Ho suonato per dei fascisti e chiedo scusa a tutti

Un episodio marginale, ce ne sono ben di più importanti nella cronaca nazionale. Mi è arrivata una segnalazione di un “episodio gravissimo”… Solite voci…Fatevi quattro salti nella cronaca e sul pentagramma. Canta Andrea Buffa e non una Ninna nanna delle bugie. Il resto tale e quale, compreso il titolo, come mi è arrivato. Ci si risente fra un po’ di giorni, starò via i giorni di due mani, prima di ben altri eventi…Un saluto caro a tutte e a tutti, i vari musicisti, comprese le band improvvisate o meno, per passione, con il vizio del pensare…

Doriana Goracci


Andrea Buffa- HO SUONATO PER DEI FASCISTI E CHIEDO SCUSA A TUTTI

Ho suonato al Caffe Scorretto di Parabiago (MI), un locale fascista e, quando l’ho scoperto, invece che andarmene, sono rimasto. Mi vergogno molto e chiedo scusa.
Giovanni Zuretti è stato segretario del PD e, a quello che ci dice, è, attualmente, presidente di una sezione dell’ANPI del nord Milano. Giovanni Zuretti è uno che dice di se “compagno”. Giovanni Zuretti, detto “Gianni” cura le date del Caffè Scorretto di Parabiago.
Gianni Zuretti ci ha contattato per una serata.
Dopo che ci siamo accordati per la data, ha iniziato a tergiversare circa cosa sarebbe stato meglio suonare e cosa no nel locale. Senza mai essere esplicito ha accennato alla presenza di simpatizzanti di destra nella proprietà. Contemporaneamente, ponendo risalto sulla sua storia politica e il suo impegno, ha dato garanzie sulla libertà (imprescindibile) che avremmo avuto.
Il mio primo errore molto grave è stato non troncare il rapporto in questa fase. Non avrei dovuto accettare il fatto di poter trattare con una persona che pone, in modo velato e strisciante la questione censura.
L’esperienza relativa che ho, si è unita alla colposa convinzione che il presidente di una sezione dell’ANPI non possa che agire, in ogni aspetto della sua vita pubblica, mosso da dei principi che guardano alla costituzione e alla Resistenza come valore assoluto.
Questo è stato il secondo grave errore che ho commesso.
Ieri sera, 06 marzo 2010, alle 10 e 30, siamo saliti sul palco del Caffé Scorretto. La nostra scaletta prevede come quarto pezzo “Bella Ciao”, nella versione del canto delle mondine, e subito dopo, “Scende la sera”, una mia canzone che parla della prima azione dei SAP, nel 1944, in Brianza.
Eseguiamo questa scaletta da un anno e mezzo, ovunque andiamo. Di seguito il testo di “Scende la sera” che racconta di un episodio incruento in cui non si accenna mai ad una pur legittima polemica con l’ideologia fascista:

Scende la sera, quindi la notte
Ma dentro al buio della pianura
Splende la luce del coprifuoco
a illuminare la nostra paura
usciam di casa uno per uno
strisciamo i muri senza respiro
ci ritroviamo pallidi all’angolo
dove riprende il cammino del filo
tra l’erba bassa dei pochi prati
noi con le case e la strada vicina
siam scivolati sul punto giusto
e siamo pronti a staccare la spina
e non abbiam fucili anche
se siamo partigiani
abbiam preso a Lissone
le armi dei falegnami
e taglieremo i pali
che portan la corrente
alle braccia italiane
schiave del’occupante
se non sarà così che
vincerem la guerra
ricorderemo a tutti
che è nostra questa terra
ad ogni scheggia di segatura
filtra dal cuore, gelida e scura,
l’idea vigliacca di esser beccato
di rimanere tre giorni impiccato
ad un cancello o in mezzo a una piazza
davanti agli occhi di chi ancora spera
di diventare, livido e assente,
per i fascisti un’altra bandiera
davanti agli occhi dei miei genitori
che sono stanchi ma non hanno capito
che io non sono a messa con loro
perché ho deciso di fare il “bandito”
e non abbiam fucili anche
se siamo partigiani
abbiam preso a Lissone
le armi dei falegnami
così sarà perché
non è il nostro mestiere
o farse anche il timore
di far troppo rumore
e abbiamo fatto un lavoro
anche troppo preciso
però non è caduto
il fior da noi reciso
a bocca aperta con gli occhi sgranati
restiamo in piedi un po’ imbarazzati
guardando i pali della corrente
che restano su e fan finta di niente
come se noi non fossimo stati
sotto di loro, decisi e sudati
a segar legno per quasi mezz’ora
dritti, precisi, col cuore in gola
troppo precisi, ecco perché
il nostro taglio è a un “quarto alle tre”
mentre era giusto “da dieci alle sette”
ah, che figura facciamo stanotte!
e non abbiam fucili anche
se siamo partigiani

abbiam preso a Lissone

le armi dei falegnami

ma ormai anche in pianura
soffia la bufera
e Fischia il Vento forte
sopra l’Italia intera
Due giorni dopo appena
A notte un bel tifone
Tira giù i nostri pali
Pronti per l’occasione

Finita questa canzone Gianni Zuretti, già segretario di sezione del PD e segretario, ad oggi, di una sezione dell’ ANPI, ci ha tirato giù dal palco e ha detto, nell’ordine:
• Che era stato chiaro e che certi argomenti non avremmo dovuto trattarli.
• Che in quel locale non si facevano canzoni “politiche”.
Alla mia obiezione circa il fatto che la canzone non era “politica” ma raccontava un fatto storico aggiungeva:
• Che in quel locale non si può dire PARTIGIANI.
• Che siccome nella proprietà del locale erano presenti dei simpatizzanti di estrema destra e neofascisti lui si era accordato con loro affinché non ci fossero artisti che parlassero di argomenti come la Resistenza o che in qualche modo che potessero urtare la loro sensibilità.
• Che se volevamo continuare la serata, non avremmo più dovuto affrontare certi argomenti.
• Che lui era un “compagno”, ci mancherebbe, ma se voleva continuare a fare la programmazione di quel locale non poteva che accettare quelle condizioni.

Io invece che salire sul palco e dire che in un locale fascista, gestito da fascisti, spalleggiati da un collaborazionista infiltrato nell’ANPI non potevo suonare e andarmene, sono rimasto e ho pensato di doverlo fare per rispetto nei confronti di quelli che erano venuti a sentirci.
Sono stato stupido e poco determinato e indeciso in un momento in cui era mio dovere essere deciso. Ho mancato di rispetto nei confronti dl pubblico presente e nei confronti di tutti quelli che sono venuti a sentirci. Ho mancato di rispetto nei confronti dei miei figli, di chi si è sacrificato con me per permettermi di portare in giro la mia musica, ho mancato di rispetto nei confronti di tutti gli italiani e di tutte le italiane che hanno lottato, si sono sacrificati e hanno dato la vita per la libertà in questo paese. Ho mancato di rispetto nei confronti dei loro genitori, delle loro mogli e dei loro mariti, dei loro figli.
Sono venuto meno ai miei doveri di cittadino e di uomo.
Mi vergogno molto e chiedo scusa a tutti.

Andrea Buffa

Ovviamente i centoquarantacinque Euro che sono stato costretto ad accettare, torneranno, domani, al mittente tramite vaglia postale.

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