Sicuramente non è la prima volta che si scoprono possibili intrecci tra la gestione affaristica dello sport più bello del mondo e la criminalità organizzata. Con queste parole, Rosario Crocetta eurodeputato del Partito democratico, commenta l’operazione “Leonina Societas” effettuata dalla Squadra mobile nissena che ha dato esecuzione a sette ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Caltanissetta Giovanbattista Tona su richiesta della Dda.
“Mi sono dovuto occupare del Gela calcio, durante la gestione Massimo Romano, quando ho scoperto che il nipote di Piddu Madonia aveva l’abitudine di sostare vicino la porta dell’arbitro. Il Gela calcio siamo stati in grado di salvarlo più volte da tali infiltrazioni, – continua l’europarlamentare del PD – favorendone una gestione sana e trasparente. Il calcio è uno di quei mondi che più di tutti si presta alle operazioni di riciclaggio del denaro sporco e alle pressioni fiscali, ed è anche lo strumento di consenso incredibile, qualcosa dunque che fa seriamente gola alla mafia. Nel caso specifico della vicenda, che ha riguardato il Conapro, lo scontro su calcio si contamina e coincide con lo scontro durissimo di quegli anni per la gestione degli appalti del petrolchimico, fino ad allora dominato dagli appalti gestiti dal CNS e da allora dominato dagli appalti del Conapro, azienda vicina al boss Emmanuello, che grazie anche alle denunce che la mia amministrazione fece, sin dal 2004, venne cacciato dal Petrolchimico. Oggi il Gela calcio ha una dirigenza onesta e, nel mondo del Petrolchimico, molte imprese mafiose sono state allontanate. E’il risultato delle dure lotte che abbiamo fatto.
Oggi si è fatta luce su i moventi di un attentato e siamo grati alle forze dell’ordine e alla magistratura. In questi anni molto si è fatto sia in città che nel Petrolchimico e molti si sono rivelati gli intrecci tra settori dell’imprenditoria e criminalità organizzata. C’è una parte molto difficile ancora da chiarire, – aggiunge Crocetta – chi dava questi appalti a quelle imprese mafiose? E come e perché lo faceva?
Probabilmente si andrebbe molto in alto e forse qualche protezione politica di rango, interna ed esterna all’Eni, la si troverebbe. La storia ci ha insegnato che prima o poi la verità viene a galla, perché c’è lo sforzo serio e costante di tanti carabinieri, poliziotti, magistrati, testimoni di giustizia, che ogni giorno contribuiscono a costruire un pezzetto di verità e noi abbiamo pazienza, perché sappiamo – conclude l’eurodeputato del PD – che prima o poi i coperchi che nascondono tante verità, che hanno distrutto non soltanto la mia Gela, ma l’intera Sicilia, salteranno. Oggi brindiamo a questo nuovo successo della Giustizia”.