di Carla Isabella Elena Cace
La danza è una delle tre arti sceniche principali insieme al teatro e alla musica. Prima espressione artistica del genere umano, ha come strumento il corpo. Nel corso dei secoli è stata lo specchio della società, del pensiero e dei comportamenti. E' lÂ’unica disciplina che si svolge contemporaneamente nel tempo e nello spazio. In Italia può vantare una antichissima e nobile tradizione, eppure oggi si trova in una situazione delicata e difficile rispetto alle altre discipline artistiche. Per cercare di migliorarne le condizioni e favorirne la rinascita e lo sviluppo è stato presentato un disegno di legge. Ascoltiamo, in merito, il suo primo firmatario, il senatore Oreste Tofani.
Qual è la reale condizione del mondo della danza nel nostro paese, senatore?
“La danza in Italia non gode di buona salute. Sopravvive in cattività, come un esemplare in via di estinzione, in alcuni enti lirici. La causa è una reiterata disattenzione verso questa meravigliosa forma d'arte, peraltro nata e sviluppatasi proprio nel nostro Paese. La crisi è in atto, nonostante la continua crescita di pubblico e di domanda di spettacoli. Si è innescato un meccanismo perverso che scoraggia i sovrintendenti a programmare manifestazioni, poiché per l'assegnazione dei fondi del FUS si tiene conto soprattutto del numero di spettacoli d'opera lirica, di quello dei concerti e solo in minima parte del numero dei titoli di balletto. Motivi, questi, per i quali i teatri preferiscono invitare compagnie straniere a basso costo e di discutibile qualità per una o due titoli di danza, anziché produrla. Così, si è giunti alla cancellazione di famosi corpi di ballo italiani come quelli di Torino, Venezia, Trieste, Bologna e Catania”.
Cosa si vuole ottenere attraverso il ddl?
“Con il disegno di legge che ho presentato, insieme ad altri colleghi, si intende ricondurre la danza a quel ruolo e quel prestigio che la storia le assegna. Ad esempio, per la ripartizione del FUS, il ddl attribuisce al Balletto con Orchestra realizzato con un proprio Corpo di ballo gli stessi punti riservati all'Opera Lirica. Aumenta le quote per le fondazioni che hanno un Corpo di ballo stabile, incentivando la produzione. Obbliga le Fondazioni Lirico Sinfoniche a mantenere o a ripristinare la consistenza numerica delle compagnie stabili di ballo. Inoltre, per i Teatri che non le avevano e non le hanno, introduce l'obbligo di affidare una parte della loro programmazione a compagnie di ballo italiane, contribuendo così a creare un gran numero di nuovi posti di lavoro. Il ddl entra anche nel merito dell'età pensionabile dei ballerini, portata dalla legge Dini alla improponibile età di 52 anni, fissandola a 47 per le donne e a 48 per gli uomini”.
Spesso si parla di reality della nostra tv attraverso i quali si veicola tale disciplina. Questo tipo di show, a suo avviso, aiutano?
“Indubbiamente i reality consentono alla danza di raggiungere una porzione di pubblico televisivo che probabilmente non sarebbe mai andata a teatro per assistere ad un balletto. Questo è senz'altro positivo. Di negativo invece c'è la superficialità con la quale certe situazioni sono proposte: la continua ricerca della lite tra insegnanti ed allievi, tra insegnanti ed insegnanti e tra pubblico e coreografi. Cose inverosimili nel mondo autentico della danza, soprattutto di quella classica dove il rispetto per l'insegnante, la disciplina e soprattutto il silenzio durante le lezioni e le prove sono di rigore”.