di Carla Isabella Elena Cace
L'anoressia e la bulimia nervosa continuano ad essere una patologia dilagante nei paesi industrializzati. Il Governo, alla luce di nuovi dati decisamente allarmanti, ha deciso di intervenire. Antonio Tomassini, presidente della commissione Sanità al Senato, ha proposto una mozione in merito. Analizziamone il contenuto con la senatrice Maria Rizzotti, tra i firmatari del documento.
Qual è il contenuto della mozione, senatrice Rizzotti?
“La mozione segnala al Governo, peraltro già molto sensibilizzato su questo tema, innanzitutto la necessità del monitoraggio sul territorio nazionale di quello che può essere l'accesso alla diagnosi e alla terapia da parte dei pazienti e delle loro famiglie. Il documento, poi, richiede l'istituzione di un Osservatorio Nazionale sui disturbi del comportamento alimentare che, attraverso una rete di servizi integrati, studi la possibilità di accesso alle cure e stabilisca una omogeneità di protocollo terapeutico, trattandosi di una patologia che richiede l'approccio di varie specialità mediche. C'è un impegno, in tal senso, anche da parte del Ministero della Salute, del Ministero della Gioventù, e di quelli dell'Istruzione e delle Pari Opportunità. Il Governo ha stanziato novecentomila euro, di cui una parte proveniente dal Ministero della Salute e un'altra da quello della Gioventù e dal Fondo di Previdenza Sociale, proprio per poter effettuare un monitoraggio delle strutture dedicate. Si stanno osservando, infatti, i dati di cinque centri pilota di dichiarata uniformità e sicurezza dei protocolli, in modo che possano essere presi come linee guida per qualsiasi intervento territoriale e centrale”.
Sono anni che si parla del fenomeno, come è mutato nel tempo e quali sono i dati attuali?
“Nel tempo questo fenomeno si è allargato. I dati epidemiologici in nostro possesso sono indubbiamente preoccupanti. Si calcola che otto – dieci giovani su cento possono avere questi tipi di disturbi del comportamento alimentare. E' la prima causa di morte tra gli adolescenti e i giovani tra i 12 e i 25 anni. Solo nel Lazio, ad esempio, l'8 per cento dei ragazzi in questa fascia di età soffre di anoressia o bulimia. L'allarme nasce dal fatto che è diminuita l'età in cui compaiono questi sintomi, addirittura si parla di bambini alle scuole elementari. Inoltre sono in aumento presso il genere maschile. Ogni anno vengono segnalati 9.000 nuovi casi. In Italia si calcola siano circa due milioni le persone affette. Questi sono i dati ufficiali, ma noi sappiamo che il sommerso incide per una quota notevole”.
Vi sono differenziazioni geografiche nel nostro paese?
“Sicuramente. Il dato più preoccupante è la differenza di presenza dei centri specializzati tra Nord e Sud. Tante famiglie o ragazzi del Centro-Sud Italia sono costretti a rivolgersi alle strutture del Nord e si ritrovano poi a tornare a casa senza avere un servizio di supporto adeguato. Altra differenza è nella campagna di sensibilizzazione. E' molto importante questa azione congiunta dei vari Ministeri perché uno dei principi fondamentali della prevenzione è l'informazione. Infatti, anche attraverso il Ministero dell'Istruzione si sta arrivando a campagne informative e di sensibilizzazione che coinvolgano la famiglia, le strutture scolastiche, i luoghi di sport, i pediatri, i medici di base in tutta la Penisola”.
Quali sono le terapie messe in atto oggi?
“Attualmente, il protocollo terapeutico parte da un trattamento ambulatoriale per arrivare al day hospital, un ricovero ospedaliero e poi una successiva riabilitazione. A proposito di ricovero, il sottosegretario Martini ha proposto il TSO, trattamento sanitario obbligatorio, per i casi gravi, senza che però si debba passare per i servizi psichiatrici, perché non si può costringere un adolescente in un reparto psichiatrico. Il TSO ha senso solo se effettuato in centri altamente specializzati”.
Esistono dati ufficiali sull'efficacia delle terapie?
“Attualmente, secondo dati delle strutture preposte, abbiamo un 30% di guarigioni e un 50% di cronicizzazioni della malattia. L'intervento del Governo è proprio volto a far diminuire i casi di cronicizzazione”.
Internet è il luogo deputato della comunicazione giovanile, spesso però in questi casi incita attraverso siti e blog a comportamenti negativi. Quali misure si intendono attuare?
“E' molto importante una azione univoca su Internet. Si calcola siano circa 30.000 i siti pro-anoressia, dove i giovani vengono istruiti su come perdere peso e su come ingannare i genitori. Queste realtà dovrebbero assolutamente essere oscurate. Il Governo ha istituito un portale, www.timshell.it, come punto di riferimento per i giovani che vivono questo tipo di problema”.
Del problema si parla ormai da anni. La percezione e la comunicazione dello stesso sono cambiate?
“E' cambiata molto la percezione del problema e le considerazioni sulle sue cause. Negli anni passati si è sempre addotta come ragione principale del disturbo alimentare un rapporto conflittuale madre-figlia, associato ad una caratterialità particolare dell'adolescente. Questo approccio non è più attuale. Persiste il modello di bellezza identificato con la magrezza, ma è ormai chiaro che la patologia prende corpo in una personalità conflittuale e debole, con uno stato di ansia molto avanzato, tipico dell'adolescenza. Va segnalato poi che oggi la malattia si sta diffondendo anche tra persone che hanno superato i 30 anni, prima considerata una fascia d'età non a rischio. L'influenza mediatica negativa esiste, ma agisce relativamente sul soggetto.