PERCHE’ CREDO NEL FUTURO DEL PDL

Le vicende di questi giorni non possono che preoccupare e possono anche porre dei dubbi sul percorso politico che ha portato alla nascita del Popolo delle Libertà.

Eppure, proprio in questo momento di disorientamento, credo invece che sia da confermare la linea strategica del PDL, convinto che l’Italia abbia bisogno di un partito di massa di centro-destra con le capacità ed i voti per governare il paese. Che poi l’ATTUALE situazione del PDL sia da migliorare è tutto un altro discorso, ma denigrare non serve a niente mentre conta rimboccarsi le maniche e lavorare sodo per chiarire regole, comportamenti, strategie, scelta dei candidati, responsabilità.

Parto da un concetto: se non ci fosse più Berlusconi quanto durerebbe questo partito? Temo pochissimo, con il rischio di sbriciolarsi in lotte intestine che ci sono anche oggi, ma sono pudicamente coperte dall’indiscussa vivacità e visibilità della leadership berlusconiana. Qui sta il punto: se Berlusconi vuole rafforzare la sua creatura deve permettere lo studio, l’approfondimento e la formazione di linee strategiche e quindi saper governare un serio dibattito interno. Questo conta alla distanza, non solo frasi di facile effetto, ma concretamente a volte povere di contenuti.

Non solo, la selezione della classe dirigente deve essere severa, certa, con regole da rispettare. Una volta era la militanza, l’impegno, la serietà professionale a selezionare i migliori, oggi non si possono accettare improvvise promozioni se alla base non ci stanno motivazioni credibili e non magari solo una bella presenza di qualche giovane candidata o il far parte della corte di questo o quel dirigente.

Per crescere in politica credo che occorra ancora, insomma, avere la pazienza di saper salire pian piano facendo esperienza e non con l’ascensore della raccomandazione o del sorriso al grande capo.

Mai nel nostro “fu” MSI-DN le liste elettorali sarebbero state presentate con così disarmante leggerezza, mai però sarebbe stata affidata una operazione così delicata a chi evidentemente ne conosce poco le regole. E’ inutile forse voltarsi al passato, ma solo chi ha conosciuto le difficoltà, l’ostracismo, gli ostacoli che pignolissimi (con noi!) occhiuti funzionari vagliavano ogni nostra lista può rendersi conto oggi di come le cose siano cambiate.

Ma andando ben oltre a questa faccenda delle liste, nella politica italiana c’è un’evidente infiltrazione di persone che nella politica vedono soprattutto un proprio tornaconto e questo non avviene certo solo nel PDL, ma se non ci sono regole di selezione al nostro interno continuerà sempre così. Non guardiamo agli altri se magari fanno anche di peggio, impariamo a guardare con umiltà a noi stessi e prendiamo subito le misure opportune o sarà troppo tardi.

Ma soprattutto – e di fondo – ci sono le questioni politiche e le linee programmatiche che sono troppo spesso dimenticate e sommerse dalle polemiche quotidiane, dal correre dietro alle cose e ai problemi di ogni giorno senza avere dietro un piano strategico per il futuro del paese.

Qui va detto per onestà che questo governo (quando non è bloccato dai magistrati e dalle polemiche) ha cercato di lavorare bene fornendo buoni risultati, ma oggi è inchiodato ogni giorno da accuse che (volontariamente?) ne minano ogni azione. Da una parte evidenti provocazioni di una parte della Magistratura (come poteva essere Berlusconi lunedì scorso a Milano per il suo ennesimo processo se era a Roma al consiglio dei ministri, tra l’altro a varare proprio un decreto contro la corruzione?) dall’altra non si può cavarsela solo urlando contro la persecuzione giudiziaria. Ecco perché al paese servono le regole, la prima delle quali è che i giudici devono fare i giudici e non i politici, la seconda che chi ruba va cacciato, subito e senza sconti.

Bisogna già quindi in qualche modo “Rifondare” in qualche modo il PDL, ma sottolineando anche come ci vogliono degli anni per far crescere una struttura, dei dirigenti, il metodo stesso di un dibattito interno costruttivo e di confronto. Solo dopo che – e mi ripeto – delle regole certe vengano volute, accettate, condivise e rispettate nascerà veramente un partito e Berlusconi sbaglia quando confonde il suo carisma personale con la semplificazione dei metodi che invece devono avere i loro tempi per essere assimilati. Ecco allora l’importanza delle riflessioni e dello studio e anche delle diverse componenti che innegabilmente ci sono all’interno di una struttura politica così ampia. Componenti che però non devono rappresentare delle bande l’un contro l’altra armate ma punti seri di riferimento e discussione politica, di proposta, magari specificatamente su singole tematiche, ad evitare il solito pressapochismo e la superficialità delle frasi fatte.

C’è però anche un dato importante che non va dimenticato che in questo processo fondativi distingue il PDL dalla sinistra. All’interno del PD ci sono anime profondamente diverse, rissose ma soprattutto antitetiche, che solo con molta difficoltà possono convivere insieme, mentre nel centro-destra queste diversità sono molto minori. Inoltre, i distinguo sono legati più alle rispettive origini ideologiche e partitiche che a diversità vere nell’approccio ai problemi. Ecco perché questo lavoro di costruzione da noi può essere più rapido e semplice, ma va fatto alla svelta e senza scorciatoie. Solo dal confronto e dal dibattuto si può crescere verso traguardi che vadano al di là delle contingenti occasioni elettorali scoprendo magari che le diverse provenienze sono davvero un grande valore aggiunto al partito senza più essere considerate una sorte di peccato originale.

Per questo siano importanti le prossime elezioni regionali specialmente in Piemonte dove i sondaggi sono molto incerti e con la presidente uscente Mercedes Bresso si sono alleati dall’UDC a Rifondazione Comunista (viva la coerenza…), da diverse liste-spot al PD, ai verdi, a Di Pietro…sarà dura, ma I FATTI dimostrano che questa guida piemontese ha avuto molti limiti e IL CONFRONTO con le precedenti giunte di centro-destra dovrebbe senza indugio far pendere la scelta verso ROBERTO COTA. Tra l’altro – a spese dei cittadini, sembra per 530.000 euro – è stato stampato un volumetto diffuso a tutte le famiglie piemontesi a onore e gloria della Bresso che non dedica neppure una riga specifica al VCO: leggere per credere!

Vuoi saperne di più? Piemonte.pdf

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