BERSANI, BIVIO ATOMICO

Il segretario del Pd risponde alla lettera di alcune personalità del mondo scientifico in merito al ritorno al nucleare in Italia. «Il no del partito non è dovuto a ideologia, ma a motivi di merito»

Come se non avesse altre gatte da pelare, il Partito democratico si ritrova di fronte a una nuova polemica. Una lettera firmata da numerosi intellettuali, e pubblicata su Il Riformista e Il Corriere della Sera, ha invitato ieri il segretario Pierluigi Bersani a non cedere alle (così definite) tentazioni demagogiche e antiscientifiche, e invitato il partito ad appoggiare apertamente il ritorno del nucleare in Italia, tanto
voluto dal ministro dimissio-nario Scajola e dalla maggioranza tutta. Tralasciando personalità di rilievo ma non esattamente esperti in materia, quali Fabrizio Rondolino, Pietro Ichino e Tiziano Treu, la lettera ha in calce le firme di alcune autorità del mondo accademico e scientifico: Umberto Veronesi, Giorgio Salvini, presidente onorario dell’Accademia dei Lincei, l’astrofisica Margherita Hack, Carlo Bernardini, professore emerito di Fisica de La Sapienza. Si legge nella missiva della conclamata emergenza energetica italiana e si dà
vigore alla causa atomica riportando le cifre del problema: l’importazione di più dell’80 per cento dell’energia primaria necessaria da Paesi a rischio (si intendono cioè quelle nazioni, dal Medio Oriente all’Africa e alle repubbliche ex sovietiche, considerate politicamente instabili), l’uso abbondante dei combustibili fossili, e l’importazione di energia nucleare da Oltralpe. Cui seguono i severi numeri della spesa pubblica a riguardo e le stime sull’impossibilità delle forme rinnovabili a soddisfare, o più semplicemente completare, il fabbisogno nazionale. Che risponde dunque il segretario Bersani, che pure sembrava ammiccare alla presenza di centrali in Italia? Innanzitutto che «il “no” del partito non è dovuto “all’ideologia”, ma a motivi di merito». Quindi la precisazione sulla posizione che il Pd assumerà sotto la sua direzione, una bocciatura con qualche spiraglio così argomentata: «Innanzi tutto le condizioni tecnologiche, poi la questione della sicurezza, come la mancanza di un’Agenzia; anche la gestione del vecchio nucleare non è affrontata, a partire dal decommissioning, che potrebbe rappresentare una chance per le nostre aziende, fino al ritorno delle vecchie scorie dalla Francia. Per non tacere – ha conclusoBersani – delle procedure di localizzazione degli impianti, che sono state messe su un binario incerto; per non parlare dei costi».
Un rifiuto che pare di metodo e non di concetto; e infatti c’è chi chiede chiarimenti: «Ci facciano sapere se intendono fare un’apertura
al nucleare – domanda Angelo Bonelli, presidente dei Verdi – o se si dichiara contrario a una fonte energetica superata, pericolosa,
insicura ed antieconomica. Perché dopo il mancato appoggio al referendum sull’acqua pubblica verrebbe messo in discussione un valore che è alla base dell’alleanza di centrosinistra». La questione è dunque anche politica, poiché qualora il Pd dovesse schierarsi a favore del nucleare, verrebbe messo in forte dubbio un sistema di valori condiviso dalle forze all’opposizione. Così dall’atomo e dalla sua scissione
passerebbe anche quella del centrosinistra.

Alessio Nannini
TERRA

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