Giovani Fuori e Dentro il Paese di Merda

Era bassa affluenza ai seggi. Stanno Fuori questi giovani, si sollazzano…sti fannulloni. Da una in Francia che si chiama Silvia (la conosco bene) e da Federico Mastrogiovanni (idem).Stiamo migliorando, crescendo, in alto, grazie anche ad altri giovani, Dentro, come Renzo Bossi eletto consigliere regionale della Lombardia, primo degli eletti in provincia di Brescia con 12.893 preferenze: ha girato dentro e fuori la provincia, le case lombarde, un suo striscione: Renzo figlio di Umberto, Lega figlia di Bossi”.Nelle nostre Terre Libere questo accade.La dignità degli ultimi, il diario del saccheggio continua… in altre parti del mondo. Da noi invece avanti c’è posto, nei Cie, vi ospitano gratis anche 6 mesi. Tornate Ragazze e Ragazzi, siamo una Grande Famiglia e si aggiunge un posto alla Tavola della Pace, in socialità quotidiana. E mettiamoci una croce come a Natale, come sulla scheda, ora che viene Pasqua…agli ospiti.

Si aggiungeranno anche altri disoccupati, quelli giovani poi sono schizzati in Italia al 28,2% con una crescita di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4 punti percentuali rispetto a febbraio 2009: sono 2 milioni e 127.000, in cerca di lavoro.Uno su mille ce la fa : restiamo Amici.

Buona lettura, ognuno si scelga il quando e il dove, per stare dentro e fuori, lo spettacolo straordinario del Popolo della Vita.

Ma si, planet rock, nero profondo…Afrika Bambaataa.

Doriana Goracci

Ieri durante una simpatica serata dal menù bretone, un amico francese ci ha fatto vedere questo video dell’Ump (partito di Sarkozy) girato per le elezioni in Francia…Allora non è vero che certe cose succedono solo in Italia! Anche qui si scoprono gli altarini! Certo qui la differenza è che già si sono stancati di Nicolas, noi ancora no di Silvio a quanto pare.
Vi prego di guardarlo, in più il testo non è difficile…

P.s. le persone più in là con gli anni che compaiono nel video sono dei ministri, veri ministri!!!Baci da Marseille! SiLviA

diario da Città del Messico. Vivete veramente in un paese di merda

Dall’esilio autoimposto nel Messico mi godo le giornate di sole, le giacarande in fiore e la vista dei vulcani dalla mia finestra. Seguo con disgusto le vicende elettorali del mio paese natale. La pseudo sinistra italiana becca l’ennesima sveglia alle regionali in regioni come il Lazio e il Piemonte, dove forse avrebbe potuto battere i neofascisti, i leghisti, i berluscones. Ma poi penso che no. Non aveva alcuna speranza. Pure troppo bene è andata.

Scrivo su feisbuc la mia opinione. Vivete in un paese veramente di merda. E vengo sommerso da commenti stizziti. Mi si dice che sono un irresponsabile cinico e che “è facile sparare sentenze da fuori”. Come se qui a me mi regalassero da mangiare. Come se partire da un paese di merda, che però è comunque il tuo, e ricominciare una vita fosse una situazione di lusso. Mi si dice che non sono rimasto a lottare. A lottare? Perché in Italia si lotta? E da quando? Quelli che nel 2001 hanno fatto spallucce di fronte alla sistematica distruzione di vere e originali alternative teoriche, avallando di fatto le violenze di stato, e il dilagare del berlusconismo adesso si radunano nelle piazze con bandiere e sciarpe viola, manco fossero ultrà della Fiorentina. Ora l’Italia è piena di eroi che lottano per la democrazia.

E chi se ne va è un vigliacco. E non ha più diritto di dire quello che pensa. Quello che ha sempre detto. Non ne ha diritto anche perché “ao, ma che cazzo voi? Manco vivessi in Svezia!” Come se il disgusto che provoca la vita politica e sociale dell’Italia potesse essere sviscerato soltanto vivendo in quello che viene considerato il paradiso delle democrazie. Anche il Messico è un paese di merda. Oggettivamente. Un paese di merda in cui sono vietati i crocifissi nelle scuole, in cui i gay si possono sposare, in cui se vuoi scrivere su un giornale perché ne hai le capacità lo fai e ti pagano, e bene. Un paese di merda che è pieno di merda, di narco, di corruzione, di violenza e omicidi, ma che non si pone con spocchia rispetto agli altri, non ha la velleità di insegnare nulla a nessuno. I messicani sanno dove vivono, e uniscono un ridicolo patriottismo a un realistico senso comune.

In questo blog non ho voglia di snocciolare le nefandezze che ogni giorno ci fanno vergognare di essere italiani, perché quelle si sanno, si scrivono, si urlano. E qui non c’è spazio per questo. In questo post voglio solo esprimere disprezzo e vergogna. E rivendicare il mio diritto e quello di tutti gli emigrati a farsi beffe del proprio paese. Di far rosicare chi è rimasto. Io ho scelto di vivere e di partecipare all’idea libertaria e solidale da qui. In Italia sarei stato un mendicante, un poveraccio, un fallito, e quale sarebbe stato il mio contributo al Mio Paese? E poi mi sono chiesto: ma cosa devo io al Mio Paese? Ma i miei ideali non sono forse sempre stati internazionalisti? E dunque il mio contributo lo do qui. Senza troppi rimorsi, senza paure, e senza vergogna.

L’Italia si merita esattamente ciò che ha. Ciò che abbiamo costruito o non abbiamo avuto i coglioni di demolire. Gli italiani si sono imborghesiti, si sono lasciati imborghesire dall’esterno. Mentalmente. E ora pagano il prezzo. Paghiamo. Ognuno a suo modo. Io, nel mio piccolo pago la distanza dalla mia famiglia, dai miei affetti, dai luoghi che amo, la distanza da quello che avrei voluto fare. E lo pago ogni giorno.

In cambio faccio quello che so fare per rimanere coerente coi miei valori, con le mie idee.

Vivete veramente in un paese di merda. È un fatto.

Rileggo queste righe prima di pubblicarle. Piene di amarezza e retorica. Le lascio così. C’è una luna piena che illumina il monstruo. Aria fresca della sera e la nenia del venditore di tamales. Non ho più un toro di cartapesta da tormentare, ma ora ho un gatto. Esso (anzi essa) è vivo. Reagisce ai miei dispetti e si incazza. La chiudo nell’armadio per sentire il suo languido miagolio. Eccellente. Stiamo migliorando.

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