Pattumiera siciliana

I rifiuti invadono ancora l’isola. Palermo assediata da immondizia e nelle discariche si trova di tutto: dalla raccolta differenziata ai tronchi di palma. Rischio contaminazione per le falde acquifere

Non è bastata la tanto attesa riforma del settore, della giunta di Raffaele Lombardo. In Sicilia è tornata l’emergenza rifiuti. O forse non è mai andata via, perché a intermittenza i sacchetti dell’immondizia sono rimasti per le strade. Partendo dalle periferie come Ciaculli e Brancaccio,i sacchetti dell’immondizia assediano ora anche il centro del capoluogo siciliano. Con gli studenti delle scuole costretti a fare tutte le mattine lo slalom tra l’immondizia in strada. Mentre i bagliori dei roghi notturni di cassonetti, continuano da mesi in maniera sempre più drammatica. All’azienda di igiene ambientale che dovrebbe effettuare la raccolta, l’Amia, commissariata nel febbraio scorso dal tribunale di Palermo che l’ha dichiarata fallita, mancano gli autocompattatori. Quelli in servizio sono 25, alcuni dei quali vecchi e senza manutenzione. I netturbini in molti quartieri passano una volta ogni tre giorni. Entro la prossima settimana dovrebbero entrare in servizio una ventina di nuovi mezzi, molti noleggiati a spese di alcune aziende private. Anche nella discarica della città gestita dall’azienda di igiene ambientale, quella di Bellolampo, le cose non vanno meglio. L’ingresso non è vigilato. Così all’interno oltre ai rifiuti solidi urbani si trova di tutto: la raccolta differenziata, tronchi di palma infestati dal punteruolo rosso che dovrebbero essere bruciati, mobili, cucine e materassi. Inoltre la montagna di rifiuti è crollata sul fianco sinistro sfonmeccanismodando la recinzione e invadendo la strada. Con il percolato che ormai pare abbia invaso anche il vicino torrente Celona. Tanto che la procura di Palermo ha avviato da diversi mesi un’indagine per «disastro colposo» e delle nuove analisi dovranno accertare se anche la falda acquifera è inquinata. Un’ipotesi che suscita molto allarme visti i vicini pozzi comunali dell’Amap, l’azienda che gestisce il servizio idrico della città, che immettono quell’acqua in una rete idrica che serve circa 200mila persone. L’indagine partita dopo la scoperta di un laghetto di percolato, vede ora indagate 13 persone tra i vertici dell’azienda di igiene urbana. Sempre sul fronte giudiziario la procura di Palermo ha disposto ieri mattina numerose perquisizioni a Milano, Roma, Cagliari, Palermo, Caltanissetta, Enna e Agrigento, nelle sedi di associazioni temporanee di impresa, società consortili e agen zie pubbliche che si erano mostrate interessate alla costruzione dei quattro termovalorizzatori siciliani del vecchio Piano rifiuti: Bellolampo, Casteltermini (Ag), Paternò (Catania) e Augusta (Sr). Il bando, pubblicato nel 2002, era stato annullato dalla Corte di giustizia europea perché non rispettava le procedure comunitarie, prevedendo i termovalorizzatori come principale metodo di smaltimento. La procura vuole ora accertare l’eventuale esistenza di infiltrazioni mafiose, episodi di corruzione o altre irregolarità in quel business mancato. E Legambiente parla di «un’emergenza pilotata, ad orologeria» che farebbe comodo a molti. Forse anche alla stessa Amia.

Alessandro De Pascale
TERRA

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