Le riduzioni di emissioni di gas serra devono essere portate dal 20% al 30%. è la proposta che la Commissione europea vuole portare innanzi ai premier di Eurolandia. L’agguerrita commissaria danese al cambiamento climatico Connie Hedegaard, da tempo sostenitrice della proposta, ha anticipato l’undici maggio a Londra, presso l’International Institute for Environment and Development, i contenuti di un documento che verrà uffi- cialmente pubblicato il 26 maggio e discusso presso il Consiglio dell’Unione in programma i prossimi 17 e 18 giugno. L’impegno assunto fin’ora dall’Europa, infatti, verte su di una riduzione, entro il 2020, delle emissioni dei gas serra del 20%, rispetto ai valori del 1990. La migliore strategia possibile, anche a fron-te delle resistenze di molti Paesi od aziende, ma non la migliore in senso assoluto. Ciò non di meno, secondo la Hedegaard, vale la pena ridiscutere il 20-20-20 e puntare ad obiettivi più ambiziosi. L’anticipazione del commissario danese, quindi, equivale a rendere pubblica quella che, ora, seppur non rappresentando la “posizione ufficiale” della Commissione, è una proposta autorevole, che i leader europei dovranno necessariamente discutere a giugn o. «Il nostro è un invito ad imbastire una discussione più basata sui fatti, non un invito a compiere decisioni affrettate», ha sottolineato la Hedegaard. Secondo gli studi condotti dal panel della commissaria, infatti, la recente recessione ha comportato un crollo del costo relativo al taglio di emissioni del 20%, rispetto ai calcoli effettuati nel 2008, che è passato da 70 miliardi di euro a soli 48. Grazie alla crisi, portare il taglio al 30% costerebbe solo 81 miliardi; ma, al netto dei risparmi generati dal miglioramento della qualità dell’aria (con la riduzione dei costi sanitari legati alle patologie respiratorie, ad esempio), il costo reale sarebbe molto più basso: fra i 70 e i 74 miliardi di euro. Secondo la commissaria danese, bisogna, però, agire contemporaneamente con una carbon tax (la tassa sulle attività che emettono biossido di carbonio nell’atmosfera) e sul mercato europeo dei permessi a inquinare (Ets). La crisi, infatti, ha abbassato il costo del carbonio, disincentivando le aziende ad investire sulle energie verdi, mentre bisognerebbe attivare un circolo virtuoso inverso. Secondo la Commissione, si potrebbero togliere 1,4 miliardi di incentivi all’Ets al fine di aumentare il costo del carbonio, creando un “effetto sostituzione” che renda le energie pulite economicamen-te più competitive: «Con aziende come quelle attuali e con un target fissato al 20%, – ha aggiunto la commissaria – il prezzo del carbonio non potrà essere aumentato. Con 30 euro da pagare per tonnellata di Co2 emessa, invece, la gente sarebbe spinta ad agire diversamente ». Attualmente, infatti, il prezzo del diritto ad emettere è fermo a 15 euro per tonnellata. La decisione, ora, passerà ai leader europei. Una situazione complessa giacché a fronte dei molti Paesi favorevoli all’aumento al 30%, ce ne sono altri, come l’Italia, contrari.
Alessio Postiglione
TERRA