Nel 1940-1945 il Regno d’Italia nel ciclone della guerra non voluta e perduta, la Repubblica dal 1946 al 2010 una partitocrazia con l’incontrollabile democrazia…..

La Repubblica con una partitocrazia e l’incontrollata democrazia, una politica come se fossero miliardari e cosi’crebbe in dismisura il Debito Pubblico. Molti cittadini italiani ricorderanno che nei primi mesi del 1946 nel nostro paese c’era il Regno d’Italia, un Istituzione monarchica, che nel bene e nel male supero’con il sacrificio di tutti la guerra non voluta e tragicamente perduta.

Come non essere d’accordo che il sovrano avra’ peccato con le sue incertezze e strategie d’attesa alle decisioni, su cose che dubitavamo fossero giuste, ma dovremmo anche essere piu’realisti, il Re Vittorio Emanuele III di Savoia, evito’ la guerra civile, nell’arco del breve periodo 1919-1922 quando i socialisti, comunisti e gli anarchici ben intenzionati a creare le premesse dalle caratteri- stiche rivoluzionarie sull’onda di quella russa nel 1917.

Il Re non volle entrare in guerra nel 1940, ma circostanze politiche di quel momento storico ne condiziono’apparentemente il suo potere dalla decisione ferrea espressamente voluta del capo del Governo, Benito Mussolini, che il Sovrano per prudenza tattica l’assecondo’, ed evito’ reazioni pericolose, che per gli storici percepita assoggettamento al potere del regime Fascista. Un’atteg- giamento di sbarramento d’opposizione ferma e risoluta, nei confronti di Mussolini, il Re non la ritenne idonea nemmeno nel 1938, un’imprudenza politica o militare avrebbe potuto scoccare la scintilla dagli effetti imprevedibili e devastanti per il Regno d’Italia ed il Popolo Italiano.

Piu’ logica e premiante la strategia dell’attesa, sostenuta dal Re e fortunatamente conclusasi su iniziativa dei gerarchi del Fascismo che sfiduciarono Mussolini, e ne determino’ senza colpo ferire, la fine del dittatore, di nome, ma non di fatto, se lo si dovesse confrontare con Stalin o con Hitler. Cosa negativa per il Re, si manifesto’ in quanto gli anglo-americani non accettarono la sua proposta per una pace separata, un progetto che il regio Esercito se fosse stato rafforzato dalle truppe anglo-americane ed agendo con tempestivita’ avrebbero potuto stroncare sul nascere l’invasione delle truppe tedesche con la prospettiva che l’Italia avrebbe potuto ottenere la pace separata anche con la Germania.

Tutto quanto accaduto, prima che succedesse cio’ che mai nessun italiano avrebbe voluto imma- ginare dovere subire impotenti dall’onta dell’armistizio incondizionato che provoco’ lo sfalda- mento dell’organizzazione militare e per fortuna non totale del regio Esercito, che dalla docu- mentazione storica l’Italia, agi’ con lo status di belligerante a favore degli anglo-americani e la decisione del Governo di Badoglio, di dichiarare guerra contro la Germania. Ed in questo caso ci furono anche le condizioni per evitare la guerra civile, e non la storia difforme descritta dagli scrittori dell’era repubblicana, consenzienti e di parte. Nessuno fu in grado d’immaginare il coinvolgimento di quella che fu la Repubblica Sociale Italiana, nata e sepolta nel giro di 20 mesi.

L’Italia a poco piu’ di un’anno dalla fine della II Guerra Mondiale, divisa in due tronconi, dalla zona sud il Regno d’Italia, nel proprio territorio occupato dagli anglo-americani e la zona nord dalla Repubblica Sociale, che opero’ nel territorio italiano con le autorita’ e truppe tedesche convinte di essere state tradite. La legittimita delle autorita’ del Regno d’Italia con lo status di belligerante a fianco delle truppe angloamericane, invasori prima dell’armistizio e poi alleati con lo status di liberatori, una situazione illogica ed irreale che pote’accadere soltanto in Italia.

Contrariamente a quanto si pensassse, i danni comunque, ridimensionati. Non accettare l’armisti- zio significava, piu’ morti, piu’ devastazioni sul territorio italiano, quale fine sarebbe potuto accadere all’Italia depositaria dell’incalcolabile patrimonio e valore artistico, alle nostre citta’ che sarebbero state rese al suolo, dalle fortezze volanti, che non potevano fare distinzione o preferenze a cosa sarebbero andate distrutte, sul nostro territorio Italico, la distruzione di paesi, campagne e citta’ piccole o grandi ed importanti, considerate a scatola chiusa obiettivi militari.

Quella non voluta e sciagurata guerra fu totale ed il Re dovette adattarsi a una diabolica situazione cosa fare e come si sarebbe potuto evitare le devastazioni dalle dimensioni inimmaginabili e la ricchezza dell’Italia dal punto di vista storico, artistico e culturale che rappresentarono e rappresenta le testimonianze della civilta’ romana, cristiana un’eredita’ che appartiene simbolicamente al mondo occidentale. Il Re non si e’ posto la domanda se era utile continuare una guerra gia’ perduta ed assistere che le citta’ si sbriciolassero colpite dalle bombe sganciate dall’alto, dalle fortezze volanti, angloamericane o arrendersi e la consepovolezza di salvare innanzi tutto, vite umane, con questo umile gesto evito’ la distruzione di tutta l’Italia. Gli anglo-americani convinti di essere i piu’ forti non accettarono la pace separata che l’Italia invoco’, anzi fu imposto l’armistizio incondizionanato.Il Re Vittorio Emanuele III, non ebbe altra opzione ed ha fatto il suo dovere di Re di tutti gli Italiani responsabile della casa Reale dei Savoia, perche’salvo’ l’Italia da una totale devastazione, limito’ le perdite umane di militari e civili e garanti’ la continuita’ dello Stato.

Anche chi voto’, il 2 Giugno 1946, per la Repubblica non ebbe il tempo di riflettere per un giudizio sereno, come andarono veramente le cose di quella guerra perduta. La maggioranza degli elettori, quella ufficiosa, se avessero optato per la monarchia e senza nulla togliere ai Presidenti della Repubblica che si sono avvicendati dal 1946 incluso il Presidente Napolitano, tutt’ora in carica, l‘Italia avrebbe avuto un Re capace di riscattare la dignita’ degli italiani, la gloria dei Savoia e un Regno d’Italia piu’ austero al servizio del Popolo Italiano.

La partitocrazia nell’ambito dalla Repubblica che traccio’ il solco della rinnovata democrazia che gesti’ per un lungo periodo non curandosi miticolosamente da un’opportuna politica di controlli provoco’ reazioni negative per l’economia della nazione. Tuttavia l’Italia con i bilanci dello Stato, che non fu mai fuori controllo, ma le strategie non sempre giudicate il fiore all’occhiello e per contingenze ambientali accompagnate da spregiudicate politiche clientelare da oltre mezzo secolo, la nota dolente della voragine del “debito pubblico” un cancro da curare con urgenza con una politica economica austera e rigorosa capace a farlo decrescere anno dopo anno.

Ma che cosa si potrebbe fare di speciale? Semplice, creare una struttura abilitata alla formazione dei cosidetti progettisti, architetti ed ingegneri come logico fare nel campo delle costruzioni, in questo caso la formazione “elite” per affrontare alla radice cio’ che sara’ la progettazione e suc- siva assunzione di un indeterminato numero di funzionari e impiegati incaricati alla realizzazione degli organismi necessari per la gestione di tutta l’amministrazione pubblica.

Come trovare le risorse finanziarie? Avviare un programma severo con l’obiettivo finale il ridimensionamento complessivo del 30% delle spese di gestione a tutti i livelli e organismi che reggono la politica italiana. Un’altro esempio: Avviare la riforma del Senato, le leggi e le nuove regole d’attivarle all’inizio della prossima legislatura. Si percepisce nell’aria sin d’ora la prospet- tiva del ridimensionamento del numero dei Senatori. Non ci sono dubbi, la maggioranza e opposizione convinte a trovare l’accordo per un numero inferiore dei Senatori.

Il mio pensiero oltre l’orizzonte, agire per avere una riforma risolutiva per la modifica dell’ attuale forma dello Stato. Confermarlo significherebbe continuare a spendere a pioggia. Le riforme istituzionali, quelle prospettate dal Governo con il presidenzialismo, maggiori poteri al primo ministro e cosi’ via, che sono discutibili ma quello che e’ grave l’ipotizzabile divisione dell’Italia e l’inevitabile politica futura del federalismo fiscale, esperienza dal rischio sociale che minerebbero le basi essenziali dell’Unita’ d’Italia. Curiosa l’idea di manifestarla ai quattro punti cardinali in contraddizione alla Celebrazione del 150.mo dell’Unita’d’Italia.

Consapevole che l’ipotizzabile Istituzione monarchica trovera’ sulla sua strada un’infinita’ di correnti politiche mobilitate alla piu’ intransigente opposizione, ma altrettanto vero che si costi- tuirebbero altri movimenti politici e comitati promotori che impedirebbero lo sviluppo di politi- che secessionistiche e comunque prima che qualcuno divida l’Italia in due o tre sezioni ed a questo ritengo sia giusto pensare e meditare tutti noi.

Qualora si manfestassero tali ipotesi, consapevole che possono essere sogni di nostalgia, quindi innocua, in quanto la Monarchia non promuove nulla contro la Democrazia, perche e’ un’ Istituzione al di sopra delle parti e non deve essere confusa come partito, cio’ non toglie che ci siano movimenti o partiti nazionali e democratici, che s’ispirano come punto di riferimento l’alternativa dell’Istituzione monarchica. La Storia descrive che grazie a un Re coraggioso, padre della patria, nel lontano 17 marzo del 1861 realizzo’ l’Unita’d’Italia, quindi quando il popolo sara’ pronto e convinto a muoversi nella giusta direzione, ordinatamente e democraticamente con un plebliscito rieleggeranno il Re per un nuovo Regno d’Italia.

Al di la, dell’idea ipotizzabile, fermo restando la forma dello Stato repubblicano, il numero dei Senatori della Repubblica, qualora venisse varata la riforma, limitarla a quota 210, inclusi 10 Senatori, nominati all’Estero, quidi ripartiti con 10 Senatori per ognuna delle 20 Regioni e 10 nell’ammbito della Circoscrizione Estera, rappresentativi geograficamente e non ripartizione po- litica, ma come status di rappresentativita’ nazionale a costo di Euro 1.00 (uno) in lingotto d’oro, all’anno, questo come valore simbolico per ogni Senatore della Repubblica.

La valutazione di tale metodo emerge un dato positivo, si eviterebbero enormi spese relative alle campagne elettorali, i Senatori in tal caso, nominati dal Presidente della Repubblica, segnalati dal Parlamento. La Camera dei Deputati spettera’ ad individuare i meriti e le note personalita nell’ ambito del mondo dell’imprenditoria, della finanza, della magistratura, scienziati, premi Nobel e da altri settori importanti della societa’ civile e militare della nostra nazione.

La nomina a Senatore, un Titolo con incarico onorifico e prestigioso, tale autorita’ istituzionale rappresentera’ intellettualmente l’eccellenza della nazione Italia, esprimeranno pareri ed opinioni vincolanti valide a modificare o perfezionare proposte di leggi ed a respingerle alla Camera, per le opportune modifiche, la loro funzione di vigilare costantemente le linee politiche del Governo di turno, chiamato a guidare la nazione. Con l’eccezione, di contrappeso, del veto del Presidente della Repubblica con la facolta’, nel caso emergenziale, a procedere al congelamento immediato e temporaneo della funzione concessa ai Senatori nell’esprimere pareri relative a proposte di leggi in corso d’approvazione.

L’abrogazione totale delle nomine dei Senatori a vita, e solo a questi Senatori, il conferimento del mandato limitato a 7 anni, scaduto tale termine, manterranno il Titolo onorifico di Senatore a vita, e potranno votare e partecipare la vita politica, con l’obbligo della rinuncia a candidature a cariche politiche amministrative ed istituzionali a tutti i livelli soggetti alle elezioni.

Tutte le riforme dello Stato mirate allo smantellamento delle strutture ritenute inutili in quanto superate dalle nuove tecnologie e la totale smobilitazione degli organismi che sono state soggette a campagne elettorali per l’elezione di Presidenti di Regione e Consiglieri Regionali.

Alla Camera 400 Deputati inclusi 12 eletti nella Circoscrizione Estera, quindi il doppio calcolato nella misura di 20 deputati per ogni regione, ma il numero di 20 non vincolante, ma proporziona- le alla densita’della popolazione relativa la circoscrizione elettorale. Comunque, alcune Regioni piu’ piccole e meno popolate il numero non deve scendere al di sotto di 5 (cinque) Deputati.

Al Parlamento l’approvazione ed al Governo l’esecuzione delle operazioni dello smantellamento degli Uffici di Presidenza delle Regioni e di Consigli Regionali. Le Regioni politicamente non sono indispensabili, costano troppo e creano sovrapposizioni di potere confittuale con il Governo centrale. La riforma e’ necessaria in quanto le regole della buona economia non consentono bilanci insostenibili a tutti i livelli dell’amministrazione dello Stato.

Con il gettito delle imposte dirette ed una parte di queste risorse da destinare per la creazione di cantieri di lavoro, strutture, infrastrutture e manuntezioni portuali e aeroportuali, il monitoraggio costante delle condizioni delle scuole, strade, rete autostrade, gallerie, ponti, ferrovie e quant’ altro necessario per sostenere i costi di gestione relativi ai Comuni, Province, Governo, Camera e Senato. Il futuro va affrontato con ottimismo e massimo sostegno a tutte le iniziative produttive e procedere con fermezza le esecuzioni degli azzeramenti di quelle parassitarie.

E’ bene che si sappia che le Regioni furono un compromesso geopolitico che accontento’ le amministrazioni locali concedendo un vago pizzico di potere, ma in realta’ risultarono inefficien- ti e non indispensabili, tali provvedimenti aiuterebbero a ridurre altre spese di gestione relativa l’Amministrazione Pubblica.

Il recupero di tale risorse incanalarle in altre direzioni piu’ produttive e redditizie sostenuta dalla politica di un Governo forte, efficiente e piu’ vicino alla gente. E come italiano all’estero, a questo Governo ed altri futuri, da non ridurre i contributi destinati alle attivita’ operative degli italiani che risiedono all’estero, sostenere con adeguati investimenti e dotati di strumenti innova- tivi che consentano a migliorare la conoscenza, ma soprattutto l’insegnamento della lingua e la cultura italiana non solo in Italia, ma all’estero, gia’ previste dai capitoli, nelle finanziarie. E’ un grave errore sottovalutare gli italiani all’estero, perche’sono risorse inestimabili e positive per l’Italia che lavora.

Le Province sono necessarie, ma nella giusta proporzione. Attualmente la Repubblica Italiana e dotata da 110 Province, quindi confermarne non piu’ di 50. Per le altre declassarle a Comuni non inferiori a 100.000 abitanti, da questa operazione l’accorpamento dei Comuni per la costituzione di Province piu’ allargate.

La riforma fiscale che aiuti a risollevare adeguatamente la ripresa dell’economia interna e soste- gni con minore pressione fiscale alle grandi aziende interessate all’esportazione dei prototti italiani destinati all’estero. Le risorse recuperate da evolverle agli investimenti a medio e lungo termine per la ricerca di nuove alternative che producano energia elettrica a minore costo. In que- sto periodo di crisi per superarla e’ utile osservare con un’occhio particolare le famiglie italiane con uno strumento correttivo per equilibrare il valore retribuzioni con il reale costo della vita.

Riformare la Giustizia, definire il processo di tutte tre i gradi nell’arco perentorio di 5 anni. Al Magistrato il compito nell’interpretare ed a fare rispettare le leggi. Divieto Assoluto a contrappo- sizioni con i poteri conferiti al Parlamento ed al Governo, che spettano i doveri di servire l’Italia.

Da questo articolo non vi e’alcuna pretesa di presentare proposte di riforme relative l’economia, leggi Istituzionali o Costituzionali, ma un tracciato d’approfondire come piattaforma politica nell’ambito del Parlamento Italiano. L’avvio delle operazioni dello smantellamento delle struttu- re ed organismi e quant’altro provochera’ inevitabilmente il problema a moltissimi degli addetti ai lavori di qualsiasi livello che perderanno il posto di lavoro, quindi le operazioni di bonifica organizzativa deve seguire di pari passo un progetto parallelo che risolva come reintegrare, se non tutto, una parte del personale specializzato di ogni settore in alternativa a quello perduto.

Boston, 20 aprile 2010 – On. Michele Frattallone, Presidente del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, Inc., Consigliere eletto e membro del Comitato Esecutivo e Tesoriere del COM.IT.ES., Circoscrizione consolare di Boston, gia’ candidato al Parlamento Italiano nelle ultime elezioni del 13-14 aprile,

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