Si concentrano sul ministero delle infrastrutture di Altero Matteoli gli strali dei magistrati che indagano sulle attività della “cricca”. Più precisamente nella rete degli investigatori è caduto Ercole Incalza, alto funzionario ritenuto braccio destro del ministro, come sottolineano il Corriere della Sera e Repubblica. Ci sarebbero 52 assegni per un totale di 520mila euro, firmati dall’architetto Angelo Zampolini, il “cassiere” di Diego Anemone, e destinati a integrare l’acquisto di un appartamento per la figlia dell’ingegner Incalza, pagato ufficialmente 390.000 euro. Da notare che si tratta di un appartamento di 5 stanze a Roma, a due passi da piazzale Flaminio, al secondo piano di un palazzo a ridosso del Lungo Tevere. Cinque minuti a piedi da piazza del Popolo, cuore della città.Il metodo Anemone, ovvero quello di pagare in buona parte la casa a qualche “potente” di turno, ha funzionato in altri casi, non solo in quelli di Scajola e Pittorru. Ha funzionato anche nel caso dell’attuale capo della “Struttura tecnica di missione”, uno dei collaboratori più stretti del ministro Matteoli, destinatario dei favori del costruttore ora indagato per corruzione? Il fatto risale, da quanto si apprende dagli organi di stampa, a sei anni fa, quando era consulente di Pietro Lunardi, che all’epoca occupava la stessa poltrona.La data fatidica è il 7 luglio 2004, come segnala la Banca d’Italia. In quel giorno, come risulta dai documenti contabili, Zampolini fa una operazione presso una agenzia della Deutsche Bank: versa sul proprio conto 520mila euro in contanti messi a disposizione da Anemone, e si fa dare 52 assegni da 10mila euro l’uno intestati a Maurizio De Carolis. L’interessato racconta di aver venduto un appartamento al centro di Roma per 390mila euro ad un certo Alberto Donati. Il notaio che ha stipulato il rogito? Manco a dirlo il solito Gianluca Napoleone, lo stesso di Scajola e gli altri. Ovviamente anche stavolta la cifra che compare nell’atto appare troppo bassa per una abitazione di lusso come quella. Ma chi è il signor Donati? Presto detto, è il genero di Ercole Incalza, stretto collaboratore alle Infrastrutture di Altero Matteoli. “Ho fatto l’affare grazie a mio suocero Ercole Incalza. Fu lui a dirmi di mettermi in contatto con Zampolini che mi avrebbe aiutato per l’acquisto dell’appartamento”, dichiara Donati.Quello di Incalza non è nemmeno un nome nuovo, visto che nel 1998, quando rivestiva il ruolo di amministratore delegato della Tav, finì in manette per disposizione dei magistrati di Perugia. Si indagava allora sulle ferrovie e in carcere finirono anche il presidente Lorenzo Necci e il finanziere Francesco Pacini Battaglia. Incalza dovrà spiegare ai magistrati perché Anemone fu così benevolo nei suoi confronti, in un periodo in cui lui era consigliere dell’allora ministro Lunardi. Verificare quali appalti abbia avuto il costruttore all'epoca. Molto potrebbe, per altro, spiegarlo Zampolini che continua a collaborare con i Pm.Continuano quindi ad emergere pezzi di un puzzle che probabilmente è in grado di riservare ancora molte sorprese. In attesa di sapere se il Tribunale del riesame deciderà per la competenza di Perugia o Roma, i magistrati Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi continuano a indagare.http://notizie.tiscali.it/articoli/cronaca/10/05/12/cricca-collaboratore-matteoli.html