Le battaglie di Obama

GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ITALIA

Francamente un paio di anni fa il progetto di combattere i forti gruppi del potere finanziario operanti a Washington mi sembrava una bella idea da campagna elettorale, quasi surreale, una specie di onirica idea fantapolitica ad uso e consumo di un elettorato nuovo, giunto alle urne per la prima volta nella storia della famiglia, spinto dalla indubbia novità di un candidato non wasp. Oggi, invece, ecco giungere notizia di provvedimenti di legge per la riforma del sistema bancario, con l’obiettivo di evitare il ripetersi delle sciagure finanziarie che hanno funestato la fine della presidenza Bush e di tutelare milioni di risparmiatori americani che hanno visto sfumare nel nulla i frutti del loro lavoro.
Il testo diffuso online per spiegare la riforma di Wall Street inizia con una frase semplicissima e comprensibile per ogni americano: il Presidente Obama significa business, cioè affari, guadagno. Vediamo per chi e come.
Il pacchetto di provvedimenti in materia finanziaria noto come La Riforma di Wall Street, presentato al Congresso, consta di 1336 pagine. Crea un’agenzia per la protezione del consumatore di servizi finanziari, in modo che gli americani possano avere tutte le informazioni necessarie per prendere decisioni finanziarie valide. Vuole limitare gli abusi di Wall Street, rendere affidabili le grosse banche e fare in modo che i cittadini che pagano le tasse non debbano più sostenere banche in fallimento. Prevede per questo una tassa speciale sulle banche che andrà ad alimentare un fondo per eventuali salvataggi di colossi in crisi.
C’è un non trascurabile elemento comune nella politica del Presidente Barack Obama. Come già nella battaglia, vinta nonostante i molti compromessi necessari, per la riforma del sistema sanitario, anche questa volta, impegnato contro le storture del mondo finanziario e dei poteri forti che lui chiama lobbies di Washington, Obama chiama a raccolta le sue truppe. Infatti sa benissimo che per vincere battaglie impegnative, combattute senza esclusione di colpi da ambo le parti, non basta la maggioranza in parlamento, ci vuole anche il sostegno e la simpatia di tanti cittadini, manifestati a livello locale in tutti i modi possibili: dibattiti televisivi, riunioni in locali pubblici, telefonate, visite a domicilio, articoli sulla stampa locale, proiezioni di video, messaggi online.
Quest’ultimi, inviati in email a milioni di destinatari, sono elaborati da raffinati esperti della comunicazione che sanno bene come semplificare e far capire concetti anche complessi: poche idee forti espresse in modo semplice, lessico alla portata di tutti, qualche colorita frase idiomatica, appello ai sentimenti più radicati e diffusi, argomentazioni comprensibili anche da un bambino, e soprattutto chiarezza sugli obiettivi e l’individuazione degli avversari da sconfiggere. Insomma è evidente un forte impegno verso la partecipazione più ampia possibile della base elettorale, in un più ampio progetto di crescita della democrazia americana.
L’opposizione repubblicana parla di elementi di eccessivo statalismo che nuocerebbero alla patria del libero mercato. Appare chiaro, però, che la riforma di Obama è una precisa espressione proprio dell’America del libero mercato, quella della piccola impresa, del consumatore e del risparmiatore, che vanno difesi dagli interessi forti del mondo delle banche e della finanza.
Intanto un comunicato recentissimo ci dice che è stato trovato un uomo armato vicinissimo al Presidente Obama. Auguriamo al Presidente di salvare la pelle nelle sue battaglie per far approvare provvedimenti che migliorano la democrazia americana, ritenuti da alcuni una minaccia per la libertà.
emedoro@gmail.com
L’Aquila 26 aprile 2010.

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