Lo scorso mese di settembre l’On.le Razzi aveva interrogato il Ministro del Lavoro sulla vicenda di numerose famiglie di pensionati italiani, residenti in Svizzera

Lo scorso mese di settembre l’On.le Razzi aveva interrogato il Ministro del Lavoro sulla vicenda di numerose famiglie di pensionati italiani, residenti in Svizzera, che si erano rivolti al Patronato INCA – CGIL di Zurigo per l’espletamento delle loro pratiche di pensione e di liquidazione di somme versate, nel corso degli anni, sui fondi pensione integrativa (secondo pilastro).
La vicenda è legata alle malversazioni operate dall’allora direttore dell’INCA di Zurigo, sig. Giacchetta.
L’On.le Razzi con l’interrogazione parlamentare chiedeva si accertassero eventuali anomalie nella gestione delle pratiche ed anche le eventuali responsabilità.
Il Sottosegretario al Ministero del Lavoro, con risposta scritta dello scorso 18 maggio, ha fatto presente all’On.le Razzi che dagli accertamenti del Ministero non risulterebbero anomalie gestionali in capo al Patronato INCA – CGIL di Zurigo.
L’On.le Razzi indirizza oggi al Ministro del Lavoro una interrogazione integrativa della precedente, in quanto ritiene del tutto insoddisfacente la risposta del Ministro.
In questa nuova richiesta di chiarimenti, l’On.le Razzi contesta i risultati a cui è pervenuto il Ministero, a fronte della ispezione che è stata disposta dopo la presentazione della interrogazione, e fa presente che si sia sorvolato su un aspetto molto importante, quello cioè – incontestabile – che tutte le pratiche dei pensionati interessati dalla gestione Giacchetta, sono state svolte all’interno dell’ufficio INCA di Zurigo e da dipendenti del Patronato stesso.
È difficilmente pensabile, continua l’On.le Razzi (visto che nella sede di Zurigo dell’INCA operavano non solo Giacchetta ma anche altri impiegati) , che nessuno si sia mai accorto di anomalie od irregolarità riguardanti diverse pratiche per alcuni pensionati e che mai nessuno, all’interno della organizzazione dell’INCA, si fosse mai preso la briga di esercitare attività di controllo sull’operato di questi dipendenti.
Ogni Patronato all’estero ha un proprio “coordinatore nazionale” , che ha il compito di verificare mensilmente tutti i resoconti di carattere amministrativo e poter così stilare il bilancio preventivo e consuntivo della sede estera, da spedire poi (come in effetti viene spedito) alla sede centrale a Roma.
Non può pertanto, continua così l’On.le Razzi, non rilevarsi come vi sia stata comunque omissione di controllo e di verifiche, da parte dei coordinatori nazionali in Svizzera di INCA – CGIL, dell’operato dei dipendenti della sede di Zurigo : omettendo in tal modo, stando alla tesi del Patronato, che Giacchetta potesse creare delle pratiche “a tavolino”, vista l’assenza di ispezioni ; ed è altrettanto singolare (e grave) che gli ispettori ministeriali, nel momento in cui hanno eseguito le verifiche presso INCA di Zurigo, non abbiano verificato se nei singoli fascicoli esistesse un mandato di assistenza ; la richiesta del Patronato di prestazione all’ente pensionistico svizzero e, per finire, la decisione di questo ente.
Pertanto, così conclude l’On.le Razzi, è poco credibile che “le pratiche Giacchetta” , con cui sono stati danneggiati molti pensionati italiani in Svizzera, non risultino tra quelle protocollate dal Patronato INCA di Zurigo, visto che ogni pratica determina un punteggio e dà diritto al pagamento di una somma da parte dello Stato italiano e che il Patronato INCA-CGIL è, in Svizzera, il primo Patronato in assoluto per pratiche pensioni.
Con questa interrogazione integrativa l’On.le Razzi chiede di conoscere se gli ispettori del Ministero, che si sono recati recentemente in Svizzera, abbiano anche verificato se i controlli interni al Patronato (da parte cioè dei loro coordinatori nazionali) siano stati o meno mensilmente e regolarmente eseguiti presso la sede di Zurigo : nella quale ultima ipotesi scatterebbe una responsabilità, per omesso controllo, in capo a quei coordinatori nazionali.

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