare o sviluppo d ell’economia verde nel nostro Paese. L’esecutivo favorisce solo il ritorno al nucleare gestito da Enel ed Eni che però hanno debiti miliardari va essere servito dalla ditta tedesca Gnb, e dal costo di 11 milioni di euro di molto inferiore ai 255 milioni di euro necessari per spedire il combustibile in Francia (per riprocessamento e condizionamento), non è stata ripresa da Sogin? Ed è ancora credibile che una società come la Sogin, con delibera del 16 dicembre 2005, determinò “l’assunzione” come dirigenti del presidente del Cda e l’Ad della società stessa? Con tale pregresso è accettabile che nell’ambito di una manovra di aggiustamento le uniche cose scritte nel comma sono la riaffermazione dei compiti di Sogin e che il numero dei componenti del Cda sia pari a 5, mentre prima i Commissari erano “solo” tre?

Erasmo Venosi
fisico nucleare
TERRA

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