L’Ambiente senza idee

La Conferenza nazionale si è conclusa ieri, senza grandi contenuti scientifici e decisioni concrete. E la Prestigiacomo polemizza con chi parla di «scarso impegno» del governo su questi temi

Avanti tutta per la salvaguardia del pianeta, purché se ne parli poco e tra addetti ai lavori. All’università La Sapienza di Roma si è conclusa ieri la Conferenza nazionale sulla Biodiversità, appuntamento con cui l’Italia ha fatto il punto della situazione, con la solenne promessa del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, di presentare en-tro fine anno la strategia del nostro Paese per la tutela della sua straordin aria ricchezza naturale. In realtà, nonostante l’annuncio, l’evento è stato in tono minore, ignorato dai media e senza grandi contenuti scientifici. La Prestigiacomo ha parlato alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, raccontando che sarà il suo dicastero ad avere «l’onere di dettare le linee guida e d’indirizzo» della strategia, individuando come punti chiave «servizi ecosistemici, cambiamenti climatici e politiche economiche». Il piano nazionale sarà di 101 pagi ne, divise in 13 aree di lavoro, e secondo il ministro darà modo all’Italia di «giocare il suo ruolo a livello internazionale». Prestigiacomo ha anche polemizzato con chi lamenta una «chiusura o scarso impegno» del governo sulle tematiche ambientali, aggiungendo che questo «non può essere un terreno di scontro politico o ideologico». Dovrebbe spiegarlo a chi ha approvato documenti come quello, scritto nel 2009 dai senatori del Pdl (tra cui Marcello Dell’Utri) che negava l’origine antropica dei cambiamenti climatici, oppure al collega Giulio Tremonti, che ha tapochigliato per milioni di euro i bilanci di tutte le istituzioni che si occupano d’ambiente. Il nostro ministro dell’Ambiente ha poi parlato di dissesto idrogeologico, determinato anche dalla perdita di biodiversità, perché «le frane causate dall’uomo ci hanno fatto pagare un tributo pesante di vite umane, e dicono che stravolgere gli assetti naturali può essere micidiale». Peccato che anch e i ricercatori che gestiscono l’Iffi (l’Inventario delle frane) lamentino di non ricevere dal 2006 i fi- nanziamenti per aggiornarlo: appena 3-4 milioni di euro, che sarebbero però fondamentali per mappare al meglio il rischio e prevenirlo. L’intervento del ministro è piaciuto alle associazioni ambientaliste, che vi hanno però trovato qualche «criticità», in particolare sulla vaghezza del piano, che dovrebbe invece defi- nire «con precisione» le priorità e un «adeguato sistema di monitoraggio dei risultati ottenuti ». Lo spirito è però «costruttivo », e si aspettano novità per il 15 giugno quando, afferma Franco Ferroni, responsabile Progetti conservativi del Wwf Italia, «una nuova stesura della bozza dovrebbe essere portata all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni ». Iniziativa «molto positiva » anche per il presidente della
Lipu-BirdLife Italia, Giuliano Tallone, per cui «è straordinario che il mondo della ricerca, quello dell�� �ambientalismo e dei Parchi si uniscano per una proposta comune», anche se ora spetta al governo «il difficile compito di trovare la strada, in un momento
di crisi, per l’attuazione reale della strategia»

TERRA

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