Ferruccio Pinotti: "Ecco la verità  sui metodi medievali dell’Opus Dei"

di Maria Grazia d'Errico

Le esperienze umane non si discutono. E’ questo il senso del libro ‘Opus Dei Segreta’, edito da Bur Futuro Passato, scritto da Ferruccio Pinotti, giornalista investigativo de l'Arena di Verona che ha lavorato a New York per la Cnn e ha collaborato anche con l’International Herald Tribune. In questo libro, per la prima volta si raccontano le storie incredibili dei ‘numerari’ e delle ‘numerarie’, i membri dell’Opus Dei, che sono usciti dall’organizzazione. Il reclutamento, la pressione psicologica, soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne, l’uso del cilicio e della frusta (la cosiddetta ‘disciplina’), la rottura con le famiglie, la repressione sessuale, i libri ‘proibiti’, la gestione del denaro, la malattia: tutte storie vere raccolte in Italia, Spagna, Inghilterra, Germania, Stati Uniti e Sud America. Ferruccio Pinotti ci svela, insomma, come si vive veramente dentro a quella che è ormai riconosciuta come una delle più potenti e controverse organizzazioni della Chiesa cattolica.

Ferruccio Pinotti, il suo libro indaga su un’organizzazione segreta raccogliendo la drammatica dimensione esistenziale dei ‘numerari’: come e perché si entra in un contesto del genere, in cui niente è agganciato alla realtà?
“L’Opus Dei è sicuramente un’organizzazione dai caratteri fortemente integralisti, segreti e anche cupi, per molti aspetti medievali. Secondo molti esperti, essa ha le caratteristiche di una setta di reclutamento, di manipolazione psicologica, di coercizione morale nei confronti degli adepti. Si entra molto spesso giovanissimi tramite ambienti fortemente cattolici, attraverso la famiglia o i centri dell’Opus Dei verso cui i ragazzini, inconsciamente, si avvicinano. Molto spesso, il condizionamento inizia sin da quando hanno quattordici anni, la qual cosa pone dei problemi morali – e anche legali – molto seri, nel senso che, se una persona si avvicina all’Opus Dei in età giovanissima e la ‘promessa’ scatta a diciassette anni, ciò significa vincolarla a una scelta che avrà ripercussioni sulla sua personalità”.

La genesi dell’organizzazione parte dal ‘padre-poster’ fondatore, Josemaría Escrivá de Balaguer, un acceso conservatore filofranchista canonizzato in un lampo: a cosa è dovuto quello che viene considerato un vero e proprio culto della personalità?
“Il culto della personalità nacque, appunto, già in vita: Escrivà de Balaguer era un aperto sostenitore del franchismo e pare avesse espresso simpatie persino per Hitler. Egli era una persona dal carattere fortissimo, ma anche soggetto a forti depressioni. Questo culto della personalità venne alimentato nel corso dei decenni fino a portarlo, durante il pontificato di Giovanni Paolo II – molto vicino all’Opus Dei sin dagli anni ’70 – a una beatificazione e a una canonizzazione ‘lampo’. Quindi, il mito resiste: anzi, è diventato addirittura santo. Tuttavia, restano molte perplessità sulla sua figura storica e anche sulla sua canonizzazione”.

Sconcertante è la strategia di reclutamento dei minorenni e l’ossessione per il proselitismo: quali sono i requisiti per accedere e in quali ambienti sono collocati gli appartenenti?
“L’Opus Dei ha una strategia di reclutamento molto pesante: i ‘numerari’ che ho intervistato raccontano di obiettivi, di target, di reclutamento e avvicinamento dei giovani, soprattutto di quelli delle famiglie benestanti. La strategia dell’Opus Dei si muove, infatti, dall’alto verso il basso, mira a conquistare il potere attraverso gli strati elevati della società. E ciò è previsto addirittura dal loro statuto. Quindi, mirano soprattutto ai figli dei professionisti: medici, giornalisti, professori universitari e, attraverso questo lavoro, portano al loro interno i giovani e le loro stesse famiglie. Basti pensare che i ‘numerari’ versano tutto il loro stipendio, quello che guadagnano all’esterno. Ovviamente, fin da giovanissimi si deve fare reclutamento in favore dell’Opus Dei. E le famiglie che entrano con diverse qualifiche, come i ‘soprannumerari’, che possono essere sposati, si impegnano a versare almeno il 10% del proprio reddito o l’equivalente di quello che loro chiamano ‘il mantenimento del figlio’. Insomma, c’è un flusso di denaro molto forte, interi ‘ambienti’ e aziende vicine all’Opus Dei e tutto un sistema scolastico molto articolato, basato su un sistema di rapporti molto collaudato”.

“Ero io a volere che mi volessero bene e a fare quello che si aspettano da te” è la testimonianza toccante dell’intelligente psicologa Mariagrazia Zecchinelli: è questo il motivo che spinge gli adepti a redigere testamenti scellerati, a chiudere con le famiglie, a cedere stipendi?
“Sì, assolutamente. Il meccanismo del coinvolgimento affettivo è una ‘trappola’ molto efficace. Queste associazioni, come anche ‘Scientology’, fanno leva sulla solitudine interiore di moltissime persone, su situazioni affettive difficili, su delusioni d’amore. Quindi, all'inizio si pongono come un ‘porto’, fanno sentire meno soli con il loro affetto, la loro vicinanza, la loro protezione. Poi, però, iniziano a pretendere, a manipolare. E allora prende il via la fase del ‘ricatto affettivo’. Se ne esce senza lavoro, senza risorse, senza beni. La ricostruzione psicofisica di queste persone è molto problematica e, molto spesso, scatta anche un processo di delegittimazione nei confronti degli ex numerari, per far sì che molte persone non parlino”.

In questo ‘manicomio di Dio’ si descrivono le pratiche umilianti di chi si impegna a ‘maciullarsi’ la coscia col cilicio e a mortificare la carne. Anni di destrutturazioni dell’Io e, poi, la vera ‘svolta’ vocazionale: uscire dai ‘tentacoli’ di questa immensa ombra nera…
“Ciò che spinge a chiudere, appunto, è la disfunzione della personalità sistematica che viene operata nel corso del tempo. Basti pensare che molte persone indossano il cilicio, una catena di ferro alla coscia, per due ore al giorno, oppure si frustano la schiena una volta alla settimana, sveglia alle sei, doccia rigorosamente gelata, rinunce continue. Non possono vedere la televisione, non possono leggere i giornali, se non quelli consigliati. Alla fine, ognuno viene annientato, oppure si ribella e trova la forza di chiudere. Ma la chiusura è quasi sempre dolorosa…”.

La rivista interna per soli membri numerari dell’Opera ha ospitato i deliri dell'intraprendente fondatore fino alla sua morte, nel 1975: è vero che esiste un elenco di opere editoriali messe al rogo?
“Assolutamente si. Addirittura, l’Opus Dei ha messo all’indice alcuni libri ‘proibiti’ come faceva la Chiesa secoli fa. L’Opus Dei consiglia diligentemente quali libri leggere e quali evitare (Umberto Eco, Isabel Allende e altri…). I libri che fanno riflettere non sono ammessi, perché non è contemplata la libertà di pensiero. Anche questi sono atti di controllo, come quelli sulle pulsioni sessuali, un sistema di controllo totale della persona. In particolar modo, va segnalata la condizione della donna: assolutamente umiliante, di servitù. Le numerarie ausiliarie, per esempio, fanno soltanto le pulizie, non possono neppure guardare in faccia le consorelle delle famiglie più abbienti. C’è una dimensione della donna assolutamente penalizzante, dovuta al fatto che non esiste una situazione pensionistica per cui uscire, talvolta, diventa impossibile se non si hanno risorse nelle famiglie”.

ll sociologo Alberto Moncada è stato uno dei primi a parlare di numerari che si ammalano gravemente di depressione, talvolta con spiccate tendenze suicide: come vengono curati i pazienti della 'cuarta planta' a Navarra?
“Questo è un fenomeno incredibile: in questa clinica dell’Opus Dei, mediamente nota come il ‘quarto piano’, la ‘cuarta planta’ appunto, è dedicata a chi nell’Opus Dei si ammala di depressione e va in crisi. Queste persone vengono generalmente sedate. E’ un ambiente assolutamente particolare, nel quale si tenta di ridurre la volontà delle persone facendola passare come un moto di ribellione alla volontà di Dio che va curato con psicofarmaci. Queste persone vengono ridotte in condizioni pietose e vengono annullate nella loro personalità. All’estero, esistono strutture di sostegno che offrono aiuto. In Italia, non esiste nulla del genere”.

La nomina papale di Joseph Ratzinger è stata resa possibile, come rivelano alcune recenti fonti giornalistiche, da una vera e propria ‘campagna elettorale’ imbastita dai cardinali vicini all’Opus Dei: il Vaticano, quindi, si sente a suo agio con questa organizzazione?
“Sì: direi che in questo Ratzinger prosegue la linea di Wojtyla di grande sostegno a questi movimenti integralisti – Opus Dei e Legionari di Cristo – recentemente giunti alla ribalta. L’Opus Dei, in particolare, gode di buoni favori all'interno del Vaticano dato che un esponente vicino a questa organizzazione, Ettore Gotti Tedeschi, è stato recentemente nominato presidente della Banca Vaticana (Ior). Ciò dimostra che l’Opus Dei gode sicuramente dell’appoggio del Vaticano”.

Se non è dalla parte degli uomini, l’Opus Dei è, almeno, dalla parte di Dio?
“Francamente, ciò è molto discutibile: risulta difficile credere che si mantenga una persona in una condizione così primitiva solo per aver fede. Non è scritto da nessuna parte: sembra più una organizzazione che traduce la fede in potere”.(Laici.it)

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