L’On.Antonio Razzi, deputato dell’Idv, nel lamentare l’elevato numero di procedure di infrazioni avviate nei confronti dell’Italia

L'On.Antonio Razzi, deputato dell'Idv, nel lamentare l'elevato numero di procedure di infrazioni avviate nei confronti dell'Italia e le anomalie procedurali che hanno caratterizzato l'iter della legge comunitaria, nella quale sono state introdotte disposizioni disorganiche ed estranee al suo contenuto proprio, sottolinea la necessità di procedere ad una sollecita riforma della legge n.11 del 2005, anche alla luce del nuovo scenario delineato dal trattato di Lisbona, nonchè di garantire una maggiore attenzione del Parlamento alle tematiche inerenti l'Unione europea.

Di seguito l'intervento in Aula dell'On.Antonio Razzi sul disegno di legge ” Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee” – Legge comunitaria 2009.

Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge comunitaria 2009 è il primo che la Camera discute dopo che il primo dicembre dello scorso anno è entrato in vigore del Trattato di Lisbona, con cui si è messo fine a diversi anni di negoziati sulla riforma delle istituzioni europee.

L’importanza di questo trattato è di grande rilievo. Da un lato esso accresce la democraticità e la trasparenza dell’Unione europea, attraverso il rafforzamento dei ruoli del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, dall’altro definisce in maniera più precisa la ripartizione delle competenze tra il livello europeo e quello nazionale.

Da un lato semplifica i metodi di lavoro e le norme di voto per rendere più efficiente l’Unione, dall’altro accresce la capacità di intervento nei settori considerati di massima priorità.

Da un lato rafforza i valori e gli obiettivi sui quali si fonda l’Unione, dall’altro integra le libertà e i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali rendendoli giuridicamente vincolanti.

È questo sicuramente l’elemento più qualificante di tutto l’impianto del trattato perché rafforza i binari di un’Unione dei popoli europei, prima o accanto a quelli dell’integrazione delle politiche economiche.

Il trattato rafforza le quattro libertà fondamentali, nonché la libertà politica, economica e sociale dei cittadini europei; pone l’accento sulla solidarietà tra gli Stati membri nei casi di attacchi terroristici, calamità naturali o provocate dall'uomo, nonché nel settore energetico.

Rafforza gli strumenti comunitari di politica estera, per quanto riguarda sia l’elaborazione che l’approvazione di nuove politiche.

Infine, per la prima volta, l’Unione acquista la personalità giuridica unica che ne rafforza il potere negoziale, potenzia ulteriormente la sua azione in ambito internazionale e la rende un partner più visibile per i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.

In questo quadro mutato, bello e importante, il disegno di legge comunitaria 2009 che giunge all’esame della Camera in terza si presenta molto modificato rispetto al testo che quest’aula aveva approvato nel settembre del 2009. Quel testo conteneva 25 articoli che durante l’iter parlamentare al Senato sono aumentati a 56. Sono state inoltre inserite 3 nuove direttive nell’Allegato A, e ben 29 nuove direttive nell’Allegato B.

Detto questo, è però necessario fermarsi brevemente a riflettere sul senso della legge comunitaria nell’ambito del quadro mutato dal trattato di Lisbona, cui si è fatto cenno prima, e sull’impegno che l’Italia può e deve mettere nel partecipare alla vita dell’Unione.

Secondo i dati aggiornati al 18 marzo 2010 dal Ministero per le Politiche Comunitarie risulta che a carico dell'Italia sono aperte ben 139 procedure d'infrazione, 113 delle quali riguardano casi di violazione del diritto comunitario e 26 attengono a mancata trasposizione di direttive nell’ordinamento italiano. Si tratta di numeri che non fanno onore all’Italia, specie con riferimento al mancato recepimento delle direttive, che rappresenta ben il venti per cento del totale delle infrazioni aperte, e dà la rappresentazione nei fatti di una scarsa diligenza dell’Italia nel contribuire alla costruzione e realizzazione dell’Unione.

Sicuramente l’inserimento al Senato di così tante direttive da recepire nella Comunitaria 2009 deve considerasi un fatto importante – a fronte del ritardo storico dell’Italia e delle difficoltà a rispettare i termini fissati per il recepimento delle direttive comunitarie –, ma sarebbe stato più corretto e saggio che il Governo avesse spinto per l’approvazione definitiva della legge comunitaria 2009, affrettandosi a presentare il disegno di legge per la Comunitaria 2010 – che in questo momento, probabilmente, avrebbe già potuto essere legge o aver terminato l’esame in almeno uno dei due rami del Parlamento. E invece la Comunitaria 2010 sta già accumulando ritardo, mentre quella del 2009 è ancora qui tra le nostre mani.

C’è qualcosa nel metodo che non funziona, c’è qualcosa che va modificato nel procedimento.

Anche il relatore, in Commissione, ha definito grave il ritardo con il quale si esamina il provvedimento relativo al 2009, mentre il presidente Pescante ha riconosciuto che questo ritardo e, conseguentemente, la mancata presentazione del disegno di legge comunitaria per il 2010 è anche riconducibile al fatto che il provvedimento, nel corso della navette tra Camera e Senato, è oggetto di modifiche e inserimenti che spesso poco hanno a che vedere con l'adeguamento del nostro ordinamento alle disposizioni dell'Unione europea. Ciò rende il disegno di legge comunitaria simile ad uno dei noti decreti-legge denominati «milleproroghe», a scapito del suo contenuto proprio.

Si pensi per esempio all’articolo sull'attività venatoria, rispetto alla quale pochi hanno ricordato che il Parlamento, in questa occasione, è chiamato a discutere ed approvare la legge comunitaria, e non una legge di riforma dell'attività venatoria; sarebbe dunque stato assai più opportuno affrontare il tema in altra sede. Così si sarebbe potuto anche rispondere puntualmente alle 11 contestazioni mosse dalla procedura di infrazione aperta nei confronti dell'Italia. In ogni caso, tenendo presente che le contestazioni mosse al nostro Paese riguardano diversi aspetti ma non il calendario dell'attività venatoria, che è stato inserito al Senato.

Il relatore del provvedimento in Commissione ha aggiunto che il fatto che il disegno di legge comunitaria sia divenuto il veicolo per istanze estranee al suo oggetto ‘proprio’ rende particolarmente urgente procedere alla modifica della legge n. 11 del 2005, per consentire di rendere più efficace e tempestivo il lavoro parlamentare sulle tematiche europee.

L’opportunità di avviare quanto prima in Commissione l’esame delle diverse proposte di legge di modifica della legge n. 11 del 2005 (legge Buttiglione), è utile per approfondire le numerose questioni istituzionali e regolamentari poste dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, rispetto al quale, nonostante i passaggi in Commissione e nella Giunta per il Regolamento, Parlamento e Governo sono in ritardo.

Valga qui un altro richiamo al metodo, che non condividiamo, relativo all’inserimento al Senato, nel provvedimento oggetto del nostro esame, di disposizioni di modifica della legge n. 11, sulle quali peraltro il Governo ha espresso parere favorevole, pur nella consapevolezza del percorso avviato sul tema alla Camera. Non è infatti la legge comunitaria lo strumento idoneo a modificare la legge Buttiglione, in quanto essa necessita di una riforma complessiva, coerente ed organica, tenendo anche in considerazione il fatto che occorre lavorare d'intesa con il Senato. Invece, gli interventi disorganici, come quelli presenti nella comunitaria 2009, non sono utili.

Tra le questioni che dovranno essere risolte, per esempio, c’è anche l’insufficienza di informazioni che il Governo trasmette al Parlamento sulle procedure di infrazione, come previsto invece dall'articolo 15 della legge n. 11 del 2005.

Né dovrà essere trascurato un rafforzamento della cooperazione tra il Parlamento italiano e quello europeo e tra il Parlamento italiano e quelli nazionali degli altri stati dell’Unione. E ciò si deve raggiungere anche attraverso un rafforzamento degli organi specializzati negli affari dell’Unione.

Prendiamo atto, ovviamente, che il presidente della Commissione Pescante, ha preso l’impegno di mettere all’ordine del giorno della Commissione le proposte di legge aventi ad oggetto la revisione della legge n. 11 del 2005 una volta concluso l'esame del disegno di legge comunitaria.

Quello che è necessario, in ogni caso, è una crescita di attenzione e dedizione da parte del Parlamento ai temi europei e agli adempimenti di sua competenza. Si fa’ rilevare questa circostanza al fine di richiamare l’attenzione del Parlamento sull’importanza della calendarizzazione tempestiva dei documenti e delle iniziative legislative intraprese dall’Unione, specie in seguito alla mutata rilevanza che i parlamenti nazionali hanno nel Trattato di Lisbona.
Valga un esempio per tutti: in questi mesi si è svolta la consultazione sul futuro della Strategia di Lisbona (che si chiamerà EU2020) promossa dalla Commissione europea.

La fase di consultazione sulla bozza di strategia dell’Unione europea per il prossimo decennio si è conclusa il 15 gennaio scorso.

Concludo Signor Presidente ricordando che il Governo italiano ha inviato alla Commissione il proprio parere sul futuro della Strategia di Lisbona il 19 gennaio, la Camera invece ha approvato il proprio documento di lavoro l’11 marzo, con due mesi di ritardo rispetto alla scadenza, quando, di fatto, non c’era più modo di consentire alle istituzioni europee di tenerne conto.

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