Berlusconi: «Un presidente della Camera non dovrebbe fare dichiarazioni da uomo politico. Se vuoi farle, le fai da politico e non da presidente della Camera. Ti accoglieremo a braccia aperte nel partito»
Non sappiamo quali conclusioni trarrà Gianfranco Fini dalla riunione di Direzione del Pdl, ma ieri si è avuta l’ulteriore conferma Che con Silvio Berlusconi
non si può discutere, figuriamoci – come ha tentato di fare il presidente della Camera -convincerlo a legittimare nel suo partito opinioni diverse, con una maggioranza
e una minoranza. La pazienza del premier è durata poche ore. Berlusconi L ha persa dopo l’intervento di Fini a fine mattinata, che argomentava: «Al nord siamo diventati la fotocopia della Lega. Abbiamo alzato la bandiera della privatizzazione delle municipalizzate he sono diventate il tesoretto degli amministratori leghisti in attesa di mettere le mani nelle banche?». Poi aggiungeva: «Io ho fondato il Pdl non per dar vita a un’unica associazione tra Pdl e Lega. L’identità della Lega
è chiara, quella del Pdl molto meno. Questo non vuol dire remare contro il governo ma segnalare un certo appiattimento sulle posizioni leghiste».Davvero troppo per Berlusconi, che non aspettava la replica a disposizione a fine riunione e alle 13:40 risaliva sulla tribuna per attaccare Fini: «Un presidente della Camera non dovrebbe fare dichiarazioni da uomo politico. Se vuoi farle, le fai da politico e non da presidente della Camera. Ti accoglieremo a braccia aperte nel
partito». Gli rimproverava anche di non aver partecipato alla manifestazione a piazza S. Giovanni indetta alla vigilia delle elezioni regionali.Sarcastica la replica del
presidente della Camera che si è evato in piedi dal suo posto in prima fila e ha lanciato la sfida: «Altrimenti che fai? Mi cacci?».Il premier, accolto da una ovazione
nel momento del suo ingresso in mattinata nell’Auditorium romano di via della Conciliazione, aveva svolto una relazione dai toni soft. L’annuncio di tenere un congresso del Pdl entro l’anno era accompagnato da un ragionamento che sembrava accogliere qualche richiesta di Fini: «Mi sono impegnato con l’opposizione per mandare avanti le riforme soltanto se sapremo trovare un accordo perché le istituzioni riguardano tutti i cittadini e quindi è giusto che le riforme siano fatte con una grande maggioranza ». Poi Berlusconi ha iniziato a usare la terza persona, come di solito usa fare solo Benedetto XVI: «Il presidente del Consiglio ha il 63,33 per cento: un consenso bulgaro. Il governo ha il 48, risultato traordinario in un momento di crisi, e il Pdl il 38,8 per cento». Era facile concludere con un implicito e non detto «Se tutto va benissimo,ma che vuole questo rompiscatole i Fini?» insinuato nell’uditorio. L’intermezzo imprevisto del botta e risposta tra Berlusconi e Fini di
fine mattinata ha consigliato di interrompere la Direzione per la pausa pranzo, di cui il presidente della Camera ha approfittato per riunirsi con la sua corrente già indispettita in mattinata per i titoli dei quotidiani Libero (“Fini allo spiedo”) e del Giornale (“Il caso Fini paralizza il Pdl”). Cosa deciderà ora il presidente della Camera è difficile dirlo. La previsione maggiormente accreditata è che per lui d’ora in poi sarà sempre più difficile rimanere nel Pdl e sulla sedia di presidente
della Camera, anche se ha subito replicato al premier dicendo di non voler lasciare né l’uno né l’altra. Berlusconi ha una idea precisa del Pdl ormai incompatibile con quella di Fini: «Non è possibile che ci siano orrenti, qualcuno le ha definite metastasi dei partiti. Il Pdl è un movimento che nasce dal popolo, non è un partito con le correnti come i vecchi partiti». A questo proposito è disposto a fare un’unica concessione che fa venire in mente il vecchio “centralismo democratico” in uso nei partiti comunillarmesti: «Quando si arriva a una decisione dove c’è una maggioranza, la minoranza si deve adeguare». Lo spauracchio di elezioni anticipate
in autunno consiglierà di siglare almeno una tregua tra i due duellanti? Molto dipende dalle reali intenzioni di Berlusconi che il voto anticipato lo blandisce spesso
per ricattare chi non obbedisce ai suoi ordini e diktat
Aldo Garzia
TERRA