L’on. Franco Laratta e altri 20 deputati

L’on. Franco Laratta e altri 20 deputati: “Perché al processo d’appello contro le banche- intentato dall’imprenditore calabrese Nino De Masi, per usura- un Magistrato ha denunciato condizionamenti e si è ritirato? Che cosa c’è dietro, chi e perché ha fatto pressioni?“.

– Alla Camera il caso De Masi-sistema bancario nazionale.

L’interrogazione urgente è stata presentata dal deputato Franco Laratta, sottoscritta dal Responsabile Giustizia del Pd, on. Andrea Orlando, dagli onn. Francesco Nucara, Roberto Occhiuto, Enrico Farinone, Michele Bordo, Giuseppe Berretta, MAttesini Donella e altri.

Al sig. Presidente del Consiglio;

Al sig. Ministro della Giustizia

Per sapere

Premesso che

Secondo quanto formalmente denunciato dal sig. Antonino DE MASI, imprenditore calabrese di Rizziconi (Rc), lunedi 8 febbraio 2010 in un’aula della Corte d’Appello di Reggio Calabria, un magistrato ha affermato di aver subito tentativi di condizionamento per impedirgli di esercitare la propria attività di procuratore.

Lo stesso ha chiesto di potersi astenere dallo svolgere le sue funzioni nel corso del processo che si sta trattando in Corte di Appello a Reggio Calabria e che vede imputati, per usura, i presidenti di alcune delle maggiori Banche italiane: Geronzi per Capitalia, Abete per BNL, Marchiorello per Antonveneta.

L’ imprenditore Antonino DE MASI, prima dell’avvio del procedimento, ha scritto una lettera indirizzata al Capo dello Stato ed alle Istituzioni competenti, con la quale evidenziava forti preoccupazioni in merito al regolare svolgimento del processo di Appello contro gli Istituti di credito che stava per avere inizio presso la Corte di Appello di Reggio Calabria, invocando per lo stesso la massima attenzione delle Istituzioni.

Il sig. De Masi che si è costituito parte civile nel suddetto processo, ha fatto tutto quanto era nelle sue possibilità per arrivare ad una sentenza che potesse confermare le sue clamorose denunce. A costo di enormi sacrifici, e combattendo in solitudine, ha visto riconosciuta, nella sentenza di primo grado emessa dal Tribunale penale di Palmi, la conferma del reato di usura, senza però giungere alla determinazione dei colpevoli. L'individuazione dei quali è oggetto del procedimento di appello che si sta attualmente celebrando a Reggio Calabria.

Per arrivare a questo risultato, il sig. De Masi, ha sacrificato il suo lavoro di imprenditore per fare l’avvocato, il tecnico, il perito e l’analista; ed a causa della sua battaglia contro il sistema bancario, che gli aveva chiuso tutte le porte di accesso al credito, sta concretamente rischiando di veder morire le sue aziende calabresi, che occupano ca. 250 dipendenti.

Quanto avvenuto presso la Corte d’APPELLO del Tribunale di Reggio Calabria nei giorni scorsi, finisce per negare i principi fondamentali della nostra Costituzione, e rappresenta una vera e propria minaccia alla magistratura che già da tempo a Reggio Calabria è fatta oggetto di attentati e minacce clamorosi.

Il sig. De Masi, nella sua coraggiosa denuncia, non difende solo se stesso e le sue aziende, quando l’intero apparato economico e produttivo di una terra difficile come la Calabria, che per anni si è visto subire un atteggiamento sfrontato e minaccioso del sistema creditizio nazionale.

Cosa che ha provocato in molte imprese, una condizione di estrema difficoltà, perfino il fallimento e la chiusura di decine di aziende.

TUTTO CIO’ PREMESSO

SI INTENDE SAPERE

Se il governo è a conoscenza di quanto su esposto;
se sono state avviate indagini ministeriali efficaci;
cosa hanno prodotto le indagini ministeriali;
cosa si intende fare per garantire alla Magistratura di poter svolgere la propria insostituibile funzione in piena serenità e sicurezza;
cosa si intende fare per garantire al sig. De Masi, sicurezza, protezione e certezza di vedere celebrati i processi che lo stesso ha promosso.

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