"Troppa libertà  di stampa" dice Berlusconi. Ne approfittiamo e parliamo di conflitto d’interessi alle attività  produttive

Siamo l’unico Paese della zona euro ad essere classificato come “parzialmente libero” e Freedom House ci ricorda come il 90% delel tv sia in mano al premier. Che ora ha anche un interim in pieno conflitto d'interessi

Siamo piombati nel delirio. La notizia che Silvio Berlusconi assumerà l'interim del Ministero delle Attività Produttive, che ha competenza anche in materia di telecomunicazioni, ne fa il Ministro di se se stesso, delle sue aziende, delle sue ricchezze. Nessun altro Paese, persino i regimi autoritari, hanno mai subito lesioni democratiche di tale natura. “Urge, prima che declini la democrazia italiana, una legge sul conflitto di interessi e speriamo che questo incubo finisca”, dichiara, in una nota, il Senatore del Pd Vincenzo Vita.

Ci risiamo. Per il Presidente del Consiglio, in Italia ci sarebbe troppa libertà di stampa. Si sapeva già che Berlusconi è ossessionato da stampa e televisione, visto che passa le giornate a lamentarsi contro i giornalisti non graditi e a telefonare ad esponenti dell’Authority per le telecomunicazioni al fine di condizionare i contenuti delle trasmissioni. Ma stavolta è andato ancora oltre. Partecipando ad una conferenza stampa a palazzo Chigi, presenziata dal responsabile dell’Ocse Angel Gurria, per analizzare i risultati di un’indagine tesa a verificare la capacità del nostro Paese di fronteggiare le calamità naturali, il Cavaliere ha colto l’occasione per disquisire sul delicato argomento della libera informazione, ed ha dichiarato fieramente: “Se c'è una cosa che è sotto gli occhi di tutti è che in questo Paese di libertà di stampa ce n'è fin troppa, questo non è discutibile “.

Gli vorremmo ricordare che la libertà di informazione in democrazia non è mai troppa. Soprattutto in Italia, visto che secondo l’annuale rapporto di Freedom House siamo l’unico Paese della zona euro ad essere classificato come “parzialmente libero” – (partly free) – e ci attestiamo così ancora una volta oltre la settantesima posizione, a pari merito con India, Benin, il Sudafrica, le Filippine, il Congo, la Thailandia e il Nepal dietro persino al Cile e alla Corea del Sud, al Suriname, Trinidad e Tobago, Israele, Grecia. Inoltre, nonostante l’articolo 21 della nostra Costituzione tuteli la libertà di stampa, il nostro Paese è penultimo anche tra quelli dell’Europa Occidentale, seguito soltanto dalla Turchia.

Si tratta di un’analisi seria svolta da un’associazione fondate nel 1941, nata come risposta alla minaccia rappresentata dal Nazismo, situata a Washington D.C. e finanziata prevalentemente con fondi governativi, che ha come obiettivo la promozione della democrazia liberale nel mondo. Infatti Freedom House è conosciuta principalmente per i suoi rapporti annuali sul livello di libertà democratiche in ogni paese del mondo.

Secondo l’istituto di ricerca la sonora bocciatura dell’Italia tiene fondamentalmente conto di due media: i giornali e la televisione, ritenuti evidentemente ancora i principali protagonisti dell’informazione, lasciando a un ruolo ancora marginale il Web, seppure in crescita. Per Freedom House da noi l’informazione è sostanzialmente accentrata in mano a pochi soggetti, con un chiaro sbilanciamento a favore di un singolo esponente politico di cui nel rapporto si fa anche il nome e il cognome: ovvero Silvio Berlusconi.

Dal 1994, e cioè dalla discesa in campo di Berlusconi, c’è un rapporto anomalo e singolare tra la politica e l’informazione. “Oggi è risaputo, recita l’edizione 2009 di Freedom House, il Presidente Berlusconi controlla fino al 90% delle emittenti televisive nazionali, mediante gli sbocchi alle televisioni pubbliche e le sue partecipazioni ai media privati”, e racconta la relazione come: “Il primo ministro sia il principale azionista di Mediaset, del principale editore nazionale Mondadori e della più grande concessionaria di pubblicità, Publitalia”. Con le ultime notizie riguardo la sua nuova investitura poi, abbiamo proprio raggiunto il fondo.

“Nonostante i sopracitati studi siano pubblici e molto diffusi, l’atteggiamento della maggioranza di Governo risulta sempre più confusa ed incoerente sui temi della libera informazione”, commenta Matteo Orfini, Responsabile Cultura e Informazione del Pd, “Nel giorno in cui l’Istat comunica che la disoccupazione in Italia è arrivata ai livelli massimi, il capogruppo alla Camera Cicchitto non trova niente di meglio da fare che annunciare l’intenzione del Pdl di abolire l’ordine dei giornalisti, salvo poi essere smentito dall’altro capogruppo al Senato, Gasparri, che tra una sequela di insulti alla categoria dichiara invece la sua contrarietà”. “A Cicchitto e ai suoi – prosegue Orfini – ricordiamo che l’ordine fornisce, con il codice deontologico, l’unico strumento che detta ai giornalisti regole di comportamento che vanno al di là della legge; non vorremmo che la vera ragione per cui viene avanzata una tale proposta, alla luce del contenuto del ddl sulle intercettazioni, sia quella di spazzare via un organo che tuteli sia i giornalisti che il diritto dei cittadini ad una informazione corretta e libera”.

Ma il vulnus sul pluralismo dell’informazione non riguarda infatti solo il minutaggio assegnato a questo o quel Partito, bensì il racconto menzognero di quello che accade nel villaggio globale. La denuncia, come sempre puntuale di “Medici senza frontiere” sulla totale irrilevanza assegnata alle notizie più scomode dai Tg è tragicamente vera e realistica. Si tratta tra l'altro di vicende, come le guerre, le catastrofi, i genocidi, che purtroppo riguardano milioni e milioni di esseri umani, ma non rientrano nel flusso troppo spesso autoreferenziale dei canali di informazione. Si conta invece che ad esempio sul caldo asfissiante nelle città, ogni anno in estate ci siano almeno 200 articoli, tutti simili.

“Le antiche teorie sulla manipolazione degli anni venti e trenta del secolo scorso sembrano una favola rispetto ai buchi neri dei media televisivi dell'era berlusconiana” dichiara il Senatore PD Vincenzo Vita, che aggiunge: “ Le Irresponsabili dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla libertà di stampa, sono al di là del bene e del male e fanno pensare a battute tipiche dei regimi dittatoriali”.

Commenta le ultime notizie sulla nuova carica di Berlusconi, Paolo Gentiloni, Presidente nazionale del Forum Itc del Pd: “Neanche per un breve periodo di tempo è immaginabile che il Presidente del Consiglio abbia anche formalmente il potere di decisione e di firma nel campo delle comunicazioni da cui dipendono, ad esempio, delicate partite in corso in questi giorni: dal contratto di servizio da firmare con la Rai all’assegnazione delle frequenze televisive; sarebbe davvero il colmo del conflitto d’interessi”.

Anto P.

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