Intervista all’on Aldo Di Biagio

On. Di Biagio questi sono stati giorni di grande ribalta per gli italiani nel Mondo. Qual è il suo commento?

Da ormai 2 settimane sono fissi i riflettori mediatici sul nostro comparto. La tendenza dei media è ormai quella di buttare sotto la lente di ingrandimento ogni più piccolo tassello della organizzazione e della gestione delle nostre comunità oltre confine e del rapporto che costantemente le lega alla Patria. Il rischio è quello di interpretare come trave ogni pagliuzza, parafrasando un noto passaggio biblico. Ormai le pagine dei giornali e le dichiarazioni di esponenti politici o referenti istituzionali sono gravide di proposte e di progetti tutti aventi come oggetto il futuro delle nostre comunità e la legge Tremaglia. Peccato che questi ambiziosi interlocutori non si siano mai prima d’ora interessati alle medesime vicende. Paradossalmente dovremmo avere la capacità di cogliere questo momento di fama – sebbene dai tratti spigolosi – per ricreare delle condizioni ottimali entro cui riflettere per politiche mirate a sostegno delle collettività italiane oltre che per ragionare su possibili e rinnovate dinamiche a monte dell’esercizio del diritto al voto dei nostri connazionali.

In questi giorni si stanno moltiplicando comunicazioni provocatorie da parte di sedicenti referenti degli italiani nel mondo che la accusano di non rispondere a mail o a richieste varie sollevate dagli elettori e di non operare pertanto nell’interesse degli italiani all’estero. Lei cosa risponde?

C’era da aspettarselo. Davanti alla crisi, sia essa di un Paese, di una società o di un sistema si addita il referente di questo, sia esso il capo di Stato l’amministratore delegato o – in questo caso – il responsabile di settore. E’ molto facile operare in questo modo. Si attiva quasi un percorso di semplificazione di categorie mentali, secondo cui la colpa è sempre di chi detiene il coordinamento o la responsabilità. Purtroppo qualcuno ha frainteso il mio profilo con quello di Ministro con delega agli italiani nel Mondo, – carica tra l’altro non più esistente – cercando di affibbiare al mio incarico – che ci tengo a precisare è di natura politica – responsabilità, oneri ed onori di un profilo governativo. Proprio in ragione di una siffatta “sottile” differenza di incarichi non sono tenuto a dare risposte ad ogni singola comunicazione-mail-provocazione che mi viene inoltrata, e come ben si può immaginare ne ricevo centinaia al giorno. In qualità di referente di partito sono – di contro – tenuto a dare risposte al mio elettorato, ai cittadini iscritti al partito che hanno creduto e credono nel mio progetto politico, a coloro che si interfacciano con me giornalmente nella individuazione degli obbiettivi da raggiungere e nelle scelte strategiche da perseguire. Devo dar conto a coloro che rappresentano le mie comunità, il mio settore e che si sono dimostrati sempre attivi e attenti, non certamente al primo hacker che nascondendosi dietro nomi di fantasia e creando mail fittizie esige risposte a fantomatiche domande.
Mi duole ammetterlo ma stiamo assistendo ad un vero e proprio annichilimento del garbo istituzionale nonché del rispetto verso chi opera in nome della Repubblica verso la cittadinanza. Si tende a banalizzare ogni cosa, iniziativa o progetto che sia, tendendo ad inquadrare tutto come casta, sebbene se ne ignori il concetto stesso. Alcuni di questi referenti hanno l’ambizione di fomentare una vera e propria pseudo-rivoluzione, a colpi di sgrammaticati slogan e di incomprensibili mail contro la partitocrazia, ma – ahimè – non è chiaro a cosa loro mirino né tantomeno di cosa discutono. Morale della favola: la confusione alimenta il puro sciacallaggio contro chi – malgrado le criticità del momento e le difficoltà politiche e finanziarie – continua a lavorare imperterrito a sostegno del proprio mondo, quell’emigrazione, fregandosene dei giochi di potere, lasciando andare al vento le dicerie delle prime donne o aspiranti tali che nei momenti di turbamento mediatico dovuto a questo o a quell’ altro avvenimento, cercano – sgambettando – di ricavarsi quella piccola nicchia di notorietà fumosa ed etera come i loro pensieri e le loro parole. Dubito che al momento la priorità sia cercare altro fumo o altra suadente etereicità. Abbiamo bisogno di fatti e di gente in grado di poterli strutturare. E’ davvero molto semplice e per certi versi di una banalità disarmante, continuare a parlare male, additare e giudicare. A cosa serve se non a beccarsi qualche piccola e meritata querela per diffamazione?
Non credo che sia il tempo per la smania di protagonismo, piuttosto il momento della riflessione e del ragionamento che abbia come fine ultimo di analisi, politiche valide a sostegno delle nostre comunità oltre confine e soprattutto un’emancipazione della loro immagine rispetto a quella decadente, approfittatrice e speculatrice che una certa stampa ha legittimato e che certamente lo sciacallaggio di questi giorni non sta spodestando.

Al momento quali sono le iniziative sul tavolo?

In queste ore è stata sottoposta una mozione molto articolata a mia prima firma e sottoscritta da oltre 40 colleghi del PdL indirizzata al Governo, a cui si chiede un impegno nell’individuare un percorso di riforma, ragionato e rispondente alla realtà in evoluzione, della legge Tremaglia.
Ho avuto modo di condividere questo progetto con il senatore Mantica che in queste settimane sta partecipando ad una indagine conoscitiva, deliberata dalle Commissioni riunite Affari Costituzionali ed Esteri del Senato in merito alle norme disciplinanti il voto dei cittadini italiani residenti all’estero. Esistono tutti i presupposti per approdare un progetto razionale e condiviso non solo dai referenti istituzionali ma dagli stessi cittadini fruitori del diritto.

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