reddito da prostituzione…

Gentile Direttore,

nel nostro Paese è ben noto che le Leggi sono applicate in base a come si alza il Giudice la mattina della Sentenza. L’ennesimo caso, che qui desidero citare, è, lei ricorderà, quello della tassazione del reddito proveniente dalla prostituzione. Non essendo reato prostituirsi, una ricca signora milanese vinse la causa con Sentenza n. 272/47/2005 depositata il 22 dicembre 2005, dopo che il Fisco si era affrettato a sostenere che il suo patrimonio (composto da svariati appartamenti) proveniva da una attività illecita. Siccome la legge stabilisce che va tassato anche questo tipo di reddito, la donna doveva pagare. «La verità – dichiararono nella sentenza i giudici presieduti da Sandro Raimondi – è che, alla luce dell'attuale ordinamento, i proventi della prostituzione non possono essere considerati tecnicamente redditi» perché non possono essere collocati né tra le attività illecite, né tra quelle lecite. E’ questa, a mio avviso, la corretta interpretazione. Però non finì li e , dopo due anni, la nostra tanto sbandierata Legge, venne interpretata diversamente, anzi all’opposto. Con Sentenza d’Appello ( Firenze, sentenza n. 146 dell'8 maggio 2007), si ribaltò la sopra citata sentenza; si ravvisarono elementi in numero più che sufficiente per poter affermare la tassabilità – quanto meno da un punto di vista teorico – del reddito ottenuto mediante l' esercizio del meretricio, essendosi via via dimostrata l'inesistenza di qualsivoglia pregiudiziale contraria, tenuto conto che non esiste alcuna norma che preveda espressamente una sua intassabilità. Ora, ditemi voi che cosa deve capire il cittadino medio, l’elettore, la prostituta, l’avvocato. Se ha ragione il primo Giudice, allora tutti coloro che subiscono contestazioni dal Fisco possono dichiarare di essersi prostituiti. Se, invece, ha ragione il secondo, quello dell’Appello, allora si dovrebbero tassare tutti coloro che sul territorio italiano vivono prostituendosi. Nella seconda ipotesi la recente manovra di Tremonti sarebbe stata ben più modesta dei 12 miliardi previsti (tra donne, uomini e trans, sono oltre sessantamila in Italia le persone che guadagnano vendendo il loro corpo). In entrambi i casi, il nostro Stato non ci consente di capire da che parte sta la giusta interpretazione, o , ancor meglio, con che criterio i Giudici interpretano la nostra Legge del piffero.

Marco Chierici

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