La scoperta dell’acqua calda

di Luca Bagatin

La corruzione è aumentata. Abbiamo scoperto l'acqua calda. In realtà non è mai diminuita, come invece certi media avrebbero voluto farci credere all'indomani della falsa rivoluzione di Tangentopoli. Ieri, i partiti – tutti i partiti – in relazione al loro peso elettorale e alla loro penetrazione nelle amministrazioni locali, “estorcevano” tangenti. Nei sistemi più vari e a tutti noti. Allora come oggi. Anzi, più di oggi: sia alla magistratura, sia agli imprenditori dell'epoca. Fu un sistema costruito all'indomani della ricostruzione postbellica, nel 1946, e possibile solo in un Paese ad economia dirigista ed anti-liberale come il nostro. Un Paese che mise in piedi le Partecipazioni statali, una Tv di Stato con ben tre reti televisive, un apparato sindacatocratico e burocratico pesantissimo, che permeava tutta la società italiana. La corruzione nacque così, per volontà in particolare dei due partiti più forti: Dc e Pci. L'uno finanziato dagli Usa, dal sistema delle Partecipazioni statali e dal sottogoverno; l'altro dalla dittatura sovietica, dal sottogoverno locale e dalle cooperative rosse. Il sistema radiotelevisivo, poi, fu letteralmente “lottizzato”, come si diceva allora: un pezzo alla Dc, uno al Psi e l'altro al Pci. L'egemonia culturale, editoriale e cinematografica – come voleva Gramsci, del resto – fu occupata poi dal Pci, con il beneplacito della Dc. E gran parte dei magistrati che si formarono negli anni '70, provenivano dalle file dello stesso Pci. I partiti laici più piccoli, Psi in testa – certo – si industriarono a loro volta e a loro volta si insinuarono in quel sistema “corrotto”. Corrotto quanto si vuole, ma che riuscì a garantire la democrazia nel nostro Paese, una certa stabilità economica (persino un boom economico negli anni '50 e '60) e via via l'abbattimento dell'inflazione e il riconoscimento del ‘made in Italy’ nel mondo. Un sistema abbattuto da inchieste a senso unico: molte delle quali finite in assoluzione (sono recenti le assoluzioni con formula piena dell'allora democristiano Calogero Mannino e del compianto Segretario socialdemocratico Antonio Cariglia). Abbattuti così i Partiti democratici: Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli; modificata la legge elettorale in senso maggioritario (andando contro la Costituzione, che prevede tutt'ora un sistema unicamente proporzionale con preferenze); abolita l'immunità parlamentare (anche qui, andando contro la Costituzione), ecco morta la democrazia in Italia. L'Armata Brancaleone messa a punto da Achille Occhetto – sicura di vincere le elezioni del 1994 – si trovò invece sbaragliata da Silvio Berlusconi – un imprenditore capace ma estraneo alla Storia e alla cultura politica italiana – che legittimerà l'avvento dei postfascisti (solo di recente ripuliti da Gianfranco Fini) e dei leghisti di Bossi. Da un sedicennio viviamo l'alternarsi governativo di ‘berluscones’, leghisti, giustizialisti e cattocomunisti riuniti in calderoni – non già più partiti – che sono dei veri e propri comitati d'affari senza peraltro alcuna “magistratura interna”, come invece prevedevano gli statuti dei vecchi partiti della Prima Repubblica. Ecco dunque la penatrazione, a livello nazionale e locale, di personalità dalla dubbia moralità – senza storia né cultura politica – a destra come a sinistra. Con l'unico interesse di arraffare e lucrare: a livello locale, forse ancor più che a livello nazionale. Il tutto reso possibile dal fatto che non esiste più alcuna mediazione dei partiti (visto che non esistono più) o dei leader, che nei fatti sono investiti del loro ruolo unicamente “a furor di popolo” e non più dalla democrazia interna dei partiti. Lo stesso sistema delle Primarie non è che una bufala che non fa che slegare i leader eletti (a “furor di popolo”) dalla democrazia interna del partito. Un sistema che rende dunque questi leader ricattabili da qualsiasi lobby economica del territorio capace di garantir loro l'elezione (un po' come il “televoto” dei reality ottenuto per mezzo del pagamento dei call center). Nel 1993, paradossalmente, chi smascherò quel sistema di corruzione fu Bettino Craxi (ma già negli anni '70 lo andavano denunciando i Radicali di Marco Pannella). E fu egli stesso che propose una riforma radicale che mettesse a nudo “chi finanziava chi”, sul modello della democrazia americana. Lo proponevano anche i Repubblicani di La Malfa ed i Liberali di Altissimo. Non se ne fece nulla. Nelle file cattocomuniste si preferì utilizzare l'arma giudiziaria. E ci si ritrova oggi in una situazione peggiore, che solo un ritorno all'etica pubblica e alla democrazia dei partiti potrebbe sanare. Dubito tuttavia che ciò sarà possibile in tempi brevi e con gli attuali leader politici. Nazionali e locali.(Laici.it)

(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)

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