Manovra economica: avremmo preferito come speaker il Presidente del Consiglio a Gianni Letta

Sino a qualche settimana fa ci sentivamo più leggeri e fieri di aver superato una crisi che ci avevano detto che non esistesse ma pazienza l’avevamo superata

Il quadro della nostra finanza pubblica comincia piano piano a delinearsi nonostante le accelerazioni del governo. Dalle parole del sottosegretario Gianni Letta, abbiamo tutti saputo che dovremo prepararci a grandi sacrifici ma «si spera per poco tempo».
Il paese però sembra non aver meritato l’annuncio di persona del presidente del Consiglio e questo fatto non ci rassicura. Ci turba ed infastidisce. Il Presidente del Consiglio deve essere presente nella buona e nella cattiva sorte. Come mai manda Gianni Letta?
Il rischio che l’Italia possa fare la fine della Grecia di qualche mese addietro, è reale ragion per cui meglio affrontare l’emergenza per prevenzione piuttosto che riparare a guaio avvenuto.
Il dubbio è che se l’Italia è messa economicamente come la Grecia, se il suo debito pubblico cioè è tale da esporla a rischio fallimento, allora una manovra di 24 miliardi di euro non basta.
In ogni caso, ciò che preoccupa sono le conseguenze. Pensiamo per esempio a tutte quelle problematiche sociali in attesa di essere risolte: redditi familiari, lavoro, disoccupazione, precariato, ricerca, licenziamenti, cassa integrazione ecc… Per queste problematiche non ci potrà essere attenzione alcuna e questa volta non certo per cattiveria o incuria ma per forza maggiore.
Quando la scialuppa di salvataggio è in mare, non ci si può creare il problema nello stesso tempo di servire un piatto caldo a chi sta per affogare.
Le risposte che si attendevano non arriveranno e neanche sarà prudente e logico porle vista l’emergenza. Insomma chi è dentro è dentro e chi è fuori resta fuori salvo errori ed omissioni e non si sa bene per quanto tempo. Sempre meglio sapere però di quale sorte saremo meritevoli d’altra parte siamo stati noi a portare il paese dove oggi si trova.
In Grecia lo slogan è “non voglio pagare io i debiti degli altri” ed hanno ragione anche se in linea di principio è solo una affermazione retorica. Ci mancherebbe altro che ci mettessimo a pagare i debiti che invece hanno contratto altri al nostro posto.
Noi non siamo sicuri però di pagare debiti contratti da noi stessi. Potrebbe essersi verificato il caso greco ma allora ce lo dicessero subito.
Tutti sono responsabili è ovvio. Destra e sinistra succedutesi nel tempo al governo del paese.
Il debito pubblico non si accumula da un giorno all’altro, questo si, ma da un giorno all’altro si abbatte addosso ai cittadini come un fulmine a ciel sereno.
Sino a qualche settimana fa ci sentivamo più leggeri e fieri di aver superato una crisi che ci avevano detto che non esistesse ma pazienza l’avevamo superata. I nostri conti divenivano meno allarmanti e ci comportavamo meglio al cospetto degli altri paesi europei meno virtuosi di noi.
Oggi invece che alleggerirci il peso della congiuntura, ci propongono grandi sacrifici a lunga scadenza che sarebbero stati richiesti, ci dicono, dall’Europa.
Abbiamo forza sufficiente a sopportare il fardello che ci stanno propinando mentre affondano dolcemente una lama al petto e con il sorriso sulle labbra?

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