Il voto delle regionali e un Paese che cambia faccia di nuovo

Il voto delle regionali e un Paese che cambia faccia di nuovo

di Massimo Preziuso
Dopo aver seguito con interesse e stupore i risultati di queste elezioni regionali, mi viene spontaneo fare alcune considerazioni, forse per fissarle meglio nella mente.

Il nostro Paese cambia faccia di nuovo.

Dopo le timide prove di bi-polarismo del 2008, oggi si torna prepotentemente alla frammentazione vistosa di poteri, sparsi tra i territori e le numerose sigle politiche.

Con queste elezioni gli Italiani hanno dato un ulteriore segnale di “allontanamento” dalla linea politica dei grandi Partiti nazionali: lo si vede al Nord con la Lega con i successi dei due “giovani” Zaia e Cota, nel Lazio con la vittoria della Polverini (difficilmente classificabile all’interno del Centro Destra, così come lo sarebbe stato la Bonino nel Centro Sinistra), in Campania con Caldoro ed in Calabria con Scopelliti (prima di tutto due “giovani” leader emergenti), in Puglia (dove la leadership “personale” di Vendola batte il PDL) ed in Basilicata (dove una coalizione ampia di Centro Sinistra, formatasi attorno a De Filippo, schiaccia il Centro Destra).

Forse anche per alcune scelte di “non rinnovamento” fatte a Sinistra, ma il risultato elettorale non è positivo per il Partito Democratico così come non lo è per il Popolo delle Libertà.

Il PD però continua a risultare forte in un’area geografica importante del Paese, quella centrale, con la vittoria in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche (a cui si legano Liguria, Basilicata e Puglia), ed è attorno a quel nucleo forte che può e deve ripartire.

Il PDL, invece, sebbene sia andato un po’ meglio delle peggiori previsioni, risulta frantumato in tanti “micro poteri” locali.

L’UDC risulta evidentemente in una situazione di “caos interno” da cui oggi può uscire solo con scelte di avvicinamento sincero e netto verso il PD.

Il risultato è invece molto positivo per la Lega che “mangia” il Nord Italia, sfruttando la sterile dialettica sui “massimi sistemi” da anni in corso tra i due grandi Partiti, così come lo è per l’Italia dei Valori che cresce più o meno per le stesse ragioni.

In questo contesto, e soprattutto con la previdibile centralità dei temi “federalisti” che la Lega Nord imporrà a breve nell’agenda politica nazionale, a me sembra arrivata l’ora che PD e PDL ripensino radicalmente al loro modo di rapportarsi con i territori, che si deve oggi necessariamente sviluppare attorno a temi di politica “concreti” sentiti dai cittadini, quelli che interessano lo sviluppo delle aree in cui vivono, allontanandosi, almeno un po’, dalla discussione sulle grandi questioni.

A cominciare dalla necessaria definizione di un nuovo modello di sviluppo economico e culturale per il Paese, attorno a cui creare soprattutto condizioni di prosperità ed occasioni di crescita per le nuove generazioni, che necessitano urgentemente di nuovi entusiasmi.

Un compito potenzialmente più facile per il Partito Democratico, se agirà rapidamente.

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