In una progressione impressionante dopo le leggi ad personam

La legge “ad partito”: ultima chiamata contro il regime. Siamo ormai oltre il fascismo!

In una progressione impressionante dopo le leggi ad personam (dal “Lodo Alfano” al “legittimo impedimento”, dal decreto “intercettazioni” al “processo breve”) , dopo le leggi ad azienda(decreti a favore di Mediaset e a danno dei suoi concorrenti), dopo le leggi ad urbem (quelle degli amici naturalmente e cioè Roma, Catania, Palermo, Brescia), ora siamo al colpo finale: la legge ad partito.

Il decreto legge approvato ieri va ben oltre il regime. Il fascismo era arrivato al potere in modo legale. Qui si cambiano le regole elettorali quando le procedure sono già avviate. Dopo tale decreto non esiste più alcun limite alla legittimazione dell’illegalità. Se poi risultasse vero che il Presidente della Repubblica ha partecipato direttamente alla stesura del decreto è evidente che il contrappeso tra i poteri, che la Costituzione ha messo a fondamento della democrazia, non esiste più. Ed allora davvero questa è una last call (ultima chiamata) per il popolo italiano. Se la gente non comprende quanto ormai siano profonde le ferite che Berlusconi ed i suoi amici hanno inferto alla democrazia italiana ed accetta senza colpo ferire questa situazione, allora è solo questione di tempo (poco, pochissimo) ed il regime sarà compiuto e l’Italia sarà da classificare non più tra i Paesi democratici ma tra le dittature. Ora c’è solo una strada per chi crede nella democrazia: una grande, grandissima, protesta popolare, come non si è mai vista negli ultimi decenni. Solo se almeno 5 milioni di italiani scenderanno in piazza per manifestare il loro sdegno per la democrazia oltraggiata e per la difesa di una costituzione ferita a morte, forse c’è ancora un barlume di speranza per salvarla. E sì che, proprio a difesa della libertà degli elettori di poter votare per il loro partito, eravamo disponibili a sederci ad un tavolo per trovare una “soluzione politica” al problema(come emerge dal video), a condizione che la magistratura si esprimesse sui ricorsi presentati dal Pdl, e vi fosse una atto di consapevole riconoscimento dei propri errori da parte di Berlusconi. Questo decreto è invece l’emblema di una arroganza del potere senza limiti rispetto alla quale non possiamo restare in silenzio.

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