Bravo Obama, ma c’è ancora da fare

di Giusy Gabriele

Per il voto della Camera negli USA che approva la Riforma Sanitaria si sono spesi in queste ultime ore tanti aggettivi: storico, rivoluzionario, epocale, un voto di svolta, certamente, anche a nostro giudizio questa è una data che segnerà fortemente il futuro di quel Paese. Ci voleva un Presidente “abbronzato” per ottenere il varo di una Riforma che da qualche decina di anni aveva visto sconfitti i “biondi” democratici Presidenti che ci avevano provato.

A nostro avviso non è irrilevante nella passione e nella quantità di rischio personale che Obama ha voluto assumere il fatto che dei 49 milioni di cittadini americani senza Assistenza Sanitaria, la gran parte è costituita da “coloured”, “latinos” e/o riconducibili ad altre minoranze etnico-sociali.

In buona sostanza i settori più poveri della società non hanno mai avuto diritto all’assistenza sanitaria. O paghi o muori, o comunque vieni accolto in strutture fatiscenti e dequalificate, veri e propri “ghetti sanitari”. Il voto della Camera modifica questo dato e restituisce una possibilità di cura alla quasi totalità dei milioni di cittadini che ne erano esclusi. Se non è una rivoluzione, certo gli somiglia molto e da questo punto di vista Obama ha certamente mantenuto gli impegni presi prima di essere eletto.

Nel paese dove più forte è il peso delle lobby delle Multinazionali farmaceutiche e delle Assicurazioni sanitarie private, ha raggiunto un risultato importante. Il varo della Riforma è costato certamente al Presidente una mediazione pesante sui propri principi. Nelle ultime ore per ottenere la maggioranza ha dovuto piegarsi alle richieste di una minoranza democratica antiabortista e subire il divieto di usare i fondi federali per rimborsare le spese delle interruzioni di gravidanza.

Un sacrificio accettabile in ragione di alcune conquiste reali. Un punto qualificante della riforma è rappresentato dal divieto fatto alle compagnie assicurative di rescindere una polizza quando il paziente si ammala, una pratica barbara, ma fin qui consueta. Inoltre sarà illegale rifiutarsi di assicurare un bambino invocando le sue malattie pre-esistenti.

Diventeranno fuorilegge anche i tetti massimi di spesa, usati dalle assicurazioni per rifiutare i rimborsi oltre un certo ammontare (un costume particolarmente deleterio per i pazienti con patologie gravi che richiedono terapie costose, come il cancro). I genitori avranno il diritto di mantenere nella copertura della propria assicurazione sanitaria i figli fino al compimento del 26esimo anno di età, una norma particolarmente attesa in una fase di crisi economica in cui i giovani stentano a trovare un posto di lavoro (e quindi non hanno accesso all’assicurazione che di solito è connessa a un impiego stabile).

Nel tempo si determinerà che 32 milioni di americani potranno avere finalmente diritto a un’assistenza o con un’assicurazione pagata direttamente dallo Stato o, comunque acquistandola con costi calmierati e sorvegliati dalla Amministrazione pubblica, onde evitare che l’assicurazione gli costi più del 9,5% del loro reddito. Multe salate per le aziende con oltre 50 dipendenti che non offrono l’assicurazione sanitaria agli stessi. Perché questo resterà comunque,anche dopo la riforma,il tratto distintivo del sistema sanitario americano, imperniato sulle assicurazioni private, e ben lontano dai servizi sanitari nazionali dei paesi europei.

Questo risultato, pur importantissimo per milioni di cittadini d’Oltreoceano non assomiglia neanche vagamente alla situazione europea ed italiana in particolare. Da noi la Costituzione prima e la Riforma Sanitaria (833 del 1978) più recentemente hanno sancito che il diritto alla Salute è un diritto universale e si riferisce a tutte/i senza distinzioni, né di censo, ne’ di razza. Non a caso, sino ad oggi, nonostante qualcuno abbia tentato di porre dei limiti,anche gli stranieri senza Permesso di soggiorno possono essere curati nei nostri Ospedali.

Ma soprattutto le strutture alle quali accediamo sono pubbliche e garantiscono, almeno in linea di principio le stesse modalità e pratiche di Assistenza, a prescindere dalla classe sociale di provenienza; in sintesi non esistono, come purtroppo ancora oggi è negli Usa, per via delle Assicurazioni Private, strutture di serie A e di serie B.

In conclusione il grande vantaggio di vivere in Italia, è che chiunque, in qualsiasi area del Paese, vada al Pronto Soccorso verrà trattato con lo stesso Protocollo terapeutico.

Giusy Gabriele

martedì 23 marzo 2010 07:10 – di Giusy Gabriele – Categorie: Vetrina

Per il voto della Camera negli USA che approva la Riforma Sanitaria si sono spesi in queste ultime ore tanti aggettivi: storico, rivoluzionario, epocale, un voto di svolta, certamente, anche a nostro giudizio questa è una data che segnerà fortemente il futuro di quel Paese. Ci voleva un Presidente “abbronzato” per ottenere il varo di una Riforma che da qualche decina di anni aveva visto sconfitti i “biondi” democratici Presidenti che ci avevano provato.

A nostro avviso non è irrilevante nella passione e nella quantità di rischio personale che Obama ha voluto assumere il fatto che dei 49 milioni di cittadini americani senza Assistenza Sanitaria, la gran parte è costituita da “coloured”, “latinos” e/o riconducibili ad altre minoranze etnico-sociali.

In buona sostanza i settori più poveri della società non hanno mai avuto diritto all’assistenza sanitaria. O paghi o muori, o comunque vieni accolto in strutture fatiscenti e dequalificate, veri e propri “ghetti sanitari”. Il voto della Camera modifica questo dato e restituisce una possibilità di cura alla quasi totalità dei milioni di cittadini che ne erano esclusi. Se non è una rivoluzione, certo gli somiglia molto e da questo punto di vista Obama ha certamente mantenuto gli impegni presi prima di essere eletto.

Nel paese dove più forte è il peso delle lobby delle Multinazionali farmaceutiche e delle Assicurazioni sanitarie private, ha raggiunto un risultato importante. Il varo della Riforma è costato certamente al Presidente una mediazione pesante sui propri principi. Nelle ultime ore per ottenere la maggioranza ha dovuto piegarsi alle richieste di una minoranza democratica antiabortista e subire il divieto di usare i fondi federali per rimborsare le spese delle interruzioni di gravidanza.

Un sacrificio accettabile in ragione di alcune conquiste reali. Un punto qualificante della riforma è rappresentato dal divieto fatto alle compagnie assicurative di rescindere una polizza quando il paziente si ammala, una pratica barbara, ma fin qui consueta. Inoltre sarà illegale rifiutarsi di assicurare un bambino invocando le sue malattie pre-esistenti.

Diventeranno fuorilegge anche i tetti massimi di spesa, usati dalle assicurazioni per rifiutare i rimborsi oltre un certo ammontare (un costume particolarmente deleterio per i pazienti con patologie gravi che richiedono terapie costose, come il cancro). I genitori avranno il diritto di mantenere nella copertura della propria assicurazione sanitaria i figli fino al compimento del 26esimo anno di età, una norma particolarmente attesa in una fase di crisi economica in cui i giovani stentano a trovare un posto di lavoro (e quindi non hanno accesso all’assicurazione che di solito è connessa a un impiego stabile).

Nel tempo si determinerà che 32 milioni di americani potranno avere finalmente diritto a un’assistenza o con un’assicurazione pagata direttamente dallo Stato o, comunque acquistandola con costi calmierati e sorvegliati dalla Amministrazione pubblica, onde evitare che l’assicurazione gli costi più del 9,5% del loro reddito. Multe salate per le aziende con oltre 50 dipendenti che non offrono l’assicurazione sanitaria agli stessi. Perché questo resterà comunque,anche dopo la riforma,il tratto distintivo del sistema sanitario americano, imperniato sulle assicurazioni private, e ben lontano dai servizi sanitari nazionali dei paesi europei.

Questo risultato, pur importantissimo per milioni di cittadini d’Oltreoceano non assomiglia neanche vagamente alla situazione europea ed italiana in particolare. Da noi la Costituzione prima e la Riforma Sanitaria (833 del 1978) più recentemente hanno sancito che il diritto alla Salute è un diritto universale e si riferisce a tutte/i senza distinzioni, né di censo, ne’ di razza. Non a caso, sino ad oggi, nonostante qualcuno abbia tentato di porre dei limiti,anche gli stranieri senza Permesso di soggiorno possono essere curati nei nostri Ospedali.

Ma soprattutto le strutture alle quali accediamo sono pubbliche e garantiscono, almeno in linea di principio le stesse modalità e pratiche di Assistenza, a prescindere dalla classe sociale di provenienza; in sintesi non esistono, come purtroppo ancora oggi è negli Usa, per via delle Assicurazioni Private, strutture di serie A e di serie B.

In conclusione il grande vantaggio di vivere in Italia, è che chiunque, in qualsiasi area del Paese, vada al Pronto Soccorso verrà trattato con lo stesso Protocollo terapeutico.

Giusy Gabriele

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