EQUITA’ FISCALE

In Italia, almeno sino ad ora, soli i redditi da lavoro dipendente e da pensione sono soggetti ad integrale prelievo fiscale. Quelli da attività autonoma o professionale non hanno mai avuto un controllo effettivamente rigoroso. Resta, dunque, il nodo dell’equità fiscale che potrebbe garantire, se applicata, un’imposizione fiscale meglio distribuita. Di un fatto possiamo essere sicuri: se tutti gli italiani pagassero le tasse in relazioni alle loro reali entrate, in Italia ci sarebbe più giustizia fiscale. L’evasione è stata, e rimane, il peggior male legato alla delicata situazione economica della penisola. L’obiettivo resta quello di realizzare un più razionale introito tributario. Con un sistema oltre lo “scudo” fiscale che ha solo dato ossigeno ai grandi evasori. I dieci anni, la tassazione diretta, che è legata ai redditi, è salita dal 19% al 27%. In altri termini, oggi si pagano più imposte sui redditi che suoi consumi. Solo la Grecia, in ambito UE, si trova in una situazione assai simile alla nostra. In tutti gli altri Paesi dell’Unione, il reddito pro capite è più alto che da noi; pur con un’economia non sempre nelle più floride condizioni. Così, nel Bel Paese, ci sono ancora i “Tassati ed i “Tartassati”. Una realtà che la promessa riforma fiscale dovrebbe cancellare. Nonostante questa lapalissiana realtà, il provvedimento continua ad essere rimandato, con grave danno per i contribuenti onesti che sono quelli che hanno il prelievo fiscale alla fonte. In una situazione d’instabilità, come quella che stiamo vivendo, sarebbe di gran giovamento aumentare almeno del 20% le detrazioni per carichi di famiglia e per le spese correlate alla produzione del reddito. Entro fine Legislatura, promessa del Ministro Tremonti, la riforma del fisco dovrebbe essere, finalmente, operativa. Per ora, comunque, tutto resta a livello ipotetico e noi lo riportiamo unicamente per meglio chiarire quanto il fisco incide sul nostro livello di vita. Se è pur vero che se tutti pagassero le tasse, se ne pagherebbero, nella globalità, di meno, resta che, almeno allo stato attuale, la saggia massima è rimasta miseramente sulla carta. Ben comprendiamo che non è possibile unificare il gettito fiscale a livello europeo, ma, almeno, armonizzarlo è fattibile. Come primo atto di buona volontà, sarebbe utile disgiungere i redditi derivanti da locazione da quelli lavorativi. I vantaggi sarebbero duplici: una minore pressione fiscale globale ed un incentivo a locare alloggi a canoni meno esosi. Questo, almeno, in prima battuta. Poi, ci sarebbe da ridistribuire le aliquote fiscali per i redditi imponibili non superiori a € 30.000, con l’esenzione totale per quelli sino a € 12.000. Ovviamente tenendo anche in debito conto la consistenza del nucleo famigliare. Quindi, nessun imponibile sino a € 12.000, poi una percentuale impositiva massima del 20% sul reddito rimanente sino ad € 30.000. Lasciando immutato il resto. Certo è che anche i “furbetti” dovrebbero fare la loro parte. Le tasse toccherebbero a tutti; anche a chi non le ha pagate mai o, nella migliore delle ipotesi, solo parzialmente. A nostro avviso, non sarebbe solo una questione d’onesta verso noi stessi e verso lo Stato, ma anche, e soprattutto, un fattore di giustizia nei confronti di tutti quelli che hanno sempre fatto ilo loro dovere impositivo. Proprio per la palese incoerenza di parecchi, i redditi fissi da stipendio e da pensione hanno subito un rovinoso processo deflativo anche per un sempre più esoso prelievo fiscale. L’equità fiscale, della quale si è parlato molto, ma si è fatto effettivamente poco, dovrebbe, quindi, essere il prossimo obiettivo dell’Esecutivo. Le altre riforme, magari tanto care al nostro Premier, potranno essere affrontate in un secondo momento. Anche tra i provvedimenti di Governo le priorità non dovrebbero mancare.

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