Il vescovo di Ratisbona, Gerhard Mueller, protagonista dell'operazione di trasparenza avviata dalla Chiesa cattolica sugli abusi sessuali perpetrati in passato in Germania da religiosi ai danni di minori, ha definito “una stupidaggine” l'ipotesi che il celibato ecclesiastico sia all'origine del fenomeno e ha affermato che quindi non c'è motivo di modificare questa istituzione. Per sapere se sia una stupidaggine, basterebbe forse una statistica che confrontasse i casi di pedofilia riguardanti i preti cattolici, con quelli riguardanti i preti ortodossi o i pastori delle chiese protestanti, che non hanno l'obbigo del celibato. Certamente il celibato non è l'unica causa, però potrebbe essere una delle cause, giacché può accadere che un fiume non avendo la possibilità di scorrere tranquillamente nel proprio letto, straripi, e cerchi altre vie. Ma anche se così non fosse, perchè questa ostinazione della Chiesa a ritenere il celibato condizione indispensabile per il sacerdozio? Il noto teologo cattolico Gianfranco Ravasi, scriveva sul Domenicale del Sole 24 Ore del 28 maggio 2006: «Il nesso tra sacerdozio e celibato, secondo il Concilio Vaticano II, ha un alto “rapporto di convenienza…ma non è un vincolo teologicamente necessario e strutturale». E allora? Nel marzo del 2007, Benedetto XVI ebbe a dichiarare: «Ribadisco la bellezza e l’importanza di una vita sacerdotale vissuta nel celibato… e ne confermo quindi l’obbligo per la tradizione latina». Ecco: l'errore del Pontefice sta in quella parolina: «obbligo». Vale a dire nel trasformare tranquillamente, arbitrariamente, i “consigli evangelici”, in obblighi evangelici. Oggi ci dice che il celibato dei sacerdoti resta un “valore sacro”. E allora? Sarà sacro il valore, ma i valori non s'impongono.
Miriam Della Croce