FINI E IL PDL

Mi è difficile scrivere un commento a quanto successo questa settimana in seno al PDL e credo che l’unica strada corretta sia cercare di avere con i lettori la più profonda onestà e chiarezza personale e politica. Una premessa: la cosa più sciocca ed assurda è dividere chi ha militato con orgoglio in Alleanza Nazionale tra “pro” e contro Fini. La semplicistica logica dei media è stata sempre di dividere da una parte e dell’altra in schiere contrapposte persone che in gran parte – questo almeno vale per me – credono che invece la questione sia innanzitutto politica e non personale, ovvero nella necessità di un chiaro “si” o “no” al PDL e, in subordine, l’evidenza che Fini può avere anche delle ragioni, ma che di volta in volta bisogna avere la libertà di valutare con obbiettività e capacità critica se siano più giuste le tesi sue o quelle di Berlusconi: non esiste che uno o l’altro abbiano “sempre” ragione..

Io sarei andato ad ascoltare Fini martedì scorso quando mi ha invitato a Montecitorio all’assemblea dei suoi “amici” (facendo un errore: andavano invitati TUTTI gli eletti nel 2008 di AN) innanzitutto perché ritengo tuttora di esserlo, e poi perché avrei voluto semplicemente dirgli che stava sbagliando in alcune scelte. Ci si è messa la “nube” islandese a sconvolgere i viaggi, ma comunque – come mi aspettavo – è stata fatta subito la “conta” di chi c’era e di chi non c’era, logica sciocca e superficiale mentre molti invece avrebbero voluto partecipare, ma non per “aderire” quanto dibattere, così come – avendo poi io appoggiato la “mozione dei 75” – va detto con forza che nulla in quel testo è “contro” Fini quanto – semmai – è ribadita una forte volontà di appartenenza al Popolo delle Libertà, cosa che ancora poche ore prima veniva messa in dubbio.

La premessa (detto da uno che non è un “venduto” né aspira a cariche o pretende nulla, ma si scoccia a sentirsi dire di fare scelte guardano al proprio tornaconto…) deve allora essere chiara: io mi sento del PDL e non voglio tornare indietro. La scelta di sciogliere AN è stata decisa da un congresso, questo congresso è stato voluto fortemente proprio da Gianfranco Fini che due anni fa ha voluto liste uniche alle elezioni politiche, ma che non ci impegnavano a sciogliere il partito.

Lui lo volle, pochi dissentirono (come l’on. Roberto Menia), altri (come me) erano “tiepidi” ma prevalse questa linea. Oggi invece io sono convinto più che mai che abbiamo fatto una scelta giusta e per me ormai irreversibile. Fini conosce politicamente Berlusconi almeno da 17 anni, dal quel novembre del 1993 quando il Cavaliere scese in campo. Non sono una novità il suo carattere ed i suoi atteggiamenti personali, quindi non ha senso attaccarlo così pesantemente oggi quando per anni e anni si sono condivise le sue scelte. Il problema è piuttosto che gli esponenti di AN – se valgono e se vogliono – proprio nel PDL hanno la possibilità di rappresentare ai vari livelli la maggioranza degli italiani. Il PDL è lo strumento giusto per coinvolgere e farsi coinvolgere ed è la logica evoluzione di una moderna destra europea. Dipende da noi e non da altri essere all’altezza del compito per guidare (meglio: co-guidare) il PDL ma non chiudendoci in una setta o in una corrente.

Questo è l’errore che sta facendo Fini che – seconda questione – si è circondato da alcuni consiglieri che non reputo all’altezza. Sono convinto che se oggi fosse ancora tra noi Pinuccio Tatarella non avrebbe mai preso le posizioni, per esempio, del suo ex “delfino” Italo Bocchino. Lo dico con rispetto per tutti, con amicizia, ma anche con estrema chiarezza perché non è facendo la fronda nel PDL che si costruisce il futuro. Io credo che sia giusto un dibattito interno vero, un confronto (tra l’altro – a seconda dei temi sul tappeto – vi possono essere diverse convergenze tematiche, politiche, culturali, etiche e territoriali). Ma se PRIMA si deve discutere, POI si accetta comunque il parere della maggioranza. Sono ancora più chiaro: se si è parlamentari di maggioranza si difende il proprio pensiero in caso di divergenze, ma poi si è leali fino in fondo con il Governo perché ciascuno di noi rappresenta i propri elettori che lo hanno voluto. Non avrebbe senso nascondersi e tacere per poi impallinare la maggioranza nelle votazioni: spero che tutti si comporteranno sempre con senso di responsabilità.

Un altro aspetto che non condivido con Fini sono gli atteggiamenti ed i commenti sulla Lega Nord. Anche qui: ma quando Fini parla perché prima non si confronta con qualcuno che vive nel Nord Italia? Ma possibile che non si sia reso conto che a fare il gioco della Lega (e a far guadagnare voti a Bossi) sono proprio certi suoi discorsi, atteggiamenti, distinguo, prese di posizione che la gente di destra non capisce e non condivide? Ma venga a vivere le realtà del nord e si renderà conto di certe cose. Attenzione: non è che Fini sbagli ad enunciare o proporre certi concetti, è che questi concetti – siamo o no in una quotidiana guerra mediatica ? – vanno PRIMA studiati, discussi, spiegati, approfonditi e POI eventualmente lanciati all’esterno.

Sul federalismo, per esempio, il PDL deve essere chiarissimo e soprattutto deve subito applicarlo. Mai come da quando sono diventato sindaco vedo le assurdità di uno stato centrale che non riesce a distinguere i buoni dai cattivi, le amministrazioni serie da quelle che sprecano. Adesso basta: “federalismo delle responsabilità”in un quadro di unità nazionale da applicare sul serio perché – almeno da noi- sono i nostri stessi elettori che vogliono così, e chi non lo capisce è del tutto fuori strada.

E’ chiaro che certe”sparate” leghiste sono insopportabili ed assurde, ma meno male in fondo che ci sono, perché la gente seria (che è tanta, e ragiona con la propria testa) se il PDL difendesse concretamente gli interessi locali e delle categorie tenendosi invece distante dalle “sparate” – tipo quelle recenti di Bossi jr. – ecco che potremmo più facilmente recuperare voti alla Lega.

Terzo aspetto è l’informazione: credo che Fini sia esasperato (oltre che perché ha smesso di fumare: non si sorrida troppo su questo aspetto, chi ci è passato lo capisce…) anche perchè ogni giorno viene svillaneggiato da “Il Giornale” in modo indegno, controproducente, ossessivo e provocatorio. Chiunque di noi reagirebbe e il Cavaliere quando dice che non può nulla su Feltri allora si dissoci pubblicamente da quello che scrive quel quotidiano. Queste testate “amiche” hanno fatto più danno, seminato più liti e contrapposizioni, esasperato gli animi nel centro-destra che non una sconfitta elettorale che invece – e grazie a Berlusconi! – si è trasformata in vittoria.

Ma tutto questo per dire che è NEL Popolo delle Libertà che dobbiamo discutere e non CONTRO il PDL o faremmo solo il gioco dei nostri avversari.

Quindi, Gianfranco, torna ad essere quel grande e lungimirante politico che sei stato e puoi essere, non stare ad ascoltare solo chi – magari non disinteressatamente – ti sta intorno e allora sì che buona parte dei dirigenti ed elettori del PDL ti staranno nuovamente vicino, perché quando sostieni la necessità di leale dialettica interna hai ragione, ma per sostenerlo devi essere credibile ed autorevole.

Avremo modo di approfondire questi temi nelle prossime settimane sperando però di non dover più assistere a litigi come quelli di questa settimana in direzione nazionale che – credo non solo me – hanno profondamente turbato e diviso il nostro mondo vedendo mettere a rischio un lungimirante percorso politico tramite il quale la destra è andata alla guida del paese ed una destra moderna ed intelligente potrà contribuire a cambiarlo, in meglio, per le prossime generazioni.

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