Questa mattina, alle ore 10.00, presso la sala del mappamondo a Palazzo Montecitorio, avrà luogo la giornata di studio concernente ” i rapporti tra l’Italia e l’Unione europea dopo il trattato di Lisbona”.
L’On.Antonio Razzi, membro della XIV Commissione dell’Unione Europea interverrà nella prima sessione trattando il tema “Quale ruolo per l’Italia nel nuovo assetto istituzionale dell’Unione Europea”.
Aprirà i lavori il Ministro degli Affari esteri, On.Franco Frattini, seguirà l’intevento del Vicepresidente del Partito popolare Europeo, On.Paulo Rangel e del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Dr Gianni Letta.
Parteciperanno, in rappresentanza degli studenti, due classi scolastiche.
Di seguito l’intervento dell’On.Antonio Razzi
ITALIA ED UNIONE EUROPEA DOPO IL TRATTATO DI LISBONA
GIORNATA DI STUDIO
Ringrazio il Presidente Pescante per aver promosso e organizzato questa giornata di studio che costituisce per la nostra Commissione e la Camera un importante momento di riflessione sullo stato del processo di integrazione europea e sul ruolo che il nostro Paese può assumere in questo ambito.
L’Italia, come Paese fondatore delle Comunità europee e dell’Unione europea ha una responsabilità peculiare nell’avanzamento dell’integrazione europea, soprattutto in un fase critica come quella che – oramai da qualche anno – stiamo attraversando.
Nonostante l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona costituisca un indubbio successo e pone i presupposti per il rilancio del processo di integrazione, non possiamo ignorare infatti la perdurante crisi di fiducia dei cittadini nella costruzione europea.
Una crisi che ha avuto i suoi momenti più acuti e visibili con i referendum svolti in Francia e Paesi Bassi sul Trattato costituzionale e con il primo di quelli svolti in Irlanda sul Trattato di Lisbona, ma che sarebbe erroneo e pericoloso considerare ora superata.
Dobbiamo, a mio avviso, come parlamentari italiani, porci tre questioni e definire altrettante risposte sul piano politico: quali sono le ragioni di questa crisi di fiducia? Quali risposte sono necessarie? Come l’Italia può contribuire a preparare una risposta adeguata?
La risposta alla prima questione è semplice: i cittadini europei – come sottolineato anche dai colleghi che mi hanno preceduto – non comprendono, non percepiscono concretamente il senso e i benefici dell’Unione europea.
Per un verso, manca un legame netto, concreto tra la vita quotidiana dei cittadini e l’attività delle Istituzioni europee.
Sono pochi e troppo settoriali i progetti e le iniziative identificabili direttamente come “europei” dalla generalità dei cittadini.
Il cittadino “normale”, non addetto ai lavori, non ha alcuna o ha scarsa consapevolezza degli interventi nel campo delle infrastrutture, dei trasporti, della ricerca, della mobilità degli studenti e degli insegnanti, della formazione professionale cofinanziati dall’UE da diversi decenni.
Per altro verso, anche nei confronti delle parte dell’opinione pubblica più avvertita del processo di integrazione europea, l’Unione europea appare inerte rispetto ai problemi che incidono sulla vita quotidiana dei cittadini e discendono da fenomeni globali, cui i singoli stati membri non possono da soli fornire una risposta.
Accenno per semplicità solo a questioni come la risposta alla crisi economica e finanziaria, l’immigrazione, la sicurezza energetica, la salvaguardia dell’occupazione e delle produzioni europee a fronte della concorrenza delle economie emergenti.
Credo che anche le risposte da offrire a questa domanda di Europa siano evidenti e riconducibili a due ambiti di intervento, ai quali come Paese e come parlamento possiamo e dobbiamo contribuire senza esitazioni.
Occorre in primo luogo uno sforzo di comunicazione e informazione da parte delle stesse Istituzioni europee e soprattutto da parte del Governo. Bisogna “spiegare” l’Europa ai cittadini, superando le difficoltà del gergo, delle procedure e delle alchimie decisionali che spesso caratterizzano il funzionamento delle Istituzioni europee.
In questo senso, come ha più volte sottolineato il Presidente Pescante sin dall’inizio della legislatura, il Parlamento e, in particolare, la nostra Commissione può svolgere un ruolo importante.
Attraverso seminari, giornate di studio come quella odierna, incontri di formazione con studenti di ogni ordine e grado, possiamo contribuire alla comprensione dell’Europa, alla illustrazione dei benefici che quotidianamente derivano in capo ai singoli cittadini, dall’integrazione europea.
Ma migliorare la comunicazione sulle attività esistenti non basta.
Occorre individuare contestualmente, con uno sforzo di or anche nuove iniziative e progetti comuni, chiaramente e inequivocabilmente identificabili come europei da qualsiasi cittadino.
Deve evidentemente trattarsi di interventi che abbiamo una ricaduta quotidiana immediatamente percepibile e apprezzabile.
In questo senso vorrei insistere su una proposta che ho già avanzato in più occasioni e che è anche confluita in un ordine del giorno, approvato ad inizio legislatura in relazione al disegno di legge di ratifica del Trattato di Lisbona.
Mi riferisco al trasmissione televisiva in chiaro in tutto il territorio dell’Unione europea, di eventi sportivi ed altre manifestazioni o programmi di straordinario interesse popolare.
Attualmente, i noti problemi legati all’acquisto dei diritti di ritrasmissione all’estero di questi eventi impedisce agli oltre due milioni di italiani residenti negli altri Stati dell’Unione europea la visione delle partite della nazionale di calcio e di altri eventi di analoga rilevanza.
E’ una barriera che fa percepire ai nostri connazionali – e lo stesso immagino che avvenga per i cittadini di altri Paesi – le frontiere nazionali come una barriera invalicabile. Barriera che annulla tutti i benefici delle quattro libertà economiche, del mercato unico e dà quasi il senso della inutilità dell’Europa.
Un’Europa considerata incapace di unire i suoi cittadini persino ai fini della visione di un evento sportivo..
Credo che solo un’iniziative comune dell’UE, promossa dall’Italia possa superare definitivamente questo ostacolo e dimostrare invece, quotidianamente al cittadino che – anche di fronte allo schermo di casa – l’Europa esiste e migliora la qualità delle vita.
Si potrebbe in particolare proporre che almeno un canale televisivo per ogni Stato membro abbia diritto a trasmettere in chiaro, in tutto il territorio dell’UE, eventi sportivi di particolare rilevanza, come appunto le partite delle squadre sportive nazionali.
Il Ministro Ronchi ha già manifestato in diverse occasioni un grande interesse per questa tematica, anche accettando l’ordine del giorno alla ratifica del Trattato di Lisbona che ho prima richiamata.
Sono quindi certo che il Governo assumerà tutte le iniziative necessario a questo scopo, dimostrando come l’Europa si costruisca non in base a grandi progetti ma soprattutto partendo dal basso, dalla vita quotidiana dei cittadini.
On.Antonio Razzi