Nella Genesi la creazione dell'uomo è descritta due volte. La prima narrazione appartiene alla tradizione sacerdotale: “Dio creò gli uomini a norma della sua immagine; a norma della immagine di Dio li creò; maschio e femmina li creò”. Qui, l'unico indizio che potrebbe rivelare l'appartenenza del racconto ad una società patriarcale, è il fatto che sia menzionato prima il maschio e poi la femmina. L'altra descrizione è da attribuire alla tradizione Jahvista, caratterizzata da un linguaggio immaginoso: “Il Signore modellò l'uomo con la polvere del terreno…Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto a lui corrispondente »…Allora Dio fece cadere un sonno profondo sull'uomo…poi gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio costruì la costola…formandone una donna”. Qui l'appartenenza dell'autore ad una società patriarcale è evidentissima. Tutti gli studiosi cattolici e protestanti sono d'accordo nel ritenere che i racconti della Genesi non possono essere considerati una cronaca. Difficile però, se non impossibile, trovare una Bibbia commentata nella quale si spieghi al profano, che è assurdo immaginare Dio che plasma l'uomo col fango, così come ancora più assurdo è immaginare, che prima abbia creato il maschio, e poi, dopo averci pensato un po' su, abbia creato la femmina con una costola dell'uomo. Ma se davvero la creazione dell'uomo fosse avvenuta in due tempi, sarebbe forse più logico immaginare che il Signore ricavasse il maschio dalla femmina, magari col concorso dello Spirito Santo.
Miriam Della Croce