Il Palazzo che ribolle

Non c’è pace per il governo. in un clima già tesissimo, a causa delle vivaci e crescenti proteste per il ddl sulle intercettazioni, arriva una nuova strigliata firmata Giorgio Napolitano. Il Presidente della repubblica, nel promulgare la conversione del “decreto incentivi”, invia una lettera di rilievi ai presidenti di Camera e Senato da cui emerge tutto il disagio di Napolitano per una tecnica legislativa, quella dei maxiemendamenti approvati con il voto di fiducia, più volte «criticata» sia da lui che dai suoi predecessori e che ha una «sua incidenza negativa sulla qualità della legislazione » e attraverso la quale «si realizza una pesante compressione del ruolo del Parlamento ». «il decreto-legge che, nella sua formulazione originaria, conteneva disposizioni riguardanti esclusivamente la repressione delle frodi fiscali, la riscossione tributaria ed incentivi al sostegno della domanda e delle imprese, nel corso dell’iter di conversione è stato profondamente modificato, anche mediante l’inserimento di numerose disposizioni estranee ai contenuti del decreto e tra loro eterogenee», scrive il Quirinale che avverte: «i motivi fin qui illustrati, in sé considerati, potrebbero giustificare il ricorso alla facoltà attribuita al Presidente della repubblica di chiedere alle Camere una nuova deliberazione».Insomma, Napolitano per questa volta firma, ma lo fa solo perché è consapevole che un rinvio al parlamento potrebbe comportare «il rischio della decadenza del decreto-legge, che contiene disposizioni di indubbia utilità, come quelle relative al contrasto dell’evasione fiscale ed al reperimento di nuove risorse finanziarie ». alle critiche del capo dello stato corrisponde un plauso pressoché unanime da parte delle opposizioni. In una nota congiunta i capigruppo del pd Finocchiaro e Franceschini ritengono «le valutazioni del presidente della repubblica del tutto appropriate e pienamente motivate». più duro l’Idv. per Donadi e Belisario «è ora che il governo cambi metodo e finisca l’esproprio dei poteri del parlamento», mentre l’udc, impegnato a Todi per un seminario sul futuro “partito della Nazione” (il nuovo contenitore per i centristi), si chiede «quante ammonizioni dovrà impartire il presidente Napolitano prima che governo e maggioranza capiscano che il contemporaneo abuso di fiducie e decreti rende inutile il ruolo del parlamento». Le preoccupazioni di Berlusconi, però, si concentrano sull’impopolarità della manovra necessaria a correggere i conti pubblici. Il presidente del Consiglio smentisce l’esistenza di misure «punitive» che definisce «solo menzogne dei soliti pessimisti». «Non sarà fatta macelleria sociale, non saranno toccate la scuola, le pensioni e la sanità», cerca di rassicurare un premier che i bene informati danno ai ferri corti con Tremonti. «La macelleria so-ciale arriverà. Quella ambientale è già arrivata con il terzo condono edilizio del governo Berlusconi che scatenerà l’assalto al territorio », gli risponde secco il presidente dei Verdi angelo Bonelli che aggiunge: «il governo Berlusconi ha deciso di premiare i disonesti ed i farabutti e di far pagare la crisi ai cittadini onesti. L’unica misura strutturale di questo governo è quella di legalizzare l’illegalità ». rincara la dose il segretario del pd pierluigi Bersani, secondo il quale nella manovra che l’esecutivo sta predisponendo «non si vede nulla di nulla che metta mano a dei meccanismi e che metta in condizioni questo paese di spostare il carico fiscale dal lavoro e dalle imprese alla rendita e alla ricchezza. Tutte le cose che si stanno dicendo di nuovo portano il carico sui ceti medi e bassi, a riduzione degli investimenti e una riduzione sugli enti locali». Il governo, dunque, appare sempre più alle corde, stretto fra i rilievi del colle, le inchieste sui ministri, la manovra e la legge sulle intercettazioni sulla quale fronda interna al pdl si oppone ad un eventuale voto di fiducia. un secco «no al voto di fiducia sul ddl intercettazioni » arriva da Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputatipdl e finiano doc che mette in guardia sul rischio che le notizie
non pubblicabili dalla stampa italiana potrebbero finire su tv e giornali stranieri. umberto Bossi prova a gettare acqua sul fuoco sulla fiducia: «Finora non è stata ventilata, se ne parlerà in Consiglio dei ministri», ma le fiamme sembrano troppo alte per controllare un incendio che si espande su troppi fronti.

Antonio Barone
TERRA

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