Roma merita di più

Sgomberi come conseguenza del dramma o del lutto. Una Capitale in difficoltà, culla di sensazioni e non di fatti concreti in materia di sicurezza – Il Polemista

Vi ricordate gli slogan “Roma città sicura”, “Veltroni sindaco di Rom”, “Clandestini espulsi” e tutti quelle frasi che puntavano il dito sul fatto che con la scelta di Alemanno la capitale sarebbe cambiata e diventata un luogo migliore, dove ogni cittadino si poteva sentire sicuro? A distanza di due anni sembrano parole vuote e promesse non mantenute. Roma è una città cambiata. In peggio.

A pretesto basta ricordare due episodi molto recenti collegati da incuria e disperazione: una ragazza di 35 anni uccisa barbaramente nel “tranquillissimo” quartiere Aventino e il Piano sgomberi per i Rom. Come è possibile ridurre la sicurezza ad un sentimento curato con le sensazioni e non con i fatti concreti? Quando il ministro La Russa ordinava all'esercito di occupare siti strategici per infondere maggiore sicurezza per cittadini, sbandierava la vittoria del lato emotivo del sentirsi protetti e sicuri. Non dell'esserlo. Oggi come allora, sembra che il sindaco Alemanno lo abbia preso alla lettera: sentirsi sicuro ha un effetto maggiore dell'esserlo, soprattutto in campagna elettorale o quando si è davanti al dramma.

In realtà, nonostante gli sforzi fatti da Alemanno, merito che va comunque ricordato, Roma è peggiorata, imbarbarita e chiusa in sé stessa. E se una ragazza di Zagarolo viene trovata morta in una zona per bene, in pieno centro e con la Fao e le Terme di Caracalla alle spalle, i fatti lo confermano. Nel verde di San Saba si nascondono piccole stradine piene di rifiuti che portano a baracche fasciate con il cellophane anti-pioggia. Luoghi dove vivono clochard, dove “si fanno” i tossicodipendenti e dove “esercitano” prostitute e clienti. A pochi metri la basilica paleocristiana di Santa Balbina, una chiesa che, per usare le parole di Monisgnore Sipione, ha la vista sull'inferno. Un inferno nell'indifferenza totale finché non ci è scappato il morto.

Ora ci verranno a dire, che la ragazza aveva precedenti penali e che si prostituiva. Qualcuno esagererà fino a spingersi ad un fatidico “se l'è meritato”. Ma le sensazioni possono cambiare, i fatti no. È davvero un questione di sicurezza. E questa non si risolve oscurando le strade per risparmiare soldi.

Questa mattina è arrivata la bocciatura di Amnesty International al Piano Nomadi per la Capitale. Una piccola sentenza contro la discriminazioni nei confronti dei Rom per gli sgomberi forzati. Gli stessi sgomberi che saranno ora messi in pratica anche sull'Aventino. Delle azioni, dunque, non preventive ma come conseguenza del dramma, sicuri che l'opinione pubblica, stanca, stufa ma ben iquadrata, appoggerà con slancio. Quindi resta la domanda “a chi dare retta”? Ai cittadini o alle istituzioni?

«Il Piano nomadi lanciato a Roma nel luglio 2009 – si legge nel documento di Amnesty -, prevede la demolizione di oltre 100 campi della capitale e il trasferimento di 6000 rom, senza adeguata consultazione, in 13 campi ampliati o di nuova costruzione, situati in periferia. Il piano potrebbe lasciare senza alloggio oltre 1000 rom».

Nel dubbio che le sensazioni di sicurezza pongono, la propaganda la fa da padrona. Alemanno se la userà bene potrà portarla a suo favore. Ma i fatti, sempre quelli, sono ben lontani dalle sensazioni e Roma, la culla della civiltà, rischierà di diventare la Capitale dell'inciviltà e dell'intolleranza. Oltre che dell'insicurezza

Roma merita di più. E, questa, non è una sensazione.

Il Polemista

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