Buoni fruttiferi postali: come raggirare il risparmiatore

di Primo Mastrantoni

Avere il 25% in meno di quanto dovuto. Ci riferiamo ai Buoni Fruttiferi Postali emessi nel lontano 1980 e sottoscritti da un semplice cittadino che, risparmiando qualcosa per se' e la famiglia, decise di far fiducia allo Stato e acquistare alcuni Buoni Fruttiferi Postali. I patti erano chiari: niente tassazione e gli interessi scritti nero su bianco sul retro del Buono. Fatti i conti il nostro risparmiatore si presenta, dopo 30 anni, all'ufficio postale per la riscossione di quanto investito e dei relativi interessi. La sorpresa e' nell'importo che risulta di circa il 25% in meno di quanto dovuto, in base al “contratto” che aveva sottoscritto 30 anni prima. Gli viene spiegato che i tassi di interesse sono diminuiti dal 1984 e dal 1986 e i Buoni sono stati tassati. Era il periodo, per intenderci dei governi Craxi-Andreotti. Nulla sapeva, il nostro semplice risparmiatore, dei decreti ministeriali che avevano sancito la modifica delle condizioni contrattuali. I decreti sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, dicono all'ufficio postale. Gia', come se un semplice cittadino ogni giorno va in biblioteca a consultare la Gazzetta. Il nostro risparmiatore se ne torna a casa sconsolato e con una certezza: di questo Stato non c'e' da fidarsi.

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